ROMA

 

 

 

BREVE STORIA DEL COLOSSEO     

La realizzazione dell’Anfiteatro Flavio fu voluta da Vespasiano che voleva restituire in modo memorabile alla popolazione di Roma un’area che Nerone aveva trasformato in un lago ed incluso nella sua sterminata Domus Aurea. Il Colosseo fu inaugurato da Tito nell’80 d.C. con giochi che durarono cento giorni e videro il massacro di ben cinquemila belve, offerti per ingraziarsi la cittadinanza. I lavori furono conclusi da Domiziano.

Nel Medioevo l’ Anfiteatro Flavio fu trasformato in fortezza e successivamente divenne una cava di materiali fino alla metà del XVIII sec.

Gli incendi avvenuti negli anni 217 e 250 d.C., il fulmine del 320, i terremoti del 429, 443 e del 1349, uniti al disuso e alla depredazione dei materiali, avevano reso la struttura sempre più fatiscente. In particolare nel disastroso terremoto del 1349 caddero alcune arcate del cerchio esterno; il marmo crollato venne utilizzato nella seconda metà del XV sec. per la costruzione di palazzo Venezia  da papa Paolo II che diede addirittura il permesso di distruggere altri archi per procurarsi il materiale da costruzione.

Nel ‘700 Benedetto XIV decise di consacrare il Colosseo alla passione di Cristo dedicandolo alla Via Crucis. Tuttavia le condizioni dell’anfiteatro resero necessari a partire dall’800 importanti interventi di restauro. Tra questi si ricorda quello del 1810 che prevedeva di inglobare l’antico Anfiteatro Flavio in un parco archeologico. Da allora il Colosseo è stato sottoposto a numerosi interventi che continuano fino ai giorni nostri.

 

Il Colosseo è realizzato in opera quadrata di travertino all’esterno e nelle principali strutture portanti, mentre le altre strutture sono in opera quadrata di tufo, laterizio e calcestruzzo. Ha una forma ellissoidale, con l’asse maggiore di 188 m. e il minore di 156 m.

L’esterno è scandito da tre ordini di 80 arcate sui pilastri inquadrate da semicolonne ( tuscaniche, ioniche e corinzie) e concluso da un attico a paraste corinzie coronato da mensole, per un’altezza totale di 48,50 m.

La cavea era suddivisa seconda della classe degli spettatori: le gradinate inferiori riservate ai patrizi erano in marmo, mentre le ultime, riservate alla plebe, erano in legno e separate da un alto muro. L’arena (86 m x 54 m) era coperta da un tavolato nel quale si aprivano le botole che permettevano l’ingesso delle belve.

Si stima che l’anfiteatro potesse contenere un numero di spettatori compreso tra i 40.000 e 70.000

LA FONTANA DI TREVI

 

La fontana di Trevi fu iniziata nel 1732 da Nicola Salvi per Clemente XII, conclusa da Giuseppe Pannini fu inaugurata nel 1762.

E’ alimentata dalla cosiddetta “Acqua Vergine” le cui origini risalgono ai tempi dell’imperatore Augusto, quando il genero Agrippa fece arrivare l’acqua corrente fino al Pantheon e alle sue terme grazie alla costruzione dell’acquedotto Vergine; l’afflusso dell’acqua fu compromesso in età medievale. Nel XV sec. grazie ad un lavoro di restauro l’acqua tornò a fluire in una grande vasca con tre bocche di notevole portata.

Nel XVII sec. Gian Lorenzo Bernini fu incaricato della “ trasformazione” della piazza e della fontana, tuttavia il suo progetto venne bloccato per mancanza di soldi. Successivamente papa Innocenzo XIII fece allargare le proprietà della sua famiglia fino alla piazza di Trevi e il palazzo Poli arrivò ad affacciarsi proprio dietro alla fontana che tuttavia rimase incompiuta fino all’anno della vittoria del concorso da parte di Salvi.

L’idea fondamentale è quella di creare scenograficamente la “reggia dell’Oceano”, un palazzo-arco di trionfo (palazzo Poli) da cui si affaccia la colossale figura dell’Oceano (realizzata da Pietro Bracci) trainato verso la vasca da due cavalli marini.

Secondo la tradizione gettare una moneta nella fontana volgendole le spalle assicura la possibilità di ritornare a Roma.

