Per ogni numero una diversa lettura

Il potenziale di un personaggio come Niahm è strettamente legato ai racconti sulle fate che la tradizione anglosassone ci offre, racconti che tra di loro, pur avendo elementi inconfondibili, risultano comunque diversi come intreccio narrativo. Quando c’è insomma il piccolo popolo di mezzo, la molteplicità tematica delle storie diventa un elemento di assoluta normalità. E così il quotidiano, il sacro e tutto ciò che è rito si uniscono in un ordine solo a prima vista casuale.
Seguendo questo schema, ho voluto costruire le tre storie di Niahm (Niahm e gli scacchi del re, La ballata di Hanna Ò Brien, Ormai a due passi) cercando però di mantenere inalterato il carattere della protagonista, volubile come quello di tutti gli esseri magici ma assolutamente logico nelle posizioni da prendere durane l’incedere dei racconti. E se quindi nel primo numero ho cercato di ispirarmi alle saghe fantastiche più delicate nelle loro suggestioni, stracciandole completamente nel secondo con un’atmosfera più cupa e cruenta, quasi da film giallo, nel terzo numero ho inserito tanti di quegli elementi mitologici da offrire un panorama più a 360° di quello che vuol dire fantasy. Almeno per me, è chiaro. L’acqua della vita, la fenice, Hela o l’albero del mondo solo in apparenza non rientrano nel folklore irlandese. Perché se è vero che certe figure sono estrapolate da altre religioni e contesti storici (la dea della morte scandinava e l’uccello dal piumaggio di fuoco, per esempio), è altrettanto vero che comunque convivono tutti in un grande calderone comune che rievoca le stesse sensazioni e sottende agli stessi significati. E poiché Niahm non è un fumetto storico se non nell’esplicito significato di identificazione per i lettori del periodo approssimativo in cui si svolgono gli eventi e della zona in cui è ambientato, credo che un simile esperimento possa avere una propria “cognizione di causa”.
Un esperimento che mi ha guidato e mi ha fatto guidare Niahm fin nello spazio siderale per farle abbracciare con lo sguardo quel cosmo di cui lei rappresenta i due aspetti fondamentali: l’infinito e la voglia di mistero.

Marco Sonseri