Versione 2001.1.1
Editoriale
Benvenuti ad Asa Nisi Masa, la prima webzine
legata a Cinematik, il primo ed unico gioco di
cinema virtuale in Italiano. Per prima cosa partiamo dal nome Asa
Nisi Masa, ovviamente non posso dirvi da cosa deriva visto che
ad esso è legato il quiz della settimana, posso solo comunicarvi
che l'unico e solo responsabile di questo sono io, che ho
dovuto convincere Norman Bates con la forza perciò non
prendetevela con lui ed anzi fategli solo complimenti per l'ottima
impostazione pisellesca, consentitemi il neologismo, del
sito. L'idea della webzine mi era venuta poco prima che
Pinox lanciasse la proposta nel forum di Cinematik, tanto che mi
ero già creato un indirizzo e-mail con questo nome, ma di
sicuro ne è uscito fuori qualcosa di molto diverso da quel che
avevo in mente io ed il merito, o la colpa fate voi, va a Norman
che ha ideato quasi tutto quello che si trova su queste pagine.
Il
critico
[su]
Note tecniche
Asa Nisi Masa avrà cadenza settimanale,
ed uscirà, indicativamente, di martedì, alcune rubriche sono
settimanali come la top 6 dei film in sviluppo (realizzata
dal critico e
che continuerà pressoché invariata rispetto a come appariva nel
forum di Cinematik, in questa nuova sede), il
sondaggio della settimana e l'angolo di Kattivik (che ogni
volta analizzerà a fondo un film virtuale). Altre rubriche e
contributi si affiancheranno a questi di volta in volta.
Asa Nisi Masa assegnerà anche dei premi
virtuali, consistenti in immagini gif ( l'equivalente virtuale di
una targhetta premio) a produttori e film. Questa targhetta
la potrete esporre nel vostro sito web, come un riconoscimento
ufficiale alle vostre abilità e al vostro impegno. I primi premi
finora concepiti sono: quello inerente il quiz della settimana, il cui bollino appare
nella colonna di sinistra, ed il bollino di qualità del
critico,
assegnato ai film in sviluppo giudicati in maniera particolarmente
positiva, ossia con voti sopra all'otto. Qui a fianco il minore
dei tre bollini premio.
Sicuramente in futuro Asa Nisi Masa organizzerà un festival
virtuale in cui verrà assegnato il premio più ambito, ma di questo
e di tanto altro avremo spazio e tempo per parlarne nei prossimi numeri. Infine
ricordo che per qualsiasi richiesta, critica, commento,
suggerimento, insulto o quant'altro è necessario rivolgersi all'e-mail: gongolante@libero.it Norman
Bates [su]
La top 6 dei film in sviluppo
Per l'esordio di questa
rubrica nella nuova casa fornita da Asa Nisi Masa, si è capitati in
un momento particolarmente florido per i film in sviluppo, almeno
per quel che riguarda la quantità di film presentati. Prima di
addentrarmi nei particolari vorrei segnalare una certa ripetitività
nella scelta del cast: questa settimana sono particolarmente di moda
Johnny Depp tra gli attori, Tim Burton e, a sorpresa, David
Cronenberg fra i registi. Che il sorprendente utilizzo del folle
autore canadese sia stato spinto dal film la
stagione dei mangiacadaveri, uscito la scorsa settimana nel
cinema virtuale? Oltre alla novità dei premi per i progetti più
meritevoli, c'è un diverso modo di presentare la classifica, ora si
fa il conto alla rovescia, come in tutte le hit-parade che si
rispettino. Prima della classifica vera e propria un breve commento
all'unico film direttamente promosso alla fase di realizzazione:
Il demone dei sogni 100%
horror, ancora Cronenberg ed una trama che sembra di averla già
vista
mille volte. Sufficiente nulla più.
