Con questo scritto vorrei ancora intervenire brevemente
sul rapporto tra fede e scienza, proponendo qualche piccolo e secondo
me significativo spunto di riflessione.
E' molto diffusa l'opinione secondo cui fede e scienza abbiano poco
da spartire, e che, anzi, siano acerrime nemiche l'una dell'altra.
Certamente, vicende come quella di Galileo o di Darwin, tanto per
dirne qualcuna, sembrano accreditare questa tesi. E in effetti
il rapporto tra queste due dimensioni dello spirito umano è sempre
stato alquanto difficile, e non si può certo negare che nella loro
storia ci siano stati numerosi momenti di scontro, nei quali l'uomo
di fede ha visto nella scienziato il nemico da combattere e viceversa.
Tuttavia, vorrei mostrare come tale conflitto sia per lo più
apparente, e che anzi un dialogo e un confronto tra loro è non solo sia
possibile, ma anche auspicabile, potendo avere conseguenze positive
su entrambe.
In quello che dirò d'ora in avanti, mi riferirò alla fede della
Chiesa Cattolica, che è quella di cui conosco qualcosa ma,
soprattutto, è quella che vivo.
Mi sembra che un giorno il biologo Louis Pasteur, abbia detto:
" Poca scienza allontana da Dio, ma molta riconduce a Lui".
Condivido in pieno questa espressione che interpreto dicendo che
fede e scienza non sono affatto contrarie l'una all'altra,
e che, di più, le apparenti contraddizioni sono dovute
alla poca scienza o alla poca fede; nel senso che si tratta di un
problema spesso mal posto,
perdendo di vista ciò che scienza e fede sono in realtà,
immersi come siamo in un mondo che conosce ben poco la scienza
quanto la fede.
FRUTTI DELLO STESSO ALBERO
Immaginiamo per un attimo un nostro antico antenato che alla fine
di una dura giornata, dopo aver soddisfatto le sue necessità primarie,
si sia sdraiato sull' erba a guardare le stelle.
Forse davanti a quello spettacolo si sarà domandato: ma che saranno
mai quelle luci? dei fuochi? e chi le ha poste così in alto? un
gigante? un dio?
Ecco così nascere in un sol colpo le radici di scienza, filosofia
e religione.
Fede e scienza nascono dunque entrambe da una stessa caratteristica
fondamentale dell'uomo, che è quella di porsi delle domande su sé
stesso e sul mondo che lo circonda. Chi sono? Perché esisto?
Cos'è la vita? E la morte? Cosa c'è dopo la morte? Cosa è giusto?
Cos'è l'universo? Qualcuno lo ha creato? E' finito o infinito?
E naturalmente nella necessità di cercare risposte in qualche modo
adeguate a quesiti che non lo lasciano indifferente.
Qualcuno ha paragonato la vita dell'uomo all'esperienza di un viaggiatore
che si trova in un convoglio ferroviario che viaggia nel buio,
senza sapere da dove è partito, né dove è diretto, né perché si trova
su quel convoglio piuttosto che in un altro.
A questo proposito è bellissimo un pensiero di Pascal: "Non so chi mi
ha messo al mondo, nè cosa è il mondo, né cosa sono io stesso;
sono in una terribile ignoranza di tutto: non so cos'è il mio corpo,
i miei sensi, la mia anima, e persino questa parte di me che pensa
ciò che dico, che riflette su di tutto e su di se stessa. Vedo questi
spaventosi spazi dell'universo che mi racchiudono,
ed io mi trovo in un angolo, senza sapere perché sono in questo luogo
piuttosto che in un altro, né perché questo poco tempo che mi è
concesso di vivere mi è dato ora piuttosto che in un altro momento
di tutta l'eternità che mi ha preceduto e di tutta quella che mi
seguirà. Tutto ciò che so è che debbo presto morire, ma ciò che
ignoro di più è proprio questa morte che non saprei evitare".
