[ KNOWLEDGE WORKERS®]  per una pedagogia della resistenza

DAL " MANIFESTO" DEL 5 MARZO 2004

COMMENTO
I saperi sotto esame
GIUSEPPE ALLEGRI*
Qualcosa si muove nelle ormai troppo soporifere università della penisola: questo è il primo, incontrovertibile e confortante dato della giornata di mobilitazione di ieri. L'altro elemento di positiva novità è nella relazione, ancora a livello embrionale, tra il variegato e frammentato mondo del precariato della ricerca e gli studenti. Sembrano essere queste le forze vive che smascherano il micidiale circolo vizioso in cui si è avvitata l'università italiana, in cui, per dirla con un'amara battuta, ricercatori precari formano studenti condannati a infoltire il già immenso serbatoio della forza lavoro precaria.

Per questo il valore aggiunto di questa presa di parola pubblica dei soggetti più deboli (studenti e ricercatori precari) che vivono quotidianamente nelle università è la volontà di rimettere in discussione da cima a fondo l'attuale statuto dei saperi, avendo la pretesa di parlare al fermento dei movimenti sociali degli ultimi anni. E allora le lotte per imporre il ritiro del ddl Moratti diventano l'occasione per avviare un confronto pubblico sull'università già incamminata nel suo «divenire azienda»: quella del 3+2, dei ritmi fordisti di frequenza obbligatoria, dei mille moduli, di parcellizzazione e mercificazione dei saperi.

I pericoli di una deriva corporativa - e in funzione di lotte intestine al sistema baronale - sono sempre in agguato, ma la capacità di mettere al centro delle mobilitazioni il sistema di formazione e trasmissione dei saperi scardina la visione gretta ed autoreferenziale che pure circola nel sottobosco delle diverse categorie latamente accademiche. Con uno scarto che probabilmente si aspettava da anni sembrano definirsi lotte che a partire dal nodo formazione-saperi investono la questione più generale del precariato sociale.

Mai come ora cominciano ad essere svelati i nessi che legano i percorsi della formazione con la rivendicazione di diritti: in un sistema in cui la cooperazione sociale viene immediatamente messa al lavoro e sfruttata, la produzione ed innovazione di sapere esige garanzie che aspirano ad essere universali. Nuovi diritti di cittadinanza sono sottesi alle lotte dei precari del cognitariato: passeranno anche e soprattutto di qui le lotte per il primo maggio dell'europrecariato.

Ma non solo. Le rivendicazioni degli universitari si inseriscono nelle mobilitazioni portate avanti da insegnanti, genitori e bimbi nelle scuole materne ed elementari. Le diverse età della formazione (da tre a cinquanta anni e oltre) rivendicano la possibilità di produrre e trasmettere saperi altri rispetto alle logiche miopi imperanti. Non sono lotte di reazione: sono tentativi di immaginare e praticare finalmente saperi pubblici. Ma tutte queste mobilitazioni sono anche appelli a mettere al centro del dibattito pubblico il nodo della formazione delle nuove generazioni. Parallelamente sembrano agitarsi anche i lavoratori ed i fruitori (noi tutti) delle biblioteche pubbliche, dinanzi alla prospettiva di pagare un «ticket per leggere». Sarà un altro segmento di lotta, che intercetta la questione della proprietà intellettuale e dei brevetti: altra carne al fuoco nel secolo digitale e del sapere condiviso.

È solo un varco quello che si sta aprendo in questi giorni: dinanzi alla ristrutturazione governativa e nell'afasia pressoché totale delle cosiddette opposizioni. E' il protagonismo dei movimenti che prova a dettare l'agenda delle lotte a venire, partendo dai saperi ma mettendo in connessione l'intero sistema sociale. I sindacati vanno a rimorchio (come nel caso della recente manifestazione della scuola, a un mese da quella autorganizzata da genitori ed insegnanti) ma sembrano esserci, con la volontà di resistere ed andare oltre, si spera. Tutta la conflittualità prodotta e che si produrrà nei mesi a venire prova a sperimentare nuove lotte per nuovi diritti.

Sarà difficile, bisognerà avere molta pazienza, ma i primi passi sono stati fatti. C'è da augurarsi una primavera con mille fiori: e non è detto che non siano i tanti bimbi invisi ai nostri governanti a donarceli.

* Assegnista di ricerca a Roma

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