Confessione dello sceneggiatore

La genesi di un personaggio è sempre qualcosa di estremamente affascinante. Come tutte le nascite, d’altronde. Le nascite di dei, di leggende, di mostri, di eroi, di antagonisti, di saghe, di antichi rituali. Perché è un concetto che in sé incorpora l’idea di esterno e talvolta anche di estraneo ma al tempo stesso di incredibilmente familiare e indispensabile; un po’ come quando tu desideri qualcosa di cui non sei pienamente a conoscenza ma speri con tutte le tue forze che si trasformi presto in realtà.
In definitiva è anche quella una forma di nascita.
Niahm nasce proprio da questi “insani” desideri, molte volte poco conosciuti in tutti, ma proprio in tutti i loro aspetti ma che spesso regalano grandi e contrastanti emozioni.
Semplicemente perché permettono talvolta di raccontare o vivere quelle atmosfere – è così nel mio caso – che hai dentro e di cui vuoi a tutti i costi dar notizia ad altri.
In effetti, chi fa il cantastorie non fa altro che sussurrare alle anime delle persone tante, tante favole.
Con Niahm realizzo prima di tutto un mio grande desiderio, dunque; legato certamente al mio amore per la mitologia, la magia, la natura e le religioni. Ma è qui che incappo nel mio primo problema di cui immaginavo approssimativamente quando Niahm era idea ma che ho dovuto – nel momento in cui l’editore mi ha detto <<Facciamo il fumetto che mi hai proposto>> - affrontare invece quando, trovandomi davanti il computer, è sorta nella mia testolina la domanda “E adesso come rendo fatata l’atmosfera che dovrà avvolgere tutti i numeri di Niahm?”.
Perché sopra ogni cosa è di fate che si parla in questo fumetto.
Torniamo un attimino indietro. Poche righe più su ho scritto che la nascita è qualcosa di esterno ma anche di incredibilmente familiare. Adesso aggiungo anche di assolutamente personale, nel senso che è legata all’intimità della persona in una strana alchimia delle tre cose che sa di inspiegabile.
Ed è proprio in questa intimità che ho trovato i segnali guida per come rendere le atmosfere di cui sopra e che mi creavano - e che lo faranno finché non metterò la parola fine al personaggio - i succitati problemi. La soluzione trovata, poi, sembra tra le più scontate ma è l’unica vera…per quanto mi riguarda, ovvio. E questa soluzione è racchiusa in una sola parola, suggestioni. Perché è di questo indispensabile ingrediente che è farcito il fumetto della mia fata preferita. Suggestioni che hanno ben poco a che fare con la ragione o la razionalità o la struttura della storia che di volta in volta proponiamo ma che hanno il compito di regalare momenti unici e impalpabili – è questo che si intende in definitiva per “atmosfera”, no? – a chi si appresta a conoscere Niahm e il suo mondo. Un mondo fatto poi da una natura assolutamente incontaminata e verdissima che vuole richiamare la magnificenza delle terre irlandesi e che in effetti nell’Irlanda trova il primo palcoscenico. Ma non il solo.
Già Niahm, almeno nella mia mente, ha percorso leghe e leghe visitando posti non definiti ma segnalabili in qualsiasi carta geografica. Vedremo come andrà a finire.
Raccontare suggestioni e storie non significa però inventarsi soltanto trame e strutture. Vuol dire anche documentarsi affinché il lettore, insaziabile curioso, possa trovare quel mondo che lui conosce già ma di cui non riesce a staccarsi per le emozioni che sa regalargli.
E allora “sono costretto” a fare la conoscenza approfondita di ninfe, proverbi, spiriti del lago e delle acque, usanze del piccolo popolo, proprietà dei fiori, luoghi di ritrovo, personaggi di cui non avevo mai sentito parlare, muse ispiratrici, streghe a guardia del tesoro delle fate, re infedeli e regine gelose. E mi diverto così, quando mi ritrovo tutta questa documentazione in mano, a delineare caratteri e psicologie di personaggi di cui presto ne sono irrimediabilmente attratto e innamorato.
Ma è un lavoro di tessitura che richiede tempo, pazienza e tanto ottimismo. E ogni giorno allora incrocio le dita e spero che le mie favole siano favole che piacciano al pubblico e all’editore. Più al primo però che al secondo.
Questi problemi che bisogna affrontare (senza considerare quelli imprevedibili che nascono al momento della tessitura del fumetto e legati dunque ad un fatto più squisitamente tecnico) sono tuttavia alleggeriti dal disegnatore con il quale lavoro – il buon Francesco Bonanno – che riesce, con il suo tratto morbido e incredibilmente naturale, a rendere alla perfezione le atmosfere che ho in mente e che temo sempre di non riuscire a trasporre fedelmente.
<<I personaggi devono recitare in una tavola, in una sequenza, in ogni singola vignetta. Se non lo fanno non possono catturare l’attenzione del lettore>> mi dice sempre Francesco. Ed ha perfettamente ragione.
Sono molto fortunato a lavorare con lui, per le sue doti umane e professionali. Ed è a lui, poi, che devo il design di Niahm. Lui l’ha inventata graficamente, lui l’ha vestita e rivestita, lui l’ha caratterizzata seguendo la sua sensibilità di artista e di autore e lui l’ha resa credibile ad un pubblico di lettori molto smaliziati. Che in realtà Francesco abbia già visto le cose che io mi immagino e che gli sottopongo attraverso una fredda sceneggiatura? Non sarebbe difficile crederlo.
In ogni caso noi due abbiamo assistito lentamente alla nascita di un nostro personaggio di cui ci apprestiamo a vederne l’evoluzione. È un nostro sogno e come per ogni sogno, anche qui ci vuole tempo, pazienza e un forsennato ottimismo.
Per fortuna non ci manca.

Marco Sonseri