L’ARTE MURARIA

L'arte di costruire strutture in muratura, per i Grimaldesi, è molto antica, ove si consideri che i diversi terremoti, soprattutto quello devastante del 1638, con la loro opera distruttrice, hanno imposto ai superstiti di aguzzare l'ingegno per realizzare nuove abitazioni per ripararsi.
Nelle zone rurali, stalle e fienili ad un solo piano avevano mura a secco, di solito, pietre tufacee che si trovavano in loco. Caratteristici erano anche i pagliai, dove pernottavano i pastori e durante la mattinata, nel periodo dei lavori in campagna, vi si consumava un pasto frugale (u murseddru) o servivano per ripararsi dalla pioggia (Quannu arrumma a ru citraru, curra curra a ru pagliaru). Per la copertura venivano utilizzate le canne e la paglia e gli interstizi ricoperti da terra rossa impastata (u sanzu), adatta ad essere plasmata. In seguito, la malta usata aveva come cementante la calce ricavata dalla pietra di Santa Lucerna, nelle due "carcare", dove, ancor oggi, dopo tanti anni, sono visibili i resti. "De Mpelichiati, ara Funtaneddra, du Timpune ara Banniceddra" il centro storico porta evidenti i segni di un'eccelsa arte muraria che denota la capacità dei muratori grimaldesi nel concatenare le pietre e nello spianare i piani di posa (si lavorava in due) in modo da combaciare il più perfettamente possibile e di sistemare la pietra giusta al posto giusto. Il solo fatto che case abbandonate, dopo anni ed anni, non sono ancora crollate sta a testimoniare delle doti di maestria di chi le ha costruite. Questa antica tradizione è stata tramandata nel tempo ed ancor oggi, Grimaldi, annovera validissimi operatori nel settore delle costruzioni.
Dalle colonne di Grimaldi 2000, vogliamo ricordare questi maestri che, scusandoci per eventuali dimenticanze, con l'ausilio di una cazzuola o di un cucchiaiolo, riuscivano a realizzare opere di eccelsa fattura.
La fantasia di mastru Luigi Funaro, il capomastro per eccellenza, sono sue opere, infatti, il pulpito nella Chiesa Madre e il quadro della Madonna in Piazza "Aloisius Funarus sculptor fecit", l'impegno del figlio Duilio, la linearità del fratello Pasquale, la grande visione d'insieme di mastru Aurelio Falcone (i camini da lui ideati e realizzati "tirano tutti"), la capacità di direzione dell'Impresa Amedeo Albo, la ponderatezza di Pasquale Vercillo, la pignoleria di Silvio Albo e di Ruggero Vetere, la progettualità di Emilio Cuzzetto (specializzato nella sistemazione delle scale), la sagacità dei fratelli Vetere, mastru Peppe e mastru Franciscu, specializzato nella costruzione dei forni, l'operosità di mastru Ntoni Sicoli e di mastru Ntoni luele. E. come non ricordare, mastru Franciscu Ntoni Mantello, mastru Ricu Catullo, mastru Rafele Mauru, mastru Marianu Mantello, mastru Lorenzo Veri, dall'accento toscano, mastru Cicciu Zafferano, mastru Cicciu Rossi, mastru Cicciu Cincinnato. Per tutti la più grande soddisfazione si aveva alla fine di un lavoro, quando potevano leggere, sul volto del datore, l'assenso per la bontà dell'opera eseguita, con impegno, senza badare all'orologio, cercando sempre di dare il meglio di se stessi.
Da "Grimaldi 2000" di Antonio Guerriero