Una stretta spaccatura nella roccia come ingresso, un lungo e stretto corridoio che discendeva all'interno del monte Trabocchetto identificavano la località della "Rocca della Fene". Il rinvenimento di ossa umane e di una lama di selce all'interno della grotta, fanno ritenere l'anfratto un deposito sepolcrale. La lama, lunga 20 cm e accuratamente lavorata, potrebbe risalire al tempo della ceramica della Lagozza e quindi in un periodo compreso tra il 2200 ed il 1700 a.C..
Nel 1880 la grotta della Rocca delle Fene fu esplorata scientificamente dal Pietrese Prof. Canonico Nicolò Morelli che scoprì, oltre ai numerosi reperti preistorici, una necropoli risalente l'età del ferro.
Attualmente della grotta non esite più traccia, poichè sparì a seguito dell'apertura per l'estrazoione di marmo e cemento, avvenuta dal 1920 al 1960.
Dai racconti dei vecchi Pietresi tramandati oralmente e dal ritrovamento di antiche carte, si narra che nelle notti di plenilunio avevano luogo orgiastici festini del Sabba (nella tradizione germanica Medioevale si intendeva come convegno di streghe, mentre nel dialetto autoctono indica il sabato).proprio nella località chiamata Rocca delle Fene; alla presenza del malefico diavolo, le streghe nostrane, allestivano riti infernali e intonavano canti lugubri e inumani.
Non lontano dal macabro convegno delle streghe si riuniva la Confraternita della Morte che invocava la celeste protezione affinchè non fossero profanate le spoglie dei defunti custodite nel Cimitero di S.Caterina che si trovava ai piedi del monte Trabocchetto.
Il mefistofelico raduno era preannunciato da nauseabondi olezzi e sinistri bagliori.
La leggenda narra che le streghe scendevano dalla Val Maremola dopo essersi cosparse i capelli di cenere umana e unto tutto il corpo con intrugli di grasso macilento di lupo, feti di capra e di corvi.
Belzebù sul dirupo più alto, con occhi infuocati e un aspetto non meno orripilante delle sue streghe, dirigeva l'allucinate concerto. Canti e litanie irripetibili amalgamavano il tetro spettacolo; le preghiere echeggiavano a valle dagli immani dirupi, mentre Satana spargeva sangue di capre, di corvi e di lupi dall'alto del suo regale trono.
Durante il cosiddetto Ballau da Basua il diavolo interrompeva l'estenuante sarabanda per dr luogo al ferale banchetto il cui prelibato consisteva in carogne di uccelli rapaci, topi, e lupi; il tutto, naturalmente, era innaffiato con sangue......umano.
Sebbene sazie ed ubriache, le streghe riaccendevano le danze e nud si lasciavano andare ad ogni perversità carnale ed animalesca.
Dalla non lontana Chiesa di S.Caterinae dall'annesso Cimitero, la Confranternita della Morte innalzava preghiere che si confondevano nel buio della notte alla luce delle sole torce. Al sorgere del giorno, al canto del fatidico gallo, l'orgia disumana aveva temporaneamente fine, mentre nella vicina Chiesa, il suono delle campane chiamava a raccolta i fedeli per pregare per i defunti pietresi.