Da "La Provincia"

UN PAESE TRA STORIE E LEGGENDA

Sull’origine della cittadina formulate molte ipotesi. La più suggestiva la identifica con l’antica Pandosia. L’unico punto fermo è che il paese è sorto sulla collina Perrupo-Chianette pare per ragioni di difesa

Considerato che ogni paese o città ha una sua specifica peculiarità, determinata dal momento storico o sotto la spinta di particolari esigenze, per Grimaldi, determinare tali fattori è molto difficile, né, tanto meno è possibile, in modo certo, fissare l'epoca dell'insediamento umano. il fatto che sia sorta sulla collina Perrupo-Chianette, al di là di ogni ragionevole dubbio, lascia supp6rre che la scelta sia stata dettata, innanzitutto, da un'esigenza di difesa e, in secondo luogo, dalla necessità di preservare la parte del territorio circostante, "Pileri, Ardani, Leuca", a zona agricola. Che il terreno agricolo non fosse congruo alle esigenze della comunità è ancora oggi evidente se si considerano i resti dei muri perimetrali, a pietre a secco, che delimitavano piccoli fazzoletti di terra, rubati alla roccia tufacea sui fianchi della collina. Lo stesso fatto che le mandrie, per accedere al pascolo, dovevano percorrere passaggi obbligati, "le tratture", sta a dimostrare come fosse di vitale importanza, per i grimaldesi, avere a disposizione un pezzo di terra da coltivare e da cui ricavare il necessario per vivere. E facile supporre che quella comunità non vivesse in un idilliaco clima agro-pastorale, ma insicura restava vigile e nella spasmodica attesa di rintuzzare un attacco di predoni o di popolazioni confinano; il tutto, comunque, è coperto dal velo del tempo che lascia intravedere solo tenui squarci di luce.
Come abbiamo detto, non è facile comprovare l’epoca della nascita di Grimaldi e stabilire se gli abitanti fossero autoctoni o discendenti dagli Etruschi, dai Greci o dal Cartaginesi o se le origini sono da individuare nell'antica Pandosia, cosi come si legge nel manoscritto, datato 1651, del regio notaio Giovanni Iacoe. Su Pandosia molto si è scritto e gli storici, pur ammettendone l'esistenza, non sono riusciti a delimitarne l'ubicazione. Il Padula, nell'Europa preistorica, nell'interpretare quanto asserito da Plinio circa il "sito dell'antica Pandosia, sorgente presso l'Acheronte", la localizza nel comune di Cerisano e identifica il fiume Acheronte con Campagnano, "il cui significato da quello di Acheronte non è punto diverso". Gustavo Valente, nel Dizionario dei luoghi della Calabria, a proposito di Pandosia, cosi si esprime: "Edificata dagli Enotri che ne fecero la regia dei loro re, fu una ,delle più antiche città della Regione, e avvolta da storici e poeti nel mito di favolosi racconti. Pare sorgesse nei pressi dell'attuale Mendicino nella zona detta Pantusa, dove sono frequenti le scoperte di sepolcri e di vari oggetti funerari". Ma, "se per sé si reggeva e zeccava sua moneta" e insieme con Bisignano, Acri e Montalto era unita politicamente e retta da leggi comuni con la città di Cosenza, conseguentemente, doveva estendersi su un vasto territorio che poteva comprendere anche quello di Grimaldi. Parimenti, non è da escludere l'ipotesi, come riportato dal notaio Iacoe, che Grimaldi sia sorta dalla distruzione di Pandosia per opera di Odoacre (476 d.C.), Per cui i "Pandosini furono costretti a disperdersi nel suo spaziosissimo territorio che sarebbe lungamente a confinarsi, estendendosi dai confini di Rende insino al territorio di Martirano". Tale ipotesi viene anche avvalorata dal sacerdote don Vincenzo Gennaro Amantea che nella "Descrizione della Bagliva di Grimaldo riformata et ampliata", per quanto concerne l'origine, cosi si esprime: "Solamente dico che dalla distruzione fatta dell'antica ~ famosa città di Pandosia e luoghi convicini, ebbe origine il nostro Casale di Grimaldo". È certo, comunque, che Pandosia venne edificata in età pre-romana dagli Enotri. Ecateo di Mileto, uno dei più antichi logografi verso il 500 a.C., enumerava nove città enotriche; altre sei vengono ricordate da Stefano Bizantino, ma risultano essere tutte località ignote. Secondo Strabone, gli Enotri, scomparvero presto a causa della colonizzazione greca sulle coste dell'Italia Meridionale e per la pressione delle genti sabelliche. Pandosia, nondimeno, continuò a esistere certamente fino al 331 a.C., in quell'anno, infatti, nelle sue terre venne sconfitto Alessandro di Epiro, detto il Molosso, zio di Alessandro Magno, chiamato in Italia dai Tarantini per combattere i Bruzi che pareva volessero affermare la loro egemonia sulle indebolite città greche della costa. Gustavo Valente, nell'opera citata, fa risalire nel Medioevo la totale decadenza di Pandosia. A sostegno del nostro assunto potrebbero concorrere le monete greche d'argento rinvenute nel 1933 in località "Petrara" di Grimaldi, nella proprietà Veltri, durante lavori di scavo. Esse documentano nel IV-III secolo a.C.: dell'esistenza di "una popolazione sedentaria ellenizzata, che aveva rapporti con le più fiorenti città greche della costa" (Taranto, Heradea, Metaponto, Thurium, Velia, Crotone, Terina; Giuseppe Procopio). Demetrio Di Benedetto in "Le Città Scomparse Della Calabria "'~À nel riprendere la descrizione fatta da Strabone, così si esprime: "Pandosia, era una città molto fortificata disposta su tre colli a controllare dall'alto la vallata del Crati e quindi tutto il transito delle carovane verso le sponde del Tirreno. Da Pandosia, infatti, era abbastanza agevole la comunicazione con il Tirreno, attraverso il fiume Savuto, passando per Grimaldi". A quale titolo i Pandosiani potevano attraversare il territorio di Grimaldi lambito dal fiume Savuto? È un interrogativo che rimane senza risposta.


