Trevico-Torino viaggio nel Fiat-Nam
(1973)
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Soggetto e sceneggiatura: Ettore Scola, Diego
Novelli Soggetto: |
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Ettore Scola decide di girare un film esattamente sulla linea di confine tra il cinema militante (per realizzarlo si appoggia all’Unitelefilm, la struttura cinematografica del PCI) e il cinema politico che in quegli anni gode di un certo successo. Sia pure sotto forma di canovaccio, il film racconta una storia e in alcuni dialoghi si sente il mestiere di uno degli sceneggiatori più abili del cinema italiano. È un’opera insolita, lontana dai generi di consumo, realizzata con l’attenzione rivolta contemporaneamente al neorealismo e alla tradizione del documentarismo sociale. Il film fu accolto all’epoca dai giudizi severi di differenti correnti politiche. Se infatti l’estrema sinistra si sentiva non ben rappresentata nel personaggio di Vicki, dalle confuse idee rivoluzionarie (la militante di "Lotta Continua", Vicky Franzinetti, che realizza il film mentre sta per conseguire la maturità classica al liceo di Carmagnola e devolve a "Lotta Continua" l’intero ammontare del proprio compenso), la critica più moderata considerava eccessivo il ritratto alienante dell’operaio Fortunato che rischiava di screditare il realismo dell’opera. Un realismo che per alcuni era invece fin troppo annacquato da «furbizie spettacolari». Rivisto oggi, lontano dalle tensioni dell’epoca, "Trevico-Torino" appare invece un buon film di denuncia, frutto di un lavoro coraggioso e pertinente di ricerca giornalistica di Diego Novelli, dirigente del Pci e futuro sindaco di Torino. La Trevico da cui proviene il protagonista maschile del film è anche la città natale dello stesso Scola. |