Ed ora la top 6 vera e
propria:
6 - Dark Sun Bella
e complessa la descrizione di lancio: un Clooney in versione
detective privato non ce lo vedo benissimo. Per il resto cast
ricchissimo e valido col solito intruso Ricky Caria. Voto 6.5
5 - Amore
Forzato Molto interessante e ben costruita la descrizione
di lancio, fantascienza radicale che ci dovrebbe presentare un mondo
con costumi molto differenti dai nostri: un'impresa abbastanza
difficile. Punti in meno per un errore nel casting, manca la Theron
inserita però poi nella descrizione di lancio. Voto 7
4 - La dama in nero Il tema della casa infestata e dell'eredità è più che abusato, però se Burton ci facesse un film non mi dispiacerebbe certamente. Molto bellina anche la descrizione di lancio in effetti, con la piccola macchia di un errore nello scrivere il cognome della Zeta-Jones. Niente male, tutto sommato. Voto 7.
3 - Sette anime dannate Forse
un po' troppo simile alla "dama in nero", ci sono pure
regista e due attori in comune. Ma anche questo non è male, specie
mi ha coinvolto l'idea dei burattini misteriosi, molto Burtoniana come
cosa. Voto 7+ ed un consiglio a non presentare due progetti così
simili nella stessa sessione, indubbiamente il loro valore singolo
ne viene indebolito!
2 - Gehrig Un
dramma dalla portata abbastanza ampia, sulla vita di questo
personaggio che non ho capito se è immaginario oppure no. Comunque
molto interessante. Voto 7.5
1 - Mozart.
Un'indagine attraverso il tempo Gran bella descrizione di
lancio per una trama sicuramente singolare ed originale.
Perfettamente calibrata la scelta dei protagonisti e quella del
maestro Scorsese come regista. Nettamente il miglior progetto finora
apparso. Voto 9
Il
critico
[su]
L'angolo
di Kattivik
Iniziamo la rubrica della settimana, con il
commento ad un film d'azione uscito da poco nel cinema virtuale.
Come avrete capito stiamo parlando di "Cops", l'ultimo (e
primo) film della BlackBood Film. Iniziamo il commento dalla trama,
molto avvincente e varia, che non viene però sfruttata al 100%. Il
film virtuale ha alcune pause con la conseguenza di far calare la
tensione e far annoiare lo spettatore. Il film, appare inoltre
troppo lento in alcuni momenti. Buono è invece il finale, anche se
è un po' troppo scontato, infatti nessuno degli spettatori, ha
pensato, neppure per un momento che il cybort, avrebbe ucciso il suo
compagno. Infine, per quanto riguarda il "racconto" delle
scene del film virtuale, non vengono descritti i movimenti della
telecamera, in pratica, è come se si leggesse un libro. La stessa
cosa avviene quando alcuni dialoghi vengono solo descritti anziché
scritti realmente (se devono essere scritti così tanto vale non
metterli). Dopo aver parlato del film, andiamo a vedere il cast
della "pellicola". Innanzitutto, a prima vista, il gruppo
degli attori appare un po' scarno, infatti, vengono utilizzati solo
tre attori, lasciando alcune parti secondo me molto importanti, a
delle comparse. Un esempio di ciò è il presidente degli U.S.A.
oppure il ragazzo del manicomio (Daniele Farnelli), o ancora meglio,
il capo della S.O.A.P. (che poi cosa significa?) o pure l'agente
Jackson ( che tra l'altro prende pugni a destra e sinistra) e il
secondo Cybort. Secondo il mio parere, anche se il film non deve
essere visto, ma solo letto, non utilizzare molti attori, ma
soprattutto comparse, fa perdere molti punti alla
"pellicola". Sempre riguardo al cast, buona è la parte di
Wesley Snipes. Le battute e il personaggio (Mark Russel) si adattano
perfettamente all'attore. Buona è anche la prestazione di Jennifer
Lopez, anche se le scene di "rissa" assegnate alla
splendida Jennifer, non si adattano a lei. Totalmente sbagliata, è
la parte data a Keanu Reeves. Il buon Keanu, non si adatta alla
parte di scienziato pazzo (come è effettivamente il dottor Austin
Red), e le battute non sono per lui. Innanzitutto, Reeves è troppo
giovane per la parte, ma sorvolando su questo che è un parere del
tutto personale, possiamo dire che questo attore, ha bisogno di
parti di pura azione, e non di semplice "presenza" nelle
scene di "battaglia", che peraltro non sono numerosissime.