A questo punto è naturale cercare di scoprire il senso di questo
viaggio. Guardando fuori dal finestrino si intravede ogni tanto
un piccolo bagliore, ma niente di più.
E tutte le persone che sono sul treno sono nel medesimo stato.
Tutto ciò che riusciamo a sapere è che prima o poi il treno
imboccherà un tunnel che finisce nel nulla o in chissà quale mondo
e dal quale, si dice, nessuno è tornato mai indietro.
Ora, come sapientemente ha osservato il giornalista Vittorio Messori,
c'è chi, dopo aver magari girato per un po', esaminato i sedili,
i materiali ecc… si siede tranquillo, senza lasciarsi inquietare
troppo. Il resto non è affar suo. Tanto si può sempre fare come
esorta il poeta:" Meglio obliar oprando, senza indagarlo questo
grande mistero dell'universo".
D' altronde è ancora Pascal ad osservare che "gli uomini non
potendo guarire la morte preferiscono non pensarci".
Ma c'è invece chi non si accontenta, e va ramingo di vagone in
vagone, cercando un segnale, un cartello, qualcosa insomma che possa
dare un senso a questo viaggio che non abbiamo voluto.
Penso che questa sia la molla che spinge ogni ricerca religiosa e
filosofica, ma in fondo anche scientifica. Si tratta del tentativo
dell'uomo di capire qualcosa di sè stesso e del mondo che lo circonda,
alla ricerca di un senso e un significato delle cose.
Beata ignoranza
Dunque scienza e fede nascono entrambe dalla stessa condizione
esistenziale dell'uomo, che riconosce in sè ed in ciò che lo circonda
un mistero, qualcosa che richiede una spiegazione.
Ma ci si può domandare: possiamo davvero spiegare qualcosa?
E le nostre spiegazioni che grado di certezza hanno?
Siamo veramente sicuri di quello che sappiamo?
Alcuni pensano che quello della scienza sia un cammino
incontrovertibile verso la verità, mentre l'errore religioso viene
sostenuto dagli oscurantisti. Forse andrebbe detto che anche
la scienza ha le sue controversie, che prima di essere accettate,
ma anche dopo, le teorie sono sostenute da alcuni e avversate da
altri. Il progresso della scienza è davvero impressionante,
ma costituisce pur sempre un corpo di conoscenze suscettibile di
essere migliorato, nonchè, come attività umana, è interpretazione
creativa dell'esperienza e dunque rivedibile e incerta.
Ora, non sto dicendo che non possiamo affermare alcunchè del
mondo che ci circonda, non si può certo mettere in dubbio ogni
cosa in ogni momento. Anche ora, mentre scrivo, ho fiducia nel fatto
che la sedia reggerà il mio peso, che la penna non comincerà
a volteggiare improvvisamente nell'aria, e così via. Dico che se
produciamo tante buone ed efficaci teorie vuol dire che abbiamo
capito qualcosa della natura, ma per quanto questa comprensione
possa essere migliorata, resta comunque vincolata ai nostri assunti,
impliciti o espliciti, che sono anche molto ragionevoli, ma non
certo indubitabili. Anche la scienza contiene i suoi atti di fede
e costituisce pertanto non più di un corpo di credenze ben motivate.
Quello che uno scienziato può dire è:" Abbiamo buoni motivi
per credere che..."
Frase che dovrebbe star bene anche sulla bocca di un religioso.
Già, potrà sembrare strano, ma anche la fede non è la risposta a tutti
i perché. Credere non significa capire tutto. " Veramente Tu sei
un Dio misterioso, o Dio di Israele Salvatore " ( Isaia 45,15 ).
La fede non annulla il mistero, anzi gli dà una veste nuova ed un
nome, che è quello di Gesù.
Così, assodato che la certezza non abita in questo mondo, il problema
non è più se credere o meno, ma in cosa credere e perchè.
Il sano dubbio allora servirà a tenersi lontano da ogni integralismo,
scientifico o religioso che sia, mostrando che scienza e fede,
come credenze ben motivate, hanno pari diritto di cittadinanza.
