Un dialogo con Odifreddi

Luca Granieri

Aprile 2003



"Due eccessi: escludere la ragione, non ammettere che la ragione."

Blaise Pascal (dai -Pensieri-)



Quello che segue è un dialogo immaginario, in risposta ad alcuni saggi del prof. Piergiorgio Odifreddi, che d'ora in poi sarà indicato con p, recentemente apparsi nella rete ( www.vialattea.net/odifreddi) , nonché ad altri suoi scritti ed apparizioni televisive nelle quali il professore si è espresso più volte su temi riguardanti Dio, la religione e il Cristianesimo.
Il dialogo è con un ipotetico studente s.

s: La scienza è senz'altro una delle protagoniste della storia di questi ultimi secoli, ed ha cambiato profondamente non soltanto il nostro stile di vita, ma anche il nostro modo di pensare e di vedere il mondo. In tutto questo c'è ancora spazio per Dio?

p: Direi proprio di no. Sicuramente la sensibilità e l'interesse per il trascendente non sono molto diffusi in società materialistiche come quella occidentale in cui viviamo.

s: Comunque c'è tanta gente che ancora oggi dice di essere credente.

p: Sì, certo. Purtroppo la maggioranza degli uomini non brilla né per cervello né per cultura, e costituisce un terreno fertile per la disseminazione e l'attecchimento delle sciocchezze più disparate.

s: Ma io conosco molte persone colte e intelligenti che credono. Come mai?

p: Non è che io voglia ridurre la fede ad un capitolo della stupidità umana. Ma il fatto è che spesso la fede è il risultato dell'educazione ricevuta, magari con un lavaggio del cervello quando si era bambini, o di una pratica sociale. E poi c'è tutta una grande varietà di motivazioni, conscie o inconscie, che spingono a credere: il desiderio di garantire i valori morali, i sensi di timore, di impotenza e di paura nei confronti della vita e della morte, il tentativo di affrontare alla radice le crisi esistenziali, la concretizzazione delle idee di perfezione e di grandezza, la coscienza dell'infinito, la solitudine dell'uomo nell'universo, e chi più ne ha più ne metta.

s: Non le sembra di avere dimenticato qualcosa?

p: Ah, sì? E cosa?

s: Mettiamo il caso che un uomo e una donna decidano di sposarsi. Certamente i motivi che li spingono ad un tale passo possono essere tantissimi: perché da che mondo è mondo ci si sposa, per un bisogno di sicurezza, perché la vita può essere più semplice in due, per interesse, ecc... Ma il motivo più importante non è forse, o almeno così dovrebbe essere, il fatto che si amano e che insieme vogliono costruire qualcosa di solido e duraturo? Così un ingrediente fondamentale della fede è il bisogno di amare e di essere amati, e la ricerca della felicità. Così è almeno per il cristianesimo, o forse anche la fede in Cristo è soltanto per i malati di mente o i creduloni?

p: Questo non l'ho detto. Io mi limito a dire che una religione deve soddisfare almeno quelle motivazioni di ordine per così dire "superiore" a cui ho accennato prima. Ed anche il cristianesimo offre soluzioni di scarsa qualità. La letteratura, la filosofia e le scienze naturali e umane sono più attrezzate a narrare storie, elaborare sistemi e spiegare il mondo e l'uomo di quanto possa farlo una rudimentale mitologia mediorientale antica.

s: Su questo potrei addirittura essere d'accordo con lei. Soltanto che quanto lei dice credo si riferisca a quello che Pascal avrebbe chiamato: " Dio dei filosofi", e non certo al Dio biblico di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. La fede non è una spiegazione del mondo, ma è un rapporto d'amicizia con un Dio sensibile non solo alla ragione ma anche al cuore.
E se io non ho abbastanza autorità per convincerla di questo, vorrei almeno ricorrere alle parole del papa che proprio recentemente ha indirizzato ai giovani per la XVIII giornata mondiale della gioventù : "Cari giovani , lo sapete: il cristianesimo non è un opinione e non consiste in parole vane. Il cristianesimo è Cristo! E' una Persona, è il Vivente! Incontrare Gesù, amarlo e farlo amare: ecco la vocazione cristiana."

p: Visto che si parla di ragione, non le sembra che la figura di Gesù , almeno quella narrata dai Vangeli, rivolti ai pastori analfabeti di duemila anni fa, non possa che essere anacronistica per l'uomo tecnologico di oggi?

