‘A NADONNA  E MAJIU  ( La madonna di Maggio)

La più grande e la più attesa festa di ogni anno. Una preparazione eccezionale sia dal punto di vista religioso che da quello ricreativo consistente in giochi e manifestazioni varie. Tra bambini se ne parlava quotidianamente qualche mese prima della festa. Erano tempi economicamente disastrati.  Dopo la seconda guerra mondiale, l’Italia iniziava la sua ricostruzione molto lentamente. Le famiglie dovevano fare salti mortali per affrontare i tanti problemi economici: Portare avanti una famiglia era, davvero, un problema difficilissimo. Ed allora si aspettava
 qualche giorno di festa per avere in regalo qualche soldino e circolare tra le bancarelle per comprare  un cavalluccio di caciocavallo, un palloncino gonfiabile,  noccioline americane ed, in piazza, ci aspettava il concittadino Emilio Ciddio che, strisciando su di un blocco di jaccio,  con un ferro piatto munito di lame, otteneva una polverina che, innaffiata con liquori improvvisati, era, per noi, il gelato unico nell’anno.
Si ci sforzava di, almeno in questa solenne occasione, non mancasse quel pezzo di carne che, diviso in parti uguali e non sufficienti, veniva consumato dalle famiglie per festeggiare almeno due o tre volte all’anno: Natale, Pasqua e la festa della Madonna.
La processione era imponente. Seguiva la Statua quasi tutta la popolazione grimaldese cantando inni alla Madonna. Non mancava la presenza di famose bande musicali come: Acqua viva delle Fonti, Arma dei Carabinieri, - Città di Cosenza. - Concerto in piazza il sabato precedente la festa-
I GIOCHI DURANTE LA FESTA---’A NTINNA -( L’albero della cuccagna)
Si aspettava il gioco dell’antenna. Due o tre giorni prima un enorme trave veniva installata in Piazza G, Amantea ( piazza municipio). Successivamente veniva cosparsa di un liquido scivoloso da ostacolare coloro che tentavano di raggiungere la “ cuccagna” consistente in capicollo.. scarpe, pasta... qualche maglietta ecc. ecc,
In quei tempi vincere quei premi era, come oggi, vincere una lotteria!!!
Era un gioco che durava due o tre ore, divertentissimo, perché lo sforzo dei partecipanti a salire la trave era difficilissimo e ogni sforzo veniva vanificato dall’ostacolo della materia viscida. Ma una volta che la trave veniva pulita  da stracci usati, finalmente si raggiungeva la meta tra gli applausi dei numerosissimi presenti.
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‘A CORSA DI CIUCCI
Nella Via Pileri, oggi Viale A. Moro, si preparava: ‘A CORSA DI CIUCCI.
Allora nel nostro Paese, essendo un paese agricolo, quasi ogni famiglia che possedeva terreni, aveva un asino.
Sei o sette asini, preparati accuratamente, con improvvisati “fantini”  gareggiavano lungo il viale:. La corsa prendeva il via all’inizio del viale- oggi casa Vetere - e terminava alla fine del corso- oggi casa Albo.
I ragazzi del tempo correvano dietro facendo il tifo per l’asino ed il fantino di loro gradimento. Non mancava qualche caduta del fantino non grave perché i ciucci erano distanti l’uno dall’altro subito dopo l’inizio della corsa.
Una partecipazione massiccia della gente che si divertiva moltissimo.
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‘A CORSA CCU ‘I SACCHI
Altro gioco divertente era quello della corsa con i sacchi.
Sempre nella zona Pileri squadre formate da giovani iniziavano la dura corsa.
Infilando gli arti inferiori in un sacco, e tenendo l’estremità con le mani, iniziava la corsa lungo tutto l’attuale Viale A. Moro.
Il traguardo era fissato nei pressi della casa Albo.
Anche qui non mancavano le cadute con il divertimento dei presenti.
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‘E PIGNATE
Il gioco delle pignate si svolgeva in Piazza IV novembre perché lo spiazzale era più ambio e, quindi, la popolazione poteva stare lontana dall’installazione delle pignate ed evitare eventuali cadute di cocci non appena la pignata era colpita.
Giovani bendati e messi in condizioni di disorientamento ruotandoli su se stessi,
partendo da una linea distante quattro o cinque metri dal bersaglio, dovevano avviarsi e tentare di colpire ‘a pignata dentro la quale poteva esserci il premio migliore o un abbondante caduta di cenere o acqua.
Anche per questo gioco la partecipazione della popolazione era massiccia.
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Tempi in cui la società era più armonizzata, più affratellata, più rispettosa, più laboriosa, forse perché si trascorrevano giornate prive di quella ricchezza che, oggi, ci fa dimenticare il tempo trascorso nella miseria. Indispensabile l’unione, l’aiuto reciproco, la vera fratellanza cristiana perché si dava in rapporto a quello che si possedeva, un aiuto, un venire incontro a chi porgeva la mano sia pure per ottenere un pò di pane non importava se di farina bianca, di castagne o di lupini.
Qualche  castagna bruciata ( ntrite) - o pilata ( turdigluni)- o bollita (vaddrani)
Era tutto accettato perché necessario alla sopravvivenza quotidiana.
Ecco perché si aspettavano, con ansia, le feste principali perché, almeno per due o tre giorni, si dimenticava il passato e si sperava nel futuro.
Oggi, fortunatamente, nulla di tutto ciò.
Ma è un vero errore non ricordare per non dimenticare. Per dare maggiore valore al lavoro. Per far capire che solo con la collaborazione e la sincera amicizia si valorizza la società dando quella giusta collocazione nel consesso civile dove è necessario riflettere sul passato e creare nuovi modi di vivere civile e democratico, dove la giustizia sia, effettivamente, uguale per tutti-
Ci stiamo allontanando, sempre di più, dai valori cristiani e, pazzescamente, seguiamo. alcune volte senza riflettere, le fugaci soddisfazioni della vita moderna che non fa altro che regalarci passeggeri piaceri di vita facendoci rovinare nella creazione di velenose sostanze che illudono di dare la quiete ed il paradiso terrestre.
Che il passato ci faccia meditare per assumersi tutte le responsabilità che la vita impone.



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