Ragione e sentimento
La questione del rapporto tra fede e scienza è inoltre viziata da
un'altra diffusa ed errata opinione. Si tratta del fatto che molti
sono convinti che la scienza sia il regno della razionalità, mentre
la fede quello dell'irrazionalità. Ovvero che la scienza segue la
ragione, mentre la fede il sentimento. Certo i motivi per
credere in Dio non saranno gli stessi per cui accettiamo la legge
di gravità, ma questo non vuol dire che debbano essere per forza
irrazionali.
Nel Vangelo ( Matteo 22,16-39) Gesù dice che il più grande
comandamento è quello di amare Dio con tutto il cuore, con tutta la
mente e con tutte le forze; e il prossimo come se stessi.
Quindi l'amore necessita non soltanto del sentimento (cuore), ma
anche dell'intelligenza (mente) . La fede così non è soltanto una
scelta emotiva, ma anzi, richiede delle motivazioni profonde e
ragionate. " Chi di voi, infatti, volendo costruire una torre, prima
non si siede e calcola attentamente la spesa, per vedere se può
condurla a termine? (Luca 14,28)
Così la fede non è un affare solo per donne e bambini dal cuore
tenero, o per poveri sprovveduti e sempliciotti, ma invece
è dimensione di tutto l'essere umano e da sempre coinvolge
fior di intelligenze. La fede dunque necessita della ragione non
meno della scienza.
Viceversa, non bisogna pensare che l'emotività sia esclusa
dall'indagine scientifica.
Spesso si ha l'immagine di una scienza fredda ed asettica, come se
fosse opera di un calcolatore.
Invece la scienza è ricca di fantasia, passione, entusiasmo.
La storia della scienza mostra come anche l'indagine scientifica
sia percorsa dal gusto della bellezza e dell'eleganza, dall'alternarsi
di entusiasmi e cadute, di successi ed insuccessi.
A volte si sostengono tesi anche per motivi non strettamente
razionali, intuito, orgoglio, o semplicementi perchè ci si è
affezzionati.
Abbiamo inventato Dio?
Fino ad ora abbiamo posto l'accento su alcune analogie tra scienza e
fede. Molti si potranno chiedere se Dio non sia altro che la nostra
risposta alla ricerca religiosa di un senso della vita e della morte.
In altre parole se Dio non sia altro che la proiezione della necessità
dell'uomo di credere in qualcosa di soprannaturale, di dare fondamento ai valori morali,
alla speranza in un mondo migliore ecc..., come la scienza è proiezione
della nostra intelligenza ordinatrice sui fenomeni naturali.
In parte è senz'altro così. Non si può negare che nel loro sviluppo
storico le grandi domande di cui abbiamo detto all'inizio abbiano
prodotto sistemi filosofici e/o religiosi.
Anche se, e qui apro una piccola parentesi, su questo punto
si potrebbe sostenere un moderato realismo, nel senso che come la scienza,
per quanto attività dell'uomo, possa riflettere qualcosa della
realtà del mondo, anche la teologia possa in qualche modo riflettere
qualcosa della realtà di Dio.
Tuttavia è proprio a questo punto che compare una netta differenza
tra fede e scienza: la rivelazione.
Il fatto è che il cristiano crede in un Dio personale che si rivela,
e si è rivelato in maniera particolare attraverso i profeti e Gesù;
e non in una generica entità sovrannaturale che spiega l'esistenza
delle cose.
Non è che l'indagine metafisica condita con la nostra sete di
spirituale abbia prodotto Dio, almeno non quello della Bibbia.
Dio non è il termine dei nostri ragionamenti, semmai ne è l'inizio.
La teologia cristiana è infatti essenzialmente una riflessione
sulla rivelazione di Dio.
Ma questa rivelazione avviene veramente o ci siamo inventati tutto?