s: Questa l'ho sentita molte volte. Comunque, che lo si voglia o no, la figura di Gesù trasmessaci dai vangeli e dalla tradizione della Chiesa è senza dubbio di un impatto dirompente nella storia dell'uomo. E che quella di Gesù sia una vicenda ormai datata è smentita dal fatto che ancora oggi tanti uomini e donne fanno del vangelo la loro vita. Si tratta della rivelazione di un Dio che vuole stabilire un patto d'amore con gli uomini. E questo è un fatto che non ha età, e certo non dipende dall'avanzamento tecnologico e scientifico.

p: Ma scusi, credere che l'uomo sia il figlio prediletto di un dio non cozza contro tutte le scoperte scientifiche della storia moderna? Il sistema copernicano che rimuove la Terra dal centro del mondo, l'evoluzionismo darwiniano che collega l'uomo alla scimmia, la psicanalisi freudiana che svela la potenza dell'inconscio, la relavit° einsteniana che elimina ogni sistema di riferimento privilegiato, la biologia molecolare che riduce la vita all'informazione genetica, sono tutte tappe di un progressivo ridimensionamento dell'uomo che la Chiesa non può che cercare pateticamente di contrastare e contenere.

s: Questo non mi sembra. Il fatto che la scienza mi dica che la mia fidanzata è fatta per il 70% o più di acqua o che sia collegata alla scimmia, non ridimensiona affatto la sua importanza. Perché le scoperte scientifiche dovrebbero essere contrarie alla fede? Forse chi ha scoperto la relatività einsteniana o la biologia molecolare deve lasciare la propria moglie perché è soltanto un esemplare di sesso femminile di una delle tante specie apparse sulla Terra? O dobbiamo accusarlo di "mogliecentrismo"? Il cristianesimo è necessariamente antropocentrico. E poi cosa c'è di male? Gesù è venuto a dirci proprio questo, che Dio è innamorato dell'umanità, anche se viviamo su una piccola roccia alla deriva in una sperduta galassia dell'universo.

p: Ma come si fa, di fronte ad un cristianesimo dogmatico e pieno di aspetti superstiziosi, come la credenza nei miracoli, a conservare la razionalità?

s: Intanto non vedo perché il fatto che ci siano dei dogmi o che possano accadere dei miracoli sia irrazionale. Se c'è un Dio si può considerare la possibilità di un suo intervento. Questo non vuol dire che ogni fatto che non sappiamo spiegare sia un miracolo o che debba essere stabilito dogmaticamente. Anzi, più che questo, il miracolo è un intervento straordinario di Dio nella vita dell'uomo. La razionalità si conserva giungendo ad una fede che sia motivata. In fondo non contiene anche la scienza degli atti di fede? Ben motivati, naturalmente. Così la fede, come la scienza, deve pervenire a delle credenze motivate.

p: Ma che motivazioni si possono avere a seguire una Chiesa che raffigura ossessionatamente un uomo flagellato, incoronato di spine e inchiodato ad una croce, quasi ad essere una religione di morte, e una figura tetra e conservatrice di un papa polacco?

s: Che il papa sia una figura tetra è davvero singolare. Vorrei proprio sapere chi può condividere questo giudizio. Per quanto riguarda la croce siamo alle solite. Se è vero che Gesù è risorto dalla morte, come i cristiani credono, allora la croce è un segno di vita, il segno della vittoria di Cristo sulla morte. E' chiaro che tutto dipende dal nostro punto di partenza. Se si parte dalla convinzione che non può esistere un Dio, o che anche se esiste non gli importa nulla degli uomini, allora la croce non può avere che un significato negativo. E, come dice San Paolo, "se Cristo non è risorto dai morti la vostra fede è vana: voi siete ancora nei vostri peccati. E quindi anche quelli che si sono addormentati in Cristo sono perduti. Se noi riponiamo la nostra speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo i più miserabili degli uomini." (1 Corinti 15,17-19)
E se invece ci fosse veramente un Dio che ha tanto amato il mondo da sacrificarsi per noi? Allora sì che la croce avrebbe un senso, poiché: " Nessuno ha amore più grande di colui che sacrifica la propria vita per i suoi amici" (Giovanni 15,13)

p: Sarà, ma continuo a credere che sia meglio scegliere la via della razionalità e della scienza per trovare il sacro dove veramente sta, nella natura e nell'uomo.

s: Forse non sono riuscito a trasmettere il fatto che la via della razionalità e della scienza non è contrapposta alla fede, almeno non a quella cristiana, come si dice. Naturalmente, per comprendere questo bisogna avere chiaro cosa siano veramente fede e scienza, e spesso questo non è il caso. Ma di questo se ne potrà riparlare magari un'altra volta.