Tirando le somme, possiamo dire che questo "Cops", è un
film che non rispetta quanto promesso dalla trama, a causa di un
cast poco sfruttato e una realizzazione poco brillante. Dove trovo
una "macchina" per creare Jennifer Lopez? Alla prossima
Kattivik
[su]
Cronache dalla
nebbia
Ecco a voi, gentile
pubblico, la prima puntata della rubrica condotta da Silver Surfer,
cioè il sottoscritto.
In questo primo mio articolo mi accingo a mostrarvi le mie
impressioni riguardo ai film usciti questo sabato nel cinema
virtuale e su quelli in sviluppo; non mancheranno accenni anche ai
film in sviluppo la scorsa settimana.
Cominciamo con una nota storta, precisamente con il film "Cops".
Sicuramente il film non risponde alle aspettative iniziali,
nonostante un cast notevole e un regista che ci ha abituato
all'azione pura. Lo scarso risultato lo si deve ad una trama non
troppo originale e a delle battute già viste e riviste. Al film
manca quella presa, quel qualcosa che possa coinvolgere il
pubblico in maniera efficace. Non mi soffermo sui numerosi errori
ortografici, che peraltro penalizzano ulteriormente il film, ma
ribadisco ancora una volta che questo film non ci propone niente
di nuovo.
Tutta un'altra storia con il fantomatico "Rock n' roll ghost
story". Il film ci propone una trama avvincente, capace di
tenere l'attenzione dello spettatore sempre a livelli massimi. La
forza del film sta soprattutto negli ottimi dialoghi e in un
finale forse un po sfruttato ma di sicuro successo. Decisamente da
vedere.
Buono anche il sentimentale "Never look the sky";
analogamente al precedente film, molto buoni i dialoghi. Storia
abbastanza realistica, un'esperienza che può essere quella di
chiunque. Ci lascia un po' di amaro in bocca e non potrebbe essere
altrimenti. Raccomandabile agli amanti del genere.
Per quanto riguarda i film in sviluppo questa settimana devo dire
che l'impressione è abbastanza buona per quasi tutti, chi più,
chi meno. Abbiamo dei film abbastanza prevedibili come "The
coach" e "I fantastici quattro"; ciò non toglie
che possano risultare dei buoni film; in particolare i film sportivi riscuotono sempre un certo interesse. Ciò mi porta a
prendere in considerazione il film "Gehrig", incentrato
sul baseball, che nonostante sia presentato come un film
drammatico deve trattarsi di un film biografico; come tutti i film
di questo genere anche "Gehrig" può dire la sua. Mi
piace molto l'idea di "Amore forzato", nonostante
abbiamo già visto parecchi film sui divieti futuri; se il
progetto viene gestito nel modo giusto il film può essere di
grande richiamo. Questa settimana abbiamo quattro film incentrati
sul mistero: "Sette anime dannate", "La dama in
nero", "Le colpe degli altri" e "Mozart".
Abbastanza convincenti i primi tre, accomunati dalle magiche
atmosfere inglesi e dalla scelta di un ottimo cast che da sempre
delle adeguate garanzie. Qualche riserva in più su "Mozart",
che a prima vista mostra una trama più blanda degli altri; di
primo livello il cast. L'ultima novità di questa settimana
riguarda lo strappalacrime "Lacrime nella pioggia";
l'idea può essere buona, ma è alto il rischio di cadere nel
banale e nel realizzare un film totalmente prevedibile.
Apprezzabile ma con qualche diffidenza.
Spostiamo adesso l'attenzione su "Gmg 2000" e "Dark
sun", rimandati la scorsa settimana e nuovamente presenti
nella fase di sviluppo, nonché sui film che hanno partecipato
alla medesima la scorsa settimana. Innanzitutto mi preme esprimere
tutti i miei dubbi sui film che hanno vinto il ballottaggio:
mentre è comprensibile la vittoria di "I superiori
sconosciuti", che pur non è un modello di originalità,
molto meno comprensibile è il passaggio al turno successivo di
"L'importanza di essere Ernesto": sia perché non ne
possiamo più di commedie di questo genere portate sul grande
schermo, sia perché il cast è quanto di più scontato possa
esserci e sia perché è una storia prevedibilissima; ma non tutto
è da buttare: infatti è pur sempre un genere che in un certo
qual modo richiama il pubblico, quindi nonostante tutto possiamo
accettare anche questo. Ciò che appare veramente come una brutta
sorpresa è il passaggio del turno da parte di un film come
"Un giorno senza pioggia", soprattutto confrontato con i
film esclusi; senza senso il cast, la cui scelta pare priva di
senso logico e senza senso la trama che ci propone una sorta di
"Cenerentolo", senza tener conto che una bastava e
avanzava. Insomma, cose che francamente non vediamo neanche in TV
il sabato mattina alle 8 in quei film svedesi o islandesi; credo
che una clamorosa smentita, naturalmente con i fatti e non a
parole, su quanto detto sarà un'impresa alle soglie
dell'impossibile per questo coraggioso produttore. Sinceramente
non hanno nulla da invidiare né "Dark sun", né
"The racket boys", né "Gmg 2000"
(quest'ultimo molto stimolante sul piano della curiosità). Si
potrebbe obiettare che neppure i primi due citati brillano per
originalità; ma si può dire lo stesso anche per "I
superiori sconosciuti" e "L'importanza di essere
Ernesto", senza peraltro dire un'eresia; su "Un giorno
senza pioggia" è superfluo qualsiasi ulteriore commento in
materia di originalità.
Concludo con un piccolo appunto su "Il demone dei
sogni", che può far leva su un buon cast e su una trama che
si delinea abbastanza coinvolgente. Probabilmente non un
capolavoro, ma comunque un film da vedere. Con questo si conclude
la prima puntata delle "Cronache dalla nebbia". Grazie
per l'attenzione gentile pubblico, e al prossimo numero.
Silver
Surfer
[su]
Il punto di Mister Hyde
LIVIN'
LA VIDA LOCA Terreno minato quello su cui si avventura il
neo-regista Maurizio Giannini sorretto produttivamente dalla MAGIA
Production: il musical e, soprattutto, il musical di stampo europeo.
Più che nell'ambito del Woody Allen di Tutti dicono I love you o
del Kenneth Branagh di Pene d'amor perduto, qui siamo piuttosto
dalle parti del nostrano Tano da morire: un misto tra trash e
commedia musicale che deriva più dai cosiddetti "musicarelli"
italiani degli anni '60 - e cioè film costruiti su successi
musicali - che dalla tradizione classica del musical. Certo molti
elementi di questa pellicola possono di primo acchito respingere: un
cast che accoppia disinvoltamente Ricky Martin, Julio Iglesias,
Raffaella Carrà e due mucche (!!); un tema di chiaro spunto
cronachistico non proprio di buon gusto (la mucca pazza); le canzoni
in spagnolo senza sottotitoli… però una volta entrati
nell'ingranaggio ed abbandonati pudori di stampo cinefiliaco ci si
può anche divertire. Il divertimento demente che nasce
dall'assurdità dello spettacolo cui si sta assistendo, così
esagerata e sopra le righe da trascendere anche le capacità
critiche del recensore. In definitiva: non un film che vorremmo in
cineteca, né che proporremmo come esempio di buon cinema, ma un
prodotto semi-artigianale (non dimentichiamo che è un'opera prima!)
che, se si lasciano fuori dalla porta buon gusto e razionalità,
può regalarci un sorriso senza volgarità.
