Nel
1991, un disegno di Leonardo da Vinci, ritrovato in Germania, suscitò un
immenso clamore in tutto il mondo. La notizia venne diffusa, per la prima
volta, sulle pagine del "Mail on Sunday" di New York, e poi ne fu dato
In Italia uno strepitoso annuncio dal "Corriere della Sera". Si
trattava di un disegno scabroso, sottratto nel secolo scorso dalle raccolte
reali del Castello di Windsor, forse con tacito consenso della regina Vittoria
che voleva disfarsi per "pruderie" di alcuni disegni imbarazzanti.
Esso rappresentava la figura dell'androgino, attualmente proprietà di una
nobile famiglia tedesca che per oltre cent'anni non lo ha mai reso pubblico.
Solo adesso ha deciso di farne una promozione strettamente culturale nel mondo,
sotto la tutela della Fondazione Rossana e Carlo Pedretti di Los Angeles. Nel
1994, esposto a Stoccolma alla presenza del Re di Svezia, fu successivamente a
Malmo, Goteborg, Rotterdam, Berlino, Pretoria e Zurigo. Per la prima volta in
Italia, sarà in mostra a Stia, in Casentino, dal 1 luglio al 28 ottobre presso
le sale del Palagio Fiorentino.
Il disegno dell' "Androgino", eseguito su
foglio blu a carboncino o pastello composto di materie organiche, si sovrappone
ad una immagine ancor più elaborata e, secondo l'esame chimico-spettrografico,
incisa a punta di piombo, come i cavalli che Leonardo aveva eseguito per il
monumento al Trivulzio. Gli esami di laboratorio condotti nel Castello di
Windsor hanno rivelato, nel verso del foglio, anche la presenza di tre parole,
scritte per mano dell'artista e relative alla rappresentazione dell'invisibile,
secondo quanto suggerito da Plinio il Vecchio per la pittura di Apelle.
Il soggetto era noto, ma non con espliciti connotati
erotici, per cui nel processo della trasformazione figurativa di Leonardo, esso
si pone tra 1'Angelo dell'Annunciazione di Windsor e il San Giovanni Battista
del Louvre .
Un archetipo in cui convivono, secondo il
sincretismo pagano-cristiano del Rinascimento, elementi dionisiaci e sacri, una
mescolanza di elementi contraddittori che creano un effetto certamente
provocatorio e di ricercato turbamento.
E nella figurazione
dell'invisibile, Leonardo rappresentò con questi caratteri l'ermafrodito o
l'"Angelo incarnato", allorché emerge, come un languido adolescente,
dall'oscurità con tratti perversi e demoniaci in un'ambiguità strutturale
anatomica e morale, per il seno dal taglio tipicamente femminile, il sorriso
beffardo e compiaciuto nella sua ostentata virilità, complice di un ideale di
bellezza inequivocabilmente sensuale ed erotica.
La testa è reclinata a
sinistra, il braccio destro, piegato ad angolo retto, è teso verticalmente con
l'indice alzato verso il cielo, mentre la sinistra trattiene con le dita la
veste, da cui traspare il membro maschile in forte erezione.
Lo sguardo, la
capigliatura, l'espressione ha spinto ad un diretto confronto con la
caratteristica posizione del Battista, su cui puntava con le sue osservazioni
lo stesso Freud, quando asseriva, non lontano dall'essere blasfemo, che
"il suo ammaliante e ben conosciuto sorriso fa presagire che si tratti di
un segreto d'amore".
L'artista
lo avrebbe maturato dopo il 1503 e ne avrebbe tratto ispirazione durante la sua
permanenza in Casentino, nel 1502, come ingegnere militare di Vitellozzo
Vitelli, luogotenente del Valentino. In quel frangente, il conte di Urbech
(oggi Papiano), Mazzone d'Anghiari, svolgeva un'intensa attività di paciere tra
la Repubblica fiorentina e le truppe filomedicee. Nel suo castello,
l'immaginario collettivo aveva creato la leggenda del "Ballo
Angelico", una danza tra uomini e donne completamente nudi, a cui si
aggiungeva nel corso della notte una creatura soprannaturale di straordinaria
bellezza che, all'improvviso, rapiva la fanciulla più avvenente.
Una
leggenda che ben sintetizza l'eterna ambiguità che riveste certi esseri
fantastici con tratti angelici e demoniaci e che rinvia, per tipizzazione
analogica, al tema arcaico dell'ambiguità come segno fondamentale che
caratterizzò il comportamento di certi angeli quando, nella battaglia celeste
fra Michele e Lucifero, rifiutarono di schierarsi, l'atteggiamento di
"altri angeli (figli di Dio} che, rapiti dalla bellezza delle figlie degli
uomini, discesero sulla terra e presero in moglie, tra tutte, quelle che più
loro piacquero" (Genesi, 6, 1-2}. Ambiguità e doppiezza di materia e
spirito negli angeli come nell'androgino che, per il principio alchemico e
metafisico della bisessualità universale, sostenuta anche da Platone e
dall'ermetismo, risulta immagine esemplare dell'uomo perfetto in quanto essere
completo, maschile e femminile, partecipe della totalità divina, ricca della
fecondità dei due sessi.
Prof. Carlo Starnazzi
(Il materiale qui pubblicato proviene dalle pagine web realizzate dal Comune di Stia (AR) in occasione della mostra nel Palagio Fiorentino dell’ “Angelo Incarnato”, tra il 1° Luglio ed il 28 Ottobre 2001)