COMMEMORAZIONE DI PADRE LUCIANO DE LUCA
DISCORSO TENUTO DA VINCENZO ROSE IL 29.05.20
Desidererei che oggi non si parlasse soltanto di commemorazione di Padre Luciano. Noi oggi celebriamo un rito che è il rito di una comunità religiosa; è il rito di una cittadinanza che tributano a Padre Luciano i più alti onori dovuti ad un apostolo che in questa cittadina ha profuso il meglio di sé e religiosamente, e moralmente, e umanamente. Vorrei che tutti noi lo ricordassimo non solo con lo stesso affetto, ma anche con lo stesso rimpianto di aver perduto un missionario che polarizzava intomo alla sua persona gli affetti, le simpatie, le amicizie, il rispetto di quanti lo hanno conosciuto e gli hanno voluto bene. "Sol chi non lascia eredità d'affetti / poca
gioia ha dell'urna".
Così cantava Ugo Foscolo nel suo carme "
I Sepolcri" e cosi ancora continua: "Ai
generosi giusta di gloria dispensiera è morte". E per padre Luciano la gloria della generosità e del sacrificio sopravvive alla morte perché resta di Lui il ricordo inobliabile della sua missione in terra in perfetta armonia col dettato francescano di cui, possiamo affermare senza tema di smentite, è stato un degno interprete. Una regola di vita che parla di amore e di perdono senza ombra di risentimento alcuno. Amava Grimaldi e i grimaldesi con un'effusione di affetto che non ha mai conosciuto limiti. Ricordo, non senza commozione, due grosse lacrime che gli rigarono il volto al momento del nostro commiato quando c'incontrammo a Tropea. Episodio ricco di grande affetto e spiritualità che conservo sempre nel mio cuore. La poesia che gli ho voluto dedicare è un debito di riconoscenza che mi lusinga, perché quando si ricorda apostolo, a
qualunque credo appartenga, non possiamo
che inchinarci al cospetto della sua memoria. Contava di finire i suoi giorni in questo lembo di terra a Lui tanto cara e nel cui cimitero ha voluto far costruire una cappella ove riposano alcuni suoi collaboratori. Le sue speranze, però, sono state vanificate da alcune valutazioni errate del suo limpido operato che, se non gli hanno turbato l'equilibrio e la serenità dell'animo, gli hanno arrecato danni fisici di notevole importanza. Il cammino dei buoni trova sempre sentieri spinosi. Un giorno, un po' lontano nel tempo, aggirandomi per le vie di Assisi, il mio sguardo si posò su una frase apposta sulla facciata di una casa: "L'ingratitudine umana è più grande della misericordia di Dio". Chiedo venia alle autorità religiose qui presenti se ho spinto la mia audacia a citare frase siffatta. Ho inteso farlo per illuminare ancor più (anche se bisogno non c'è) la figura del frate francescano che amava dominare le umane bassezze con la dolcezza del suo sorriso e con la bontà del suo cuore. Vorrei avere la penna di Nicola Misasi per evidenziare le doti umane di questo umile fraticello, così come il cantore della Sila ha descritto quelle di San Francesco di Paola nel suo libro capolavoro intitolato proprio "Francesco di Paola". Padre Luciano disponibile in ogni momento ed in ogni ora; vicino a chi aveva bisogno di aiuto e di conforto; amico sincero di quanti ricorrevano a Lui per lenire le proprie amarezze; propenso sempre a donare un sorriso a quanti si sentivano oppressi dalle amarezze della
vita. Ora non ci resta che il suo ricordo difficilmente obliabile. Cerchiamo di conservarlo gelosamente fino a quando anche per noi suoneranno i mesti rintocchi " che segnano la fine di ogni umana
avventura. Forse ci consolerà il pensare di
rivederci in più beato soggiorno ove lontano sarà il ricordarsi delle terrene angustie. Forse nella dimora di un'altra patria penseremo alle tristi e alle liete vicende di questa vita terrena e ci sentiremo gratificati se il nostro passato sarà stato costellato dall'amore e dal perdono come quello di padre Luciano. Se invece avranno prevalso l'immodestia e l'egoismo, saremo rosi dal rimorso di essere stati ingenerosi verso gli altrui sacrifici e averne svalutato l'eroismo che questi sacrifici hanno generato. Secondo il Guizot ammirevole ed autorevole storico francese, vi sono due patrie: una nello spazio e l'altra nel tempo.
In quest'ultima ritroviamo idealmente gli amici d'un tempo per abbracciarli e ringraziarli per quanto
hanno fatto e per quanto ci hanno insegnato.
C'è una massima pedagogica che vuole i giovani sordi ad ogni consiglio ma attenti ad ogni esempio. E la vita di padre Luciano De Luca è stata tutta un esempio di virtù.
Di virtù religiose, umane e civili. Le sapeva armonizzare e fondere in una sola virtù che è quella dell'altruismo e della carità. Non un'ambizione. Non un desiderio permeato di egoismo. Amava i giovani e ne era riamato ed ammirato con un fascino di apprezzamento indicibile, n suo acume aveva l'intuito dei veggenti perché nella intelligenza giovanile vedeva un futuro proteso a voler la pace ed a bandir la guerra.
Consentitemi, amici carissimi, prima che io chiuda questo mio modesto ma sentito intervento, di abbracciare idealmente padre Luciano De Luca e di promettergli, in nome di tutti voi, che gli saremo grati della sua lezione di vita che ci ha quotidianamente impartito e che avrà un posto di rilevante
affetto nel nostro cuore