COPS Attenzione:
un losco figuro cino-americano si aggira tra gli studi di produzione
spacciandosi per John Woo, il grande autore di capolavori quali The
Killer o Face-Off. Sfruttando l'omonimia col regista di Hong Kong ha
firmato questo Cops, un fantapoliziesco che ad onta di un cast
all-stars presenta tutti i difetti - ma non i pregi - del più
classico b-movie. Tutto purtroppo sa di già visto: dai cyborg metà
uomini e metà macchine protagonisti, dal mitico Blade Runner in
poi, di decine di film, alla coppia "controvoglia" di
poliziotti, allo scienziato pazzo (un Keanu Reeves assolutamente
estraneo al personaggio) riducendo la trama ad un susseguirsi di
scene d'azione, sparatorie e scazzottate - per tacere dei dialoghi
di una banalità imbarazzante - che purtroppo mancano di quella
genialità che ha nobilitato in passato analoghe scene
"muscolari" del "vero" John Woo, e senza
sorprese e colpi di scena, fondamentali invece in un film di questo
genere. Esordio quindi fiacco della BlackBlood Film, cui sarebbe
consigliabile una maggiore oculatezza nella scelta di sceneggiatori
e di casting. Consoliamoci aspettando il prossimo film del vero John
Woo, e releghiamo questo suo clone nel dimenticatoio.
IL
PICCOLO JACKYE Ci sono film che, pur senza brillare
eccessivamente per genialità o colpi di scena e senza ambire ad
entrare nella storia del cinema, si lasciano tuttavia guardare senza
noia e con immutato piacere dall'inizio alla fine. Questo nuovo
lavoro del maestro "a corrente alternata" Coppola,
sorretto da un cast estremamente interessante e perfettamente
"in parte" - con l'eccezione forse dell'imbolsito Di
Caprio, un attore che purtroppo, dopo pochi anni dai fortunati
esordi, sembra già segnare il passo e della nostrana pettoruta
Cucinotta, dalla recitazione legnosa e stereotipata. I dialoghi
scorrevoli ed una certa cura nel tratteggio dei personaggi fanno sì
che la storia, per quanto non troppo originale, proceda senza
intoppi fino all'immancabile happy end finale, un vizio cui
purtroppo gli americani non riescono a sottrarsi. Peccato che alcuni
interessanti spunti di sceneggiatura rimangano fini e se stessi e
senza approfondimento: perché il piccolo Jackye (un sempre
straordinario Osment che però ci fa subito venire in mente Il sesto
senso nella scena in cui ode la voce misteriosa) a un certo punto
acquisisce le sue spettacolari doti matematiche? In che modo il
personaggio di David influisce sulla risoluzione positiva del
processo? Sviluppando maggiormente questi elementi - e dando loro un
reale peso nella storia - Il piccolo Jackye sarebbe stato ben più
intrigante ed avrebbe potuto aspirare a ben altri risultati
artistici.
SPEEDWAY
(Uscita per l'inferno) Strano il rapporto di Stephen King -
e dei suoi scritti - col cinema. Strano e controverso, diviso tra
produzioni di serie A (pensiamo a Shining), produzioni di serie B e
serial televisivi ma sempre - o quasi - con grande dispetto
dell'autore che si è visto travisato o mal rappresentato al punto
da dirigere egli stesso, con risultati per la verità estremamente
deludenti, una pellicola tratta da un suo libro, Brivido. Questa
pellicola diretta da un John Carpenter quasi irriconoscibile,
nonostante la presenza nel cast dello straordinario Rufus Sewell,
grande rivelazione del grande e sottovalutato Dark City, non sfugge
alla regola e senz'altro attirerà su di sé le ire dello scrittore
americano. Non perché il contenuto del libro sia travisato, si badi
bene, ma proprio perché manca di ogni qualità che si richieda ad
un buon film, specie se è firmato da un Grande come Carpenter: una
sceneggiatura degna di questo nome, ritmo, capacità di tenere desta
l'attenzione. Il tutto assomiglia ad un compitino tirato via alla
bell'e meglio, dove anche gli attori si aggirano straniti alla
ricerca di un senso da dare alle loro parti. Peccato anche perché
il romanzo da cui è tratto, edito nel lontano 1981, è uno dei più
originali dell'intera produzione "kinghiana" e meritava
ben altra cornice e confezione.
