Aprile 2003
"Filippo Scarrone & Matteo Giorgi"
E la frutta è servita!



Cari lettori, con il ritorno ufficiale di Scarrone e Giorgi nei ranghi bulsari stiamo assaporando la frutta sul fondo del barile.
Ma dove avevamo lasciato questi due ragazzi di vita che gravitavano un tempo intorno all'universo gialloblu? Filippo era riuscito anni fa a ritagliarsi un ruolo di prestigio all'interno della tifoseria organizzata della Gloria, finendo per occupare il posto più alto nella piramide della società, secondo solo al Presidentissimo, quello di sub-comandante Ultras (laddove il comandante è ovviamente il divino Presidente, detentore nelle proprie mani del potere temporale e sprituale). Nei panni di sub-comandante il buon Scarrone è sempre riuscito a mantenere alto l'onore glorioso, andando a combattere infinite battaglie contro le tifoserie avversarie, dove alternava una mazzata in testa al nemico ad una generosa cucchiaiata di pansoti nella sua bocca. La sua fama si estese rapidamente anche fra gli ultrà di altre sponde e tante e tali furono le sue imprese in battaglia che in breve gli si creò addosso un'aureola di leggenda. Ormai era conosciuto come Attila Scarrone e quando appariva in tutto il suo splendore, armato di cucchiaio, era questa la frase proferita a piena voce dai terrorizzati nemici:"Arriva Attila! Dove passa lui non ricrescono i fiori! In compenso resta sempre una scia di sugo di pansoto."
Ma dal momento che ad ogni scalata fa sempre seguito un'impervia discesa, anche l'impero filippesco dovette fare i conti con un tanto brusco quanto inaspettato declino. Come si è già accennato nella prima delle news, negli ultimi anni di regno scarronico si stava sviluppando una furibonda guerra intestina che lacerava il cuore della Curva Est. Infatti al gruppo filo anarcoide della "Confraternita del pansoto" capeggiato dal prode Scarrone, si era venuto ad opporre, sempre con un numero maggiore di proseliti, il gruppo dei "Peperoni della Est", orientato verso furori xenofobi di estrema ruvidezza. Stando ad indiscrezioni, i Peperoni potevano vantere anche il sostegno di due calciatori bulsari (e tutti gli indizi portano a sospettare di Caviglia e Rodella, che mai hanno nascosto i loro primordiali istinti omicidi verso lo straniero - o come lo chiamano loro "l'invasore" -) e anche grazie a questi, con un golpe militare, presero saldamente in mano il controllo della Est, dopodiché cacciarono via dai gradoni della gradinata un abbacchiato Filippo, facendolo bