L’ULTIMO UOMO DI SARA (1974) 
di Maria Virginia Onorato


Soggetto e sceneggiatura: M.V.Onorato; dir. fotografia: Mario Masini; musica: Ennio Morricone diretta dall'autore, ed. mus. R.C.A. (la canzone: «L’ultimo uomo di Sara» di E. Morricone / M. Ligini è cantata da Carmen Villani con l’orchestra Guido Relly) ; montaggio: Silvano Agosti; ass. mont.: Romano Giomini; scenog. e costumi: Milvia Deanna Frosini; dir. prod.: Grazia Rossana Volpi; isp.prod.: Franco Casati, Guido Mattei; ass. oper.: Marco Onorato; fonico: Remo Ugolinelli; eff. sp. Sergio Basili, Aldo Ciorba.
Int. Rosemarie Dexter (Anna), Oddo Bracci (Paolo Castellano), Glauco Onorato (commissario Maras), Verena Baer Volonté (Sara Frangipane), Manrico Pavolettoni (Eugenio Ottolenghi, mercante d’arte), Franco Tommei, Enzo Robutti (commesso viaggiatore), Lorenzo Piani (Sandro, amico di Sara), Pietro Zardini, Michelangelo Vona.
Produzione: Grapp Film; Distr. I.N.C. Durata 115’. 
In Eastmancolor, positivi: Luce Servizi. 
Studi: Cinecittà, esterni a Milano.
V.C. n.62883 del 11-08-1973
P.P.P. 13/02/1974
Reg. Cin.co 5.290.
Incasso: 16.400.000.

Soggetto
Il pittore Paolo Castellano cerca di scoprire la verità intorno al presunto suicidio della moglie Sara. In una cinepresa Paolo trova inserito l’ultimo film girato da Sara, relativo ad una strage avvenuta a Milano. Grazie alla pellicola Paolo scopre la matrice fascista dell’orribile delitto, di cui erano stati incolpati gli anarchici.


Critica
[...] "L’ultimo uomo di Sara" è un film singolare e interessante più che bello; voglio dire più pensato e architettato che radicato in un sentimento. Forse bisognava lasciare cadere il giallo e puntare più sul mistero di tutto ciò che non pare misterioso, cioè mirare più al quotidiano che al drammatico. Bisogna tuttavia riconoscere alla Onorato una decisa capacità di far cinema[...] 
Alberto Moravia

C’è un mistero dietro il suicidio dì Sara, una donna separata dal marito che viveva a Milano tutta presa dall'hobby di filmare la cronaca della propria vita. Inquietanti episodi si susseguono nelle giornate che il vedovo passa a frugare tra le pellicole della defunta: un mezzo incendio, tentativi di effrazione, pedinamenti, passaggi di macchine minacciose. Fin troppo presto rispetto alle regole del thrilling e troppo in anticipo sul diretto interessato scopriamo l’evidenza di una pista nera: la povera Sara ha fatto la fine di quel portinaio di Padova che volò dalle scale o di quell’altro che fu suicidato in mezzo metro d’acqua. Nel maledetto imbroglio si muove, come un pesce nell’acqua, un commissario che ostenta il maglione bianco girocollo e le curiosità intellettuali di Calabresi: e proprio sulle sue spalle, come su un bersaglio, sarà puntato nel finale l’obiettivo implacabile di una nuova Sara sbucata dall’ombra con la cinepresa in mano. Ex allieva del Centro, ex attrice nel film "Gli arcangeli" di Battaglia, cineasta militante con un mediometraggio sul problema dei cottimi all’Alfa, Maria Virginia Onorato ha fatto un film in cui si respira l’atmosfera mefitica dell’Italia di piazza Fontana, prendendo a modello da una parte "Blow up" e dall’altra "Z - l'orgia del potere" [...]
(T. Kezich)