NEVER
LOOK THE SKY - Non guardare mai il cielo James Cameron? Ma
è davvero lui o - come per il clone di John Woo di Cops - si tratta
di un furbo omonimo dell'autore di Titanic? Certo che se è lo
stesso, questo "piccolo" film da camera rappresenta un bel
bagno di umiltà ed un ritorno all'essenzialità ben lontano
dall'epica cui ci aveva abituato. Strano prodotto, questo Never look
the sky (ma perché questo titolo inglese per un'opera non solo
italianissima nella confezione - regista a parte - ma soprattutto
nelle situazioni e nei contenuti?), confezionato come si usava negli
anni '60/'70 "in casa", utilizzando attori non
professionisti e raccontando il microcosmo quotidiano dei
"giovani di oggi" (come direbbero Elio e le Storie Tese)
con un linguaggio volutamente spoglio e minimalista. Il risultato è
gradevole, scorrevole, anche abbastanza "vero"… ma è
cinema? Il tutto ricorda più una fiction televisiva, a base di
dialoghi e dialoghi e dialoghi… con l'aggiunta "moderna"
delle chat e dei messaggi SMS. Inoltre la storia non ha un inizio e,
peggio, non ha una fine, ma dà l'impressione di girare in tondo
sugli stessi argomenti senza un reale approfondimento né dei
caratteri né dei sentimenti, per non dire del triste e deleterio
"messaggio" del film, annunciato anche dalla locandina,
"fallo agli altri prima che lo facciano a te" che
francamente mi ricorda tanto il motto coatto "chi bastona per
primo bastona due volte!". Mi si dirà che è una storia vera,
che questa è la realtà eccetera… ma, ripeto, è cinema? Io credo
proprio di no.
LA STRANA
COPPIA Nel 1969 il duo Jack Lemmon/Walter Matthau creò, a
partire da una commedia del grande Neil Simon, una delle più
formidabili macchine comiche della storia del cinema, La strana
coppia. Oggi, a oltre trent'anni di distanza, può essere ancora
attuale e, soprattutto, divertente la vicenda dei due divorziati
Oscar e Felix e della loro forzata convivenza? Il regista Reitman ci
ha creduto e, bisogna dirlo, opportunamente aggiornata e riveduta,
la commedia regge benissimo il peso degli anni e diverte oggi come
allora. Certo la maschera da cagnone imbronciato di Matthau - cui il
film è affettuosamente dedicato - è e sarà un ricordo indelebile
nella memoria di ogni cinefilo, ma la prova recitativa della inedita
coppia Crystal/Willis è da antologia e riesce a creare quel ritmo
di "botta e risposta" essenziale per la riuscita di una
commedia. Certo si tratta pur sempre di cinema "da
camera", di teatro filmato, e quindi senza grandi guizzi
creativi da parte del regista (che pure era partito con un film ad
alto tasso di effetti speciali come Ghostbusters) ma l'utilizzo
accorto di validissimi comprimari - su tutti il grande Macy - e di
una sceneggiatura senza buchi ne rende la visione scorrevolissima e
davvero divertente. Forse si poteva osare un po' di più arricchendo
la storia e facendola uscire dallo spazio ristretto
dell'appartamento di Oscar, ma la fedeltà alla commedia di Simon ha
prevalso, premiata oltretutto al box-office. Un prodotto non
rivoluzionario, quindi, che non resterà certo nella storia del
cinema, ma un onesto prodotto che mantiene né più né meno di quel
che promette. E non è poco.