Questa è mi pare la questione centrale. Come a volte si dice, se
Cristo sia una invenzione dei preti oppure no. Sebbene questo non
possa essere escluso del tutto, mi sembra almeno che ci sia qualcosa
che non quadra.
Almeno non si capisce come mai gli apostoli spaccino Gesù per risorto
quando nemmeno avevano capito cosa volesse dire
"risuscitare dai morti". Se erano dei creduloni, come mai sono tanto
restii ad accogliere gli insegnamenti del loro maestro? E poi
improvvisamente vanno a predicarli a costo della vita?
Forse è davvero accaduto qualcosa di straordinario in quel sepolcro.
Altrimenti credo che non ne avremmo mai sentito parlare.
Francamente se quella dei vangeli non è che una favola è alquanto
strana. Se avessi potuto, credo che mi sarei inventato un dio più
a mia immagine e somiglianza, non certo uno così scomodo ed
esigente come quello che Gesù ci ha rivelato. Del resto questa è
l'esperienza di Cristo che la Chiesa continua ancor oggi a
sperimentare: l'incontro con un Dio personale che va accolto così
come è. Ora, se vogliamo, una teoria scientifica deve rispondere
a dei dati di fatto che sono i fenomeni naturali, mentre la teologia
deve rispondere al fenomeno Gesù. Nei confronti di quest'ultimo,
tra le tante, c'è anche l'opzione della fede, che oggettivamente
mi sembra se non altro una possibilità di tutto rispetto.
Conclusioni
Abbiamo visto come scienza e fede non siano poi così lontane tra loro.
Tuttavia esse restano comunque ben distinte. Bisogna cioè
sempre tenere bene a mente ciò che scienza e fede sono in realtà,
ma anche ciò che non sono, in modo da evitare grossi calderoni tipo
New Age dove si trova un po' di tutto e che oggi vanno tanto di
moda. La scienza è necessaria alla fede affinché non scada in
integralismo o in credulità, in modo da recuperare il ruolo
insostituibile dell'intelligenza nella vita dell'uomo. La fede è poi
necessaria alla scienza perché essa mantenga una certa umiltà,
e non perda di vista il punto centrale che è l'uomo, mantenendosi
al suo servizio. Ma anche perché l'uomo possa mantenere quella
parte di mistero che dà sapore alla vita, e che soprattutto lascia
la porta aperta all'incontro con Dio, dando un senso a questa nostra
avventura terrena. Ma questa è un'altra storia...
Letture utili
Molti degli spunti che ho presentato possono essere
approfonditi e discussi tra gli altri con la lettura di questi testi,
tutti molto interessanti:
- John Polkinghorne, Credere in Dio nell'età della scienza,
Raffaello Cortina Editore, 2000 Scienza e Provvidenza,
Sperling & Kupfer, 1993 Quark, caos e Cristianesimo,
Claudiana, 1997
- Claude Allegre, Dio e l'impresa scientifica , Raffaello Cortina
, 1999
- Piergiorgio Odifreddi, Il Vangelo secondo la Scienza ,
Einaudi, 1999
- Bertrand Russel, Dio e la religione, Newton, 1994
- Blaise Pascal, Pensieri, FME, 1990
- Vittorio Messori, Ipotesi su Gesù , SEI, 1976
- Paul Davies, Dio e la nuova fisica , Mondadori, 1994 La mente di dio, Mondadori, 1993
- Jean Guitton, Dio e la scienza, Bompiani, 1992
Alcuni saggi di Piergiorgio Odifreddi su questo e altri argomenti
si possono trovare momentaneamente sulla rete all'indirizzo: www.vialattea.net
Altre risorse in rete sono:
- www.disf.org
- http.//euresis.ispp.it
- http:// forum.siticattolici.it , dove si può trovare un forum sul
rapporto scienza-fede
- www.wisf.uniba.it, dove si può trovare un'ampia rassegna stampa
- http://startcourse.org, dove si trova anche un sito dedicato
specificatamente a Polkinghorne (in inglese)