Malía (Vergine e di nome Maria)
di Sergio Nasca


Soggetto e sceneggiatura: S. Nasca; dir. fotografia: Giuseppe Aquari; musica: Sante Maria Romitelli; montaggio: Luciano Anconetani; scenografia: Massimo Lentini; arred.: Maria Angela Capuano; dir. produz.: Franco Casati; ass. regia: Maria De Simone; segr. ediz.: Ilde Muscio; isp. prod.: Adriano Di Lorenzo, Claudio Cuomo; ammin.: Amerigo Santini; operatore: Emilio Giannini, Enzo Tosi; ass. op. Carlo Aquari; tecnico del suono: Ignazio Bevilacqua; microf.: Valentino Signoretti; truccat.: Giulio Mastrantonio; uff. stampa: Mario Longardi; dirett. doppiaggio: Renato Izzo.
Int. Turi Ferro (Don Vito), Andréa Férreol (Maddalena), Cinzia De Carolis (Maria), Renato Pinciroli (Giuseppe), Clelia Matania (Anna, madre di Maria), Leopoldo Trieste (il santone lucano), Tino Carraro (il vescovo), Jean Louis (Luca), Sandro Dori (Matteo), Gian Piero Vinciguerra (Prospero), Marino Masé (Gabriele), Enzo Cannavale, Alvaro Vitali, Renato Chiantoni, Valentino Macchi, Sandro Dori, Nicola Di Pinto, Anna Maria Dossena, Marco Mariani, Nelly Namiach, Franco Pesce, Dada Gallotti, Giancarlo Badessi, Giorgio Jovine, Antonella Fasano, Giovanni Febbraro, Francesco D’Adda, Sergio Sinceri.
Produzione: Roel Bos per Baal Film (Roma), Viaduc Productions (Parigi), 1975; prod. esec.: Enzo Giulioli.
Distribuzione: Euro International Film.
Durata 95’. Eastmancolor, colore: Luciano Vittori.
Il film, programmato l’11.9.1975 col titolo Vergine e di nome Maria, fu immediatamente sequestrato (per vilipendio alla religione). Fu quindi imposto alla produzione un cambio di titolo (Malia). Quello originale rimase come sottotitolo.


Il soggetto
In una baraccopoli alla periferia di Torino, la quattordicenne Maria, orfana di padre, resta incinta. Poiché è opinione comune che la ragazzina non ha mai conosciuto uomo, in quell’ambiente sottosviluppato culturalmente, dove dominano sovrani superstizione, vizio e prostituzione, ben presto si sparge la voce che quella maternità è opera dello Spirito Santo. Il parroco, tenta in ogni modo di convincere gli abitanti delle baracche, che non si tratta di miracolo. Non serve: Maria, giorno dopo giorno, diventa oggetto di culto, fa arricchire la madre e, ormai nella parte della “miracolata”, cambia anche di carattere. Quando il “caso“ sta per essere preda di speculatori, il parroco scopre che a mettere incinta Maria è stato suo nipote, un minorato psichico. La notizia imbestialisce la gente: la ragazza, presa a sassate, è costretta ad abortire.


La critica
[... ] Sergio Nasca ha dovuto aspettare quasi due anni per far uscire il suo film "Vergine e di nome Maria" e, tanto per cancellare ogni equivoco, gli ha dovuto anche cambiare titolo. Il torto di Nasca è stato quello di inventare una vicenda che registra una esplosione di religiosità in un ambiente di baraccati: ma questa povera gente, come comprende anche il loro parroco, è avida di una fede che, tornando al Vangelo, rifiuta la complicità col potere. Immaginate una specie di "Miracolo a Milano" intrecciato ai motivi di "Viridiana", ma risolto con un piglio narrativo assai sicuro e spesso decisamente personale. Nasca non è soltanto una vittima dell’ignorantismo, è anche uno dei nuovi registi da tener d’occhio; e "Malia", nel complesso, è più convincente del suo primo film, "Il saprofita" [...]. (T.Kezich)