 

BASILICA DI SAN PIETRO

Le origini della basilica risalgono al 320 d.C. quando fu eretta sul sepolcro di Pietro per volere dell’imperatore Costantino. Nel XV secolo papa Nicolò V affidò a Bernardo Rossellino l’incarico per la ricostruzione della zona absidale, progetto che venne interrotto fino al momento in cui Giulio II decise di rifare l’intera basilica. Molti nomi importanti ebbero l’onore di essere nominati con il titolo di primo architetto della fabbrica di San Pietro: da Bramante a Raffaello, da Antonio da Sangallo a Peruzzi; il progetto definitivo è tuttavia da attribuirsi a Michelangelo. Quando gli fu dato l’incarico nel 1546 Michelangelo fece subito eseguire due modelli per presentare un progetto del tutto differente da quello dei suoi predecessori; questo fatto suscitò scalpore e fu solo grazie all’appoggio di papa Paolo III che la sua proposta venne accettata. Egli riprese l’impianto a croce greca di Bramante ma lo semplificò notevolmente. Alla sua morte nel 1564 erano terminate la parete meridionale, l’abside sinistra e il tamburo della cupola. Quest’ultima fu voltata, dopo molti dubbi, solo negli anni tra il 1588 e il 1591 da Giacomo Della Porta e successivamente da Domenico Fontana.

L’organismo michelangiolesco, ancora incompiuto, fu poi profondamente modificato per volontà di Paolo V che, per ragioni liturgiche e per affermare la grandezza della Chiesa cattolica trionfante, decise che la basilica si sarebbe dovuta allungare di tre campate. Del progetto fu incaricato il Maderno che realizzò anche la facciata della chiesa.

 

La basilica presenta un impianto a tre navate innestate sulla pianta centrale; la struttura è semplice e possente tipica delle chiese della Controriforma. Le tre campate aggiunte per volere di PaoloV sono sormontate da una monumentale volta a botte progettata sempre dal Maderno. Sugli enormi pilastri progettati da Bramante si erge ancora oggi la cupola, perfetta nella forma emisferica, che tuttavia sembra sospesa sull’immenso invaso sottostante grazie alla luce emanata dall’anello delle finestre.

All’interno della basilica si trova il celebre Baldacchino progettato da Gianlorenzo Bernini composto da quattro colonne a spirale di bronzo che con le loro dimensioni gigantesche esprimono simbolicamente il cambiamento dalla semplicità dei primi cristiani allo splendore della chiesa della Controriforma, con la sottintesa vittoria del cristianesimo sul mondo pagano.

Le colonne terminano con quattro grossi angeli dietro ai quali emergono enormi volute che si incontrano sotto la trabeazione ricurva sormontata a sua volta dalla croce sul globo dorato.

Ogni parte del baldacchino, così come tutto l’interno della basilica, è accompagnata dalla scultura.

 

Anche la piazza antistante la basilica fu progettata dal Bernini il quale per il progetto tenne conto di alcune necessità del rito. Primo tra tutti egli prese in considerazione il fatto che a Pasqua e in alcune altre occasioni il papa benedice il popolo di Roma dalla Loggia della Benedizione sopra l’ingresso centrale della chiesa. Questa è una benedizione estesa simbolicamente al mondo e per questo motivo la piazza doveva contenere il massimo numero di persone e la Loggia doveva essere visibile al maggior numero di persone possibile. La forma della piazza doveva dare inoltre l’idea del carattere universale della funzione. Egli scelse di realizzare la piazza con una forma ovale circondandola con un colonnato piuttosto basso per evitare che questo impedisse di vedere il papa benedicente. La forma scelta inoltre conteneva un significato specifico in quanto i colonnati avrebbero dovuto rappresentare le materne braccia della chiesa «che accolgono i cattolici per rinforzare la loro fede, gli eretici per riunirli con la chiesa e gli agnostici per illuminarli nella vera fede».

Recentemente è stata demolita la cosiddetta «spina» (le case fra il Borgo Nuovo e il Borgo Vecchio) ed è stata così creata una vasta carreggiata che va dal fiume Tevere alla piazza San Pietro.

 

Foto di Roma

 

LA CUCINA ROMANA

 

UNO DEI PIATTI TIPICI ROMANI SONO I BUCATINI ALL'AMATRICIANA

BUCATINI ALL’ AMATRICIANA

 

INGREDIENTI PER 4 PERSONE

 

450g di bucatini

50g di guanciale(o pancetta tesa)

Una cipolla

2 peperoncini piccanti

Pecorino piccante

Olio extra vergine di oliva

Burro

Una scatola di pelati da 450g

Sale

 

 

PREPARAZIONE

 

Sbucciate la cipolla e affettarla al velo; tagliate il guanciale (o pancetta tesa) a pezzettini.

Mettete i due ingredienti in una padella con 2 cucchiai di olio extra vergine di oliva e 30g di burro. Fate soffriggere dolcemente dolcemente fino a che la cipolla sarà appassita, a questo punto unite i pomodorini sgocciolati dalla loro acqua e schiacciati.

Aggiungete i peperoncini, salate e cuocete il sugo a fuoco moderato per 20 minuti circa; intanto fate cuocere la pasta.

Scolarla al dente.

Rovesciarla nella padella del sugo, unite 2/3 manciate di pecorino, mescolate…

Servire ben caldo.

 

 

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