GIACOMO ALBO
Tra i suoi figli migliori, a torto considerati, Grimaldi annovera Giacomo Albo.
Ebbe i natali il 29-03-1871 da Anna Mauro e Francesco Albo.
Studente, fu costretto ad interrompere gli studi per la prematura morte del padre, emigrato in Brasile. Giovane responsabile non disdegnò il lavoro manuale e, in poco tempo, imparò il mestiere di muratore. Una mattina, per il freddo intenso e per il dolore provocato dalla calce sulle mani screpolate, buttò all'aria la cazzuola, rivolgendo all'imprese Falcone, siamo nel 1887, queste parole: Non mi vedrete mai più con questo arnese. E così fu. Riprese gli studi e nel 1890 si iscrisse all'università di Palermo, dove nel 1894 conseguì la laurea in Scienze Naturali e, due anni dopo, quella in Chimica. Nel 1896 iniziò quella carriera universitaria che non solo gli diede rinomanza come scienziato, ma ne segnalò, per i risvolti di ordine politico, l'uomo nella grandezza della sua dignità che, pur di restare fedele all'ideale socialista che in lui si era andato maturando nell'ambiente universitario, non cede né alle lusinghe, né alle minacce.
Dal 1899 fino al 1962 la sua attività di studioso fa registrare 28 pubblicazioni, in cui e difficile separare laspetto scientifico dalla proposta politica: la sua idea centrale era di lavorare per incrementare la produzione attraverso una politica di riforme graduali che vedessero interessanti politici, agronomi, tecnici e botanici, per lavorare insieme per lo sviluppo del settore agricolo che, pur nellambito dell'industrializzazione, avrebbe dovuto costituire l'aspetto più Importante dell'economia nazionale.
Il 1924 segnò, nel bene e nel male, una data molto importante nella vita di Giacomo Albo. Candidato nelle liste del PSU, come rappresentante della Provincia di Siracusa, ricevette una lettera dell'ex compagno Benito Mussolini, in cui veniva invitato non solo a ritirare candidatura, ma a cambiare idea e partito, così come aveva fatto fui, perché restare socialisti significava restare vecchi in un'Italia giovane sulla via del cambiamento. Per lo sdegnato rifiuto venne destituito dallincarico di docente universitario e di Scuole Medie Superiori.
Sul Corriere di Modica, sull' Avanti, sulla Sicilia Socialista, il fatto non fu sottaciuto e la figura dl Giacomo Albo, riformista, fu vicino a Bissolati, amico personale di Turati, Treves, Modiglioni, Labriola e Matteotti, ne uscì ingigantita come quella di un uomo che pur di non deflettere dalle proprie convinzioni, dovette lasciare la sua scuola e la sua Università confortato dalla famiglia e dalla stima unanime dei suoi concittadini per l'iniqua persecuzione politica del governo contro un uomo del valore e meriti del compianto prof. Albo.
Le elezioni si svolsero sotto la minaccia delle orde fasciate in un clima d'intimidazione e di violenza e le schiere recanti preferenze al PSU vennero distrutte. Non di meno, Giacomo Albo, pur soggetto a continui segni di persecuzione e minaccia da parte dei fascisti, non attenuò mai la sua efficace e buona propaganda per la libertà e per il socialismo (La Sicilia socialista, 1924), anche se per sostentarsi, nel 1925, a Modica, impiantò una fabbrica di sapone.
Ma il suo pensiero era sempre rivolto alla scuola, al giovani e, nel 1926, contro tutto e contro tutti, le sue alti doti umane e culturali trionfarono. Risultò vincitore del concorso a Preside presso il Liceo Classico di Rossano dove prestò la sua opera sino all'anno scolastico 1938-39, periodo in cui venne collocato a riposo per raggiunti limiti d'età. La morte lo colse a Modica li 16 agosto1969. Le sue spoglie mortali riposano nel cimitero di Grimaldi. Grande fu il cordoglio fra la cittadinanza e i maggiori esponenti del mondo politico e culturale.
Il telegramma dellOn. Giuseppe Saragat sintetizza in modo mirabile il senso da dare alla vita e allopera di Giacomo Albo: Nel commosso ricordo della sua figura di democratico e di studioso, limpido esempio di dirittura morale e umana, desidero far giungere ai familiari tutti lespressione delle più sentite condoglianze