IL CEMENTO AL POSTO DELLE "MPETRATE"

Grimaldi, in provincia di Cosenza, è situata in una conca con un contorno variamente conformato e con una vegetazione lussureggiante, dominata dal castagno, dalla quercia, dall'ontano, da pini e abeti. Ben nota è la sorgente diuretica "Acqua della Salute" in contrada "Minisacchio".
A Nord confina con i comuni di Lago e di Domanico, a Sud-Ovest con il territorio di Aiello Calabro, a Sud-Est con quello di Altilia, a Nord-Est con Malito e Altilia. A Nord, si individua, chiaramente, il massiccio del Monte Santa Lucerna che segna il confine con i comuni di Lago e di Domamco. A Sud-Est, il fiume Savuto separa nettamente le Provincie di Cosenza e di Catanzaro. Considerato il cambiamento delle stagioni, durante l'inverno, la neve, poche volte, imbianca il territorio e, d'estate, il clima è caldo-umido.
La viabilità interna, modificata nel corso degli anni, ora è dominata dal cemento e dal porfido. In passato i diversi rioni erano collegati dalle "mpetrate", selciati di pietra focaia, molto resistenti alle intemperie e all'usura del tempo. La viabilità del territorio è strettamente connessa ai seguenti elementi geografici: la Costa tirrenica, la vicinanza della città di Cosenza, la Valle del Savuto... I collegamenti con la costa tirrenica e ionica, attualmente, sono favoriti dall'autostrada del Sole, per cui la vecchia viabilità a direzione Nord-Ovest è stata in parte abbandonata. La costruzione della superstrada Grimaldi-Piano Lago ha dimezzato i tempi di percorrenza per raggiungere Cosenza e la popolazione trova un naturale sbocco nel capoluogo, per qualsiasi forma di attività.
In un passato molto remoto le uniche vie di transito e di trasporto restavano il Savuto, allora navigabile, e la Via Popilia che, certamente attraversava i Campi di Malito.
Come riporta N. Catanuto in "Notizie degli Scavi" un dato interessante si ha per l'area di Pianetti-Donnico (zona delle canne, secondo il Paduia) a sud-est di Grimaldi, ove furono rinvenuti materiali greci ed ellenistico-romani tra il IV e il III secolo a.C. e oggetti in piombo importati dall'Etruria meridionale. Quest'area, secondo Givigliano, in età greca, era interessata da un tracciato Rogliano-Savuto-Pianetti che poi si divideva in due percorsi, il primo avrebbe raggiunto la via Cosenza-Aiello e l'altro costeggiando il torrente Scolo (nome del tratto terminale del torrente detto Aglise alla sorgente, Scorza lungo il territorio di Grimaldi, Scolo alla confluenza con il Savuto) sino al Savuto lungo un tracciato ora corrispondente a mulattiera.
Le vie interpoderali, infatti, dalla larghezza di tre metri, dovevano consentire il passaggio dei muli e degli asini (nell'immediato dopoguerra, a Grimaldi, se ne contavano 750) a pieno carico. In quest'ultimo periodo l'allargamento e la conseguente sistemazione a strade obbedisce alla richiesta del settore edilizio di creare valide infrastrutture, necessarie per la costruzione di nuovi alloggi a carattere prevalentemente popolare. Si è avuto, comunque, uno sviluppo caotico e disordinato che contrasta con l'aspetto del paesaggio e con i criteri urbanistici.
La disposizione logistica delle costruzioni della Grimaldi storica, obbediva a due motivazioni Importanti. Da nord a sud, da est a ovest, le case sono ubicate sui tufo, per l'esigenza avvertita di avere a disposizione, occupando terreno roccioso, la maggior estensione possibile di terreno coltivabile e le pietre sul posto.
La posizione delle case di campagna spesso addossate a dorsali infelici, elevate su zone umide, è la riprova dell'importanza che si annetteva al piccolo pezzo" di terreno agrario.
È l'ancestrale motivazione dell'attaccamento alla terra che trova una sua giustificazione nelle lotte contadine e nella difesa dei confini, anche a costo della vita. Il nostro proverbio: Casa quantu stai e terra quantu vidi", è la chiara testimonianza che, un tempo, a Grimaldi, la terrà costituiva l'unica fonte di benessere e di ricchezza.
Oggi incolta, per via dell'emigrazione, sta il a testimoniare un periodo storico di grandi sacrifici che dobbiamo ricordare con il massimo rispetto.


