|
Liconostasi:
elementi di storia, teologia e antropologia.
La storia
Liconostasi è un elemento dellarredo interno duna chiesa "bizantina" e si colloca tra il santuario (ossia tra il presbiterio dovè situato laltare) e la navata. Liconostasi è sostanzialmente una parete divisoria che sorregge un certo numero di icone. Storicamente sia le chiese occidentali che quelle orientali hanno conosciuto, fin dallantichità cristiana, una divisione tra la zona del presbiterio, in cui venivano celebrati i divini misteri, e quella lungo la quale si collocavano i fedeli. Tale divisione divenne indispensabile soprattutto a partire dallepoca in cui il cristianesimo divenne religione di Stato. NellImpero romano il passaggio di intere masse dal paganesimo al cristianesimo e la conseguente presenza costante e cospicua dei catecumeni rendeva necessario nascondere allo sguardo dei neofiti i misteri celebrati. La verità cristiana, infatti, per poter essere assunta e vissuta doveva essere mostrata in forma graduale e didattica. Non era quindi corretto esporre tutto e subito poiché molte cose non sarebbero state comprese e vissute. Nascondere il presbiterio agli occhi dei fedeli divenne sempre più necessario. Così, in Oriente, esisteva una balaustra sulla quale si elevavano delle colonne che sorreggevano una pergula dalla quale pendevano icone e lampade. Contemporaneamente, in Occidente, cera lusanza di nascondere il presbiterio con un'iconostasi priva d'icone e con delle tende (vela templi) che scomparvero definitivamente solo in epoca barocca (XVII sec.).
Il principio che stava dietro a queste scelte era lo
stesso: le cose sante non potevano essere svelate perché esiste
una gradualità con la quale luomo viene educato e si
avvicina alla fede. Lo stesso credente, oramai avanzato negli
anni, conosce che non può sapere tutto e subito e che esiste
sempre un limite oltre al quale il suo sguardo raziocinante
flette le ali e cade al suolo.
Tale conoscenza si è mantenuta inalterata in tutto lOriente cristiano. LOccidente, invece, da un certo punto in poi ha preferito percorrere unaltra via. A partire dal periodo scolastico (XIII sec.) ha insistito su ciò che di Dio si può dire (teologia catafatica) lasciando in ombra tutto ciò che non si può dire (teologia apofatica). Questo fatto ha introdotto nella liturgia occidentale degli elementi fino ad allora inesistenti attraverso i quali "bisognava vedere" Dio. Il periodo barocco ha fatto della liturgia cattolico-romana un luogo splendido per stupire e colpire i fedeli. La sontuosa magnificenza della liturgia post-tridentina era finalizzata per affermare trionfalmente la verità cattolica contro leresia luterana. Il favoloso spettacolo estetico della liturgia barocca richiedeva il primato della visione.
Lepoca moderna con il suo individualistico bisogno duna "religione non ufficiale" e con la sua devozione privata ha introdotto nel cristianesimo ulteriori elementi innovatori. Gli altari laterali delle chiese cattoliche (diffusisi dalla fine del medioevo) sono il segno dun bisogno popolare di sentire "esteriormente" Dio vicino a sè, non lontano o in qualche luogo nascosto. Questo segno è stato foriero di ulteriori sviluppi moderni che hanno percorso la medesima direzione, sviluppi che non hanno tardato a manifestarsi e a partorire, anche recentemente, i loro frutti. Così, a partire dagli anni 70 del XX secolo, troviamo chiese che non hanno nemmeno un presbiterio nelle quali laltare (o piuttosto una semplice mensa?) si situa semplicemente al centro dellassemblea sotto lo sguardo di tutti.
La teologia
Dopo che è stato esposto
questo percorso storico non ci si meraviglia se, oggi, la
presenza delliconostasinon è capita dai cristiani non
ortodossi al punto desser ritenuta un elemento accessorio
e, forse, inutile dal momento che impedisce ai fedeli di
osservare cosa succede al di là di essa. Questa mentalità è
attecchita in qualche frangia ortodossa della diaspora o è
presente in qualche cristiano passato all'Ortodossia dopo esser
vissuto lungamente in un contesto ad essa estraneo. Esiste,
così, qualche chiesa ortodossa nella quale liconostasi si
riduce al minimo indispensabile, la cui porta centrale è così
ampia da consentire ai fedeli una comoda visione della
celebrazione allaltare o dove le icone sono disposte in
modo da lasciare il più possibile il campo aperto alla visuale.
