,Sempre caro mi fu quest'ermo colle
e questa siepe, che da tanta parte
.dell'ultimo orizzonte il guardo esclude
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
,vo comparando: e mi sovvien l'eterno
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
,immensità s'annega il pensier mio
.e il naufragar m'è dolce in questo mare
Giacomo Leopardi (1798-1837)
Da sempre il termine infinito suscita grande
fascino, ed interrogativi aperti al mistero e a qualcosa di
metafisico, posto oltre l'esperienza umana.
Generalmente pensiamo
all'infinito come a qualcosa di cui non è possibile stabilirne
una fine. In questi termini, i numeri interi sono un insieme
infinito, poichè ad ogni numero, per quanto grande, possiamo
pensare di fargli seguire il suo successivo, e così via,
nel procedimento del contare che, appunto, sembra non avere
mai un termine.
Certamente questo "e così via" non è molto
soddisfacente, cosicchè il concetto di infinito resta in
qualche modo sfuggente, come se fosse soltanto
potenziale e non potesse essere mai raggiunto realmente.
In effetti, si ha sempre
l'impressione di essere difronte a qualcosa di strano e insidioso,
già dai tempi del liceo, con i paradossi di Zenone che ci lasciavano
un pò perplessi, e che, ovviamente, avevano l'infinito come
ingrediente fondamentale.
Per dire qualcosa di più concreto
dobbiamo allora chiedere aiuto alla matematica, che da sempre medita
ed approfondisce questo tema, tanto che l'illustre Hermann Weyl
disse una volta:" le matematiche sono la scienza dell'infinito".
Nella vita di tutti i giorni alla domanda di quanto sia grande
un certo insieme X siamo soliti rispondere contando.
E fintanto che l'insieme X è piccolo va benissimo.
Ma quando X è molto grande cominciano i guai.
Il matematico e filosofo italiano Federigo Enriques valutava
per esempio che "un uomo, occupato a contare 10 ore al giorno per 50 anni
della sua vita arriverebbe press'a poco a un miliardo". Che fare poi
quando X è candidato ad essere infinito?
E' chiaro che abbiamo bisogno di un sistema più efficace per questi
scopi. L'idea fondamentale è quella di confrontare due insiemi
tra loro.
Se ad esempio X è l'insieme dei sedili
dello stadio, mentre Y è l'insieme dei tifosi,
possiamo pensare di di far corrispondere ad ogni singolo sedile
un singolo tifoso, sempre sperando non si tratti di Hooligans
scalmanati. Se dunque ci sono tifosi in piedi, escludendo che
una squadra abbia fatto gol, X è più piccolo di
Y. Se invece ci sono sedili vuoti, allora è
X più grande di Y. Se infine tutti
sono seduti e nessun posto è vuoto, allora X è grande
quanto Y.
In quest'ultimo caso, in termini più
matematici, diremo che c'è una corrispondenza biunivoca tra
X ed Y, o equivalentemente che
X e Y sono equipotenti.
Meditando su queste cose, già Galileo si accorse che, ad esempio,
i numeri pari potevano essere mesi in corrispondenza biunivoca con
l'insieme di tutti gli interi. In effetti, ogni numero pari si può
scrivere nelle forma 2n, con n intero.
La corrispondenza è allora la seguente:
- Autori vari, L'infinito, Le Scienze dossier, numero 8, estate 2001 Un breve libretto sull'argomento è:
Letture consigliate
Come vuole il tema trattato, la bibliografica su questi temi
è a dir poco sterminata. Con un buon rapporto qualità-prezzo
il lettore interessato può consultare:
- Paolo Zelini, Breve storia dell'infinito, Adelphi, 1985
- Bruno D'Amore, M. Matteuzzi, Infiniti, Franco Angeli, 1992
- Antonino Zichichi, L'infinito, (prima edizione Rizzoli, 1988)
Pratiche Editrice, 1998.