A
ROCK'N'ROLL GHOST STORY Ecco un film che riesce a coniugare
il divertimento, lo spettacolo, con la voglia di "dire
qualcosa". Questa "storia di fantasmi del rock'n'roll"
è un film che spiazza lo spettatore: parte come una commedia, poi
prende una svolta fantastica ed infine diventa un dramma dai
sentimenti forti, ma il tutto senza squilibri tra un registro e
l'altro, merito anche della grande performance dell'ingiustamente
sottovalutato Michel Keaton che tra l'altro suona realmente la
chitarra. L'idea del film è forte ed originale: creare una band di
rockstar decedute, e poteva prestarsi ad una commedia fantastica
alla Zemeckis, ma poi la mano di Fincher interviene sterzando
decisamente sul drammatico e - quasi - sul filosofico. La morale è
semplice ma chiara: il mondo dei morti sta bene dove sta. Un film
musicale senza essere un musical, un film di fantasmi senza essere
un horror - certo che nella scena-madre dell'apparizione di Julie è
difficile non pensare a Ghost - una storia di amicizia, anche se con
entità dell'altro mondo. Uno dei film più originali del panorama
attuale, ben girato, ben recitato (grande come sempre il
"nonno" Sutherland) e servito da strepitosi effetti
speciali digitali che grazie al computer fanno "rivivere"
davanti ai nostri occhi le rockstars di un passato più o meno
lontano, con il solo neo di un finale forse un po' tirato via e
troppo ottimistico (quasi alla Blade Runner), ma questa, si sa, è
la dura legge di Hollywood: happy end forever!
BLOODY
MARY Ancora uno scenario apocalittico da "dopo La
Guerra", elemento ormai francamente un po' troppo visto al
cinema dagli anni '60 in poi e che, credo, difficilmente si
avvererà, per una storia ad alto tasso di adrenalina servita da
attori specialisti del genere "spara spara":
Schwarzenegger, Curtis, Busey ecc. La storia non è troppo originale
ma d'altronde non è l'originalità che si richiede a film di questo
genere, ma di passare un paio d'ore incollati alla poltrona per
tirare alla fine un sospiro di sollievo all'arrivo dei titoli di
coda. Cameron recupera i suoi trascorsi pre-Titanic e dà il ritmo
giusto ad una vicenda dove ammazzamenti e colpi di scena si
sprecano, quasi in un dilatato video-game, arricchendo il cast anche
di alcuni attori non propriamente avvezzi all'action-movie come
Bremner, lo strabordante Depardieu o il sempre ottimo Buscemi. Il
film è stato campione di incassi a riprova del bisogno dello
spettatore di evadere dalla realtà contingente e di scaricare
l'aggressività accumulata in ufficio, in auto, in famiglia.
LA
STAGIONE DEI MANGIACADAVERI Questo non è un film per
signorine e per stomaci delicati. I suoi ingredienti sono: sangue
(possibilmente rappreso), montagne d'ossa, droghe varie, voodoo,
zombie, insetti di varia dimensione e schifosità e amenità del
genere… ma il risultato è affascinante. Il canadese Cronenberg
sembra quasi voler riprendere il suo film più pazzo ed
inguardabile, Il pasto nudo (mooolto liberamente ispirato a un
romanzo di Burroughs) calandolo in una tipica storia poliziesca con
tutti gli elementi tipici del genere: il poliziotto di colore
imbolsito, quello più giovane, l'odioso industriale elegante,
vicoli maleodoranti, stupri, rapine e quant'altro l'immaginario del
moderno thriller richiede… solo che la vicenda appare subito molto
più intricata e sinistra di quanto possa sembrare. Purtroppo la
trama non è molto chiara e seguire il film rappresenta un atto di
volontà che richiede l'annullamento totale della razionalità, come
d'altronde nelle migliori opere del regista, da Videodrome a
eXistenZ. Non ci sono buoni in questo film, non c'è redenzione, non
c'è neanche giustizia, pur essendo coinvolti dei poliziotti, ma un
lungo allucinante incubo, un'immersione totale e senza appigli nelle
sabbie mobili del subconscio, faccia a faccia con le nostre paure
più ataviche (gli insetti, il buio). Contorto e un po' frammentario
La stagione dei mangiacadaveri non è certo il miglior film di
Cronenberg (qui presente anche in veste di attore) ma è comunque un
prodotto coraggioso che non ha paura di essere sgradevole.
Mister Hyde
[su]
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