La ciotola di panna

Il terzo capitolo di Niahm e gli scacchi del re è quello che personalmente preferisco.
Ho amato molto il finale di questa storia, per esempio. E, leggendosi con attenzione tutto il fumetto, ci si rende conto di come alla fine tutto quanto torni perfettamente.
E mi diverto, poi, a pensare che l’unico filo conduttore, per certi versi, proprio del terzo capitolo non rimane più soltanto la partita a scacchi che bisogna a tutti i costi giocare contro Finvarra ma una semplicissima, normalissima, buonissima ciotola di panna. È grazie a questa ciotola, pensate un po’, che ho avuto la possibilità di caratterizzare la madre e il padre di Thomas, accentuandone lo spirito religioso della prima e la praticità del secondo.
E poi diciamocela tutta, sono proprio certi dettagli che fanno la differenza in un racconto. Chiarimento: considero il primo numero, tutto il primo numero, un simpatico fumetto ma niente di più ma è così simpatico proprio grazie ai dettagli accennati poco più sopra e la ciotola di panna é il dettaglio più importante.
Secondo la tradizione, pane, burro, latte e panna dovevano essere messi di notte fuori la porta delle proprie abitazioni affinché qualcuno del piccolo popolo, passando di lì, potesse nutrirsi e non portare rovina con i suoi atteggiamenti dispettosi alle persone che in quelle abitazioni vivevano. Scherzando potrei definire questo scambio una strana forma di pizzo ma era in verità un gesto pieno di sacro timore verso chi, alla fin fine, in un certo senso scandiva la vita dei contadini e di chi non poteva “permettersi errori” viste già le precarie condizioni economiche in cui bazzicava.
In ogni caso una cosa è certa. Questi qui del piccolo popolo erano e sono tuttora davvero dei buon gustai. Mi chiedo soltanto se conoscono la parola “colesterolo”. Prima o poi dovrò chiederglielo. Insieme però alla loro marca preferita di panna. Certe dritte sono sempre ben accette!

Marco Sonseri.