AS Calcio Grimaldi i progetti di Silvagni

Dopo la meritata promozione dell'A.S. Calcio Grimaldi nel girone di seconda categoria del campionato dilettantistico, abbiamo incontrato il presidente del sodalizio Armando Silvagni. Il dirigente, nel commentare positivamente la brillante affermazione della sua squadra, non nasconde un certo ottimismo in vista dell'Imminente stagione calcistica 2001-2002.
"La squadra di calcio di Grimaldi - ha sottolineato Silvagni - grazie all'entusiasmo, alla determinazione di vincere dei giocatori, l'impegno e la perizia dell'allenatore, il sostegno dei tifosi è approdata in seconda categoria. Una vittoria davvero meritata che ha giustamente premiato l'impegnò di tutto un anno di lavoro. ll campionato che' ci attende non è certamente semplice sotto ogni profilo. I giocatori profonderanno tutto il loro impegno per ripren4ere. la tradizione calcistica grimaldese e n'portarla ai suoi tempi d'oro, per far conoscere il loro paese per le tante positività e potenzialità che possiede, portandone alto il nome anche nel settore dello sport. Non mancherà nemmeno lo sforzo dei dirigenti e del nuovo allenatore, Emilio Anselmo, che continuerà a preparare non solo tecnicamente la squadra, ma anche a fornire gli stimoli giusti; i tifosi con la loro partecipazione manterranno la giusta carica emotiva che concorre a fare vincente una squadra". "Siamo sicuri - ha concluso Silvagni - che l'Amministrazione comunale continuerà a dare il suo sostegno finanziario, cosi come continueranno a farlo quanti finora ci hanno sostenuto. Ringraziamo sin d'ora tutti coloro che ci staranno vicini in questo campionato ormai prossimo che ci auguriamo ci vedrà ancora vincenti. Ai ragazzi che con il loro impegno consentono il raggiungimento di traguardi apprezzabili un augurio di altri "traguardi" e risultati soddisfacenti, un augurio di vincere soprattutto nella vita".


