Nel mondo tramandatoci dai Poemi omerici la figura del poeta, l'aedo,
è spesso presente ed ha un ruolo di particolare rilievo e prestigio.
L'aedo, accompagnandosi con una cetra, canta al termine del banchetto per
i nobili convitati di un re, oppure durante i giochi e le grandi feste
pubbliche. Il suo canto è ispirato da un dio, da Giove,
da Apollo oppure da una delle nove
Muse, le compagne del dio Apollo che risiedono sul Parnaso. L'aedo
ha un'arte sublime, ma è cieco: la sua capacità di vedere
e cogliere i moti più intensi ed universali del cuore e dell'animo
umano gli impedisce di fermare la vista su ciò che appare ai comuni
mortali.
Se Omero è stato un personaggio storico,
possiamo immaginare la sua figura e la sua condizione sociale simili a
quella di Demodoco, un aedo che ci viene presentato nell'Odissea.