Ulisse ed i suoi compagni entrarono in una caveran dove c'era una meravigliosa abbondanza di cibi e bevande.
- "Rapdamente all'antro arrivammo, ma dentro
- non lo trovammo; pasceva pei pascoli le pecore pingui.
- Entrati nell'antro osservammo ogni cosa;
- dal peso dei caci i graticci piegavano;
- steccati c'erano per gli agnelli e i capretti [...].
- Là, acceso il fitoco, facemmo offerte, e anche noi
- prendemmo e mangiammo formaggi, e l'aspettammo dentro,
- seduti, finch'è venne pascendo; portava un carico greve
- di legna secca, per la sua cena.
- E' dentro l'antro gettandolo produsse rimbombo,
- noi atterriti balzammo nel fondo dell'antro".
(Odissea, LX, 216-236)
L'enorme ciclope POLIFEMO, con un occhio solo al centro della fronte, vestito con almeno 100 pelli di montone, non gradì l'invasione della sua caverna e si scaraventò sugli avventori.
Per scampare dalle ire del ciclope, Ulisse riuscì a far ubriacare Polifeno, poi non appena questi si addormentò, lo accecò infilando un palo arroventato nell'unico occio del ciclope.
Polifemo, oramai cieco, urla e strepita cercando di vendicarsi ma, Ulisse ed i suoi compagni riusciranno a scappare dalla grotta, uscendo aggrappati al petto delle pecore.