Usi e piatti tipici

La cucina grimaldese, nell'ambito di un'antica tradizione gastronomica, dà la possibilità di gustare piatti squisiti per la genuinità delle vivande, preparate senza ingredienti particolari, ma che intorno espandono il profumo della terra: patate, legumi, verdure, pomodori, pasta fatta in casa, condita in passato con lo strutto, oggi con l'olio e, non di rado, insieme con il peperoncino, famoso per le sue "qualità diuretiche e circolatorie". In cucina è la donna che bada a tutto, gelosa di questa sua mansione, quasi sempre chiede il parere sulla bontà dei piatti, ed è motivo di soddisfazione, si legge sui viso, quando la risposta è positiva: "Comu sa? Sabona". Oggi, comunque, quell'atmosfera di intimità che soprattutto di sera si creava intorno al desco della famiglia contadina, salvo rare eccezioni, è scomparsa. Era la persona più anziana che scandiva il tempo d'inizio e della fine della consumazione del pasto segnandosi con il segno della croce ed elevando preghiere di ringraziamento, al contrario, chi inizia prima, chi legge il giornale, chi ascolta la televisione, chi non ha fame!! Alle vivande sono legati momenti importanti della vita, sia di dolore, sia di gioia. I vicini, i parenti, quando una famiglia era colpita da un lutto, per una settimana portavano "u recunsulu" come espressione di partecipazione. l'uccisione del maiale veniva salutata con grande allegria e "are frittulle" si consumavano "corie, frisuli, si spolpavano "l’ossi" e si beveva un buon bicchiere divino Savuto, tipico delle zone basse del territorio di Grimaldi. In occasione di celebrazione di festività religiose, di avvenimenti civili, ancora oggi si prepara "u cottu", pietanza squisita a base di carne di capra, di pecora e, negli ultimi tempi, di vitello. Ottavio Cavalcanti in "Panza china fa cantari" come piatto tipico di Grimaldi indica "Purpette e ficatu" i cui ingredienti sono: fegato, carne e rete di maiale, mollica di pane, prezzemolo, pecorino grattugiato, pepe nero, olio d'oliva, sale. "La fraterna solidarietà della gente calabra, la sua fedeltà ai principi più semplici della vita, ci fanno gustare maggiormente questa cucina che non ha certo pretese di lusso, ma è tanto più suggestiva nella sua modestia e semplicità".


IL CLOU CON LA FESTA DI S. ANTONIO

Chi si appresta nel complesso processo di conoscenza di un paese e della collettività, che in quell'Insediamento urbano ha deciso di vivere, e vuole farlo in maniera approfondita non fermandosi alla superficie, cerca di conoscerne la storia, le tradizioni ed il modo di vivere.
In questa ricerca certamente non può mancare l'approccio alla dimensione "religiosa", proprio perché la fede in ciò che ci trascende è un'esigenza connaturata con l'uomo e che distingue la quasi totalità degli Individui.
Intorno a quest'esigenza umana si sviluppano una serie di riti di pietà popolare, di tradizione che spesso commistano il sacro con il profano, che comunque fra la spiritualità e il folklore, rappresentano un momento in cui si manifesta questo sentimento di religiosità
Le feste religiose, patronali e non, sono uno di questi momenti.
Voglio parlare delle feste religiose che si svolgono a Grimaldi, non per fare uno studio delle tradizioni, né tanto meno uno studio umanistico o antropologico.
Negli ultimi anni, seguendo gli orientamenti pastorali dell'arcivescovo Agostino, la parrocchia ha limitato i festeggiamenti civili ed ha "depurato" la festa di quegli aspetti che apparivano quasi "pagani" concentrando l’attenzione alla parte spirituale.
Nonostante i Santi Patroni siano S.S. Pietro e Paolo la tradizione non è a loro che ha destinato la festa "più grande".
Infatti, i festeggiamenti più solenni sia sotto il profilo religioso sia sotto l'aspett6 civile si svolgono in occasione della "Madonna di Maggio", festa votiva della comunità grimaldese all'Immacolata Concezione, ed in occasione di Sant’Antonio.
In particolare, la Festa di Sant’Antonio è legata alla tradizione del "Pane" ed alla figura del santo come protettore degli animali.
Molte sono le famiglie che offrono il pane che viene distribuito gratuitamente a tutti i devoti sia durante la "tredicina", sia il giorno della festa a conclusione delle messe.
Insieme al pane, legata a una tradizione contadina del paese, ancora presente, sia pure in misura mimale, vengono offerti prodotti di derivazione animale (ricotte, pancette, etc), che vengono successivamente distribuite alle famiglie bisognose. La mattina della festa i pastori portano gli animali sul sagrato della chiesa per la benedizione. Tutta la festa si svolge nel bellissimo convento, con chiostro annesso, risalente al quattordicesimo secolo (a dire il vero degradato, nonostante gli sforzi dell’amministrazione comunale e della Parrocchia) ricco di arte, in cui fra l'altro è custodita una statua dell"'Ecce Homo" attribuita a Fra Umile di Pietralia o comunque alla sua scuola.
Altra festa caratteristica legata a un'antica tradizione popolare è la "Festa della Foce" che si svolge in occasione della Madonna dell'Assunta il 15 di Agosto
La devozione alla Madonna è legata alla protezione della Vergine al popolo grimaldese. Si racconta che alla fine del 700 una violenta epidemia di peste colpi le popolazioni dei paesi vicini, m quella occasione il popolo grimaldese pregò ardentemente la Madonna e si impegnò, se quest'ultima avesse fermato l'epidemia, con formale att6 notarile, a ricordare ogni anno ravvenimento con una festa. Una stella apparve nella località Foce e fu interpretata come un segno che la Vergine Maria avesse accolto le preghiere, infatti, la peste si fermò ed il paese fu salvo. Un'edicola fu posta a ricordo in quella località con la scritta "Una stella ne mostrasti. Ed a tutta nostra gente fu salute."
La statua della Madonna viene, qualche giorno prima della ricorrenza, viene portata processionalmente con fiaccolata dalla chiesetta della Foce fino al paese dove si celebra la messa e si benedicono le macchine. Il giorno della festa la statua viene riportata nella sua sede abituale. Un tempo si svolgevano giochi popolari ed era l'occasione per trascorrere una giornata in fraternità.