L'immagine che troviamo presso queste righe è un eloquente
esempio in merito. Tali sporadici tentativi di annullare il
significato delliconostasi sono succubi, in forma evidente,
duna mentalità non ortodossa.
Laddove, nellOccidente cristiano, per incontrare Dio è necessario "vedere" (lelevazione dellOstia dopo la sua consacrazione inizia grosso modo nel XIII secolo, cioè in piena cultura teologica scolastica), per lOriente è indispensabile nascondere. Questultimo atteggiamento è in linea perfetta con il pensiero patristico e, in particolar modo, con quello di San Gregorio di Nissa per il quale "Mosé vide Dio nella tenebra".
Infatti: cosa cercavano alcuni cristiani occidentali quando si introdusse lelevazione dellOstia nella Messa? Un cambiamento di colore del pane, una luce o unimmagine! E certo che non tutti erano animati da questa strana curiosità, tuttavia questo fatto, al tempo abbastanza diffuso, indica una significativa mentalità che poi si è imposta, una mentalità in base alla quale bisogna cercare Dio al di fuori di se stessi. In Occidente la liturgia decadde fino al punto che "si prendeva messa" solo se si osservava lelevazione dellOstia. In qualche città italiana la Messa veniva celebrata sul balcone della facciata di una chiesa di fronte alla quale cera la piazza che ospitava il mercato. Al momento dellelevazione, segnata dal suono dun campanello, i traffici del mercato si fermavano. Lo sguardo di chi comperava e di chi vendeva si volgeva allostia elevata. In tal modo le persone "prendevano Messa" senza sacrificare troppo i loro affari personali!
Davanti a ciò il cristiano ortodosso immediatamente dice: ma cosa cè da osservare, dal momento che per il cristiano la Grazia è invisibile ed opera nel cuore delluomo? Dal momento che Dio, pur essendo in tutto, è al di là di tutto?
Dietro a queste domande cè quella mentalità patristica secondo la quale Dio abita in una luce che (per luomo) è tenebra ed è solo in essa che è possibile contemplarLo. La paradossalità per lOrtodossia è lunico modo per poter esprimere la realtà divina senza racchiuderla (e quindi finire per negarla) in lineari schemi mentali (come il principio aristotelico di non contraddizione).
Questo è il motivo "teologico" che motiva lOriente cristiano a continuare a costruire una parete divisoria tra il santuario e la navata della chiesa.
Lantropologia
Ma a questo motivo si
può aggiungerne un altro di ordine "antropologico". La
chiesa rappresenta simbolicamente la vita delluomo e i suoi
stadi di crescita. Se lingresso simboleggia laprirsi
delluomo al cristianesimo, il suo rinascere come nuova
creatura e la navata simboleggia il cammino cristiano,
liconostasi rappresenta il luogo della visione, della
trasfigurazione. E lultimo stadio dietro al quale
cè lIneffabile, Colui che non può essere racchiuso
dai Cieli e la cui essenza (secondo il pensiero patristico
orientale) non può essere partecipata neppure in Paradiso. Ma il
santuario rappresenta, altresì, il cuore delluomo, luogo
nel quale si manifesta la presenza di Dio.
Ora il cuore delluomo (ossia la sua interiorità) è molte volte sconosciuto pure a lui stesso. Sicuramente i pensieri che si aggirano nel cuore non devono e non possono essere condivisi con tutti. Uno sguardo esterno non può entrare nel cuore dun uomo senza violarne lintimità e la sacralità.
Ecco un altro motivo per cui la chiesa, simbolo umano, ha il santuario nascosto. Concepire una chiesa con un santuario inesistente o aperto ad ogni sguardo significa, per lOriente, aver un concetto inesistente del mistero di Dio, quindi un concetto secolarizzato su Dio, oltre che sulluomo, dal momento che la chiesa si pone come un simbolo, un ponte tra linteriorità delluomo e la realtà ineffabile di Dio.