LE "PERIPEZIE" DEL MONASTERO

Una delle zone del centro abitato di Grimaldi è via Monastero. La denominazione è chiara e cioè: in alto, nella collina, esiste un antico convento (Monastero). La storia della costruzione ci porta al suo costruttore l’eremita Fra' Desiderio Saccomanno che, abbandonato il mondo, si ritirò sotto il monte Santa Lucerna zona denominata Remitorio.
A occupare il convento si alternarono diversi ordini religiosi quali: i Carmelitani, i Francescani ed altre organizzazioni religiose. Una volta ritiratisi i monaci, il convento, per un periodo di tempo, fu abbandonato. Nel primo Novecento il comune di Grimaldi se ne impossessò. Durante il periodo fascista fu incamerato dal Ministero delle Finanze e, quindi, adoperato nell'interesse del governo; infatti, la parte del seminterrato fu adibita a carcere zonale e nelle celle vi trovarono ospitalità alcune bisognose famiglie grimaldesi. Una volta allontanatesi le famiglie povere, il convento fu di nuovo abbandonato e, come era prevedibile, iniziò a crollare. Due grimaldesi, che si dedicavano al sollievo degli ammalati e dei poveri del paese, chiesero ed ottennero (anno 1952: Sindaco Michele Iachetta) la parte posteriore del convento dove si trasferirono con pochi vecchietti, mentre la parte frontale fu adibita a Scuola Media e Ginnasio dove vi dimorarono 'fino alla costruzione dell'edificio Costruito in Via XXIV Maggio. Una volta eliminate le aule della Scuola Media, due grimaldesi, Loris Giardino e Antonietta Como, si impossessarono di tutto il convento e, con l'aiuto dei cittadini residenti in Grimaldi ed all'estero, lo stabile fu rimesso a nuovo. Un contributo straordinario fu elargito dal Cavaliere Raffaele Veltri al quale i grimaldesi devono molto. Così, in Grimaldi, si organizzò la Casa di Riposo S. Antonio che ebbe anche l'assistenza spirituale dei parroci Don Giovanni Petrone e Padre Luciano dei frati Francescani. Ciò fino alla morte delle due consorelle, successivamente, piano piano, il comune di Grimaldi ebbe la proprietà e cercò una valida soluzione perché l'istituzione non tramontasse definitivamente. Prese contatti con il parroco Don Giulio, dirigente della casa Giovanni XXIII di Serra Alello, 'ma non si concluse il trasferimento per ovvi motivi alcuni di carattere organzzativo (trattative condotte dall'allora Sindaco Silvano Pettinato).
Oggi il convento è occupato da una ditta che continua l'assistenza ad una trentina di anziani grimaldesi.' Nella chiesa, dedicata allo Spirito Santo, viene venerato l’Ecce Homo ligneo, restaurato a spese delle Belle Arti di Cosenza la cui festività ricorre il 4 Maggio e si festeggiano, inoltre, la Madonna del Carmine e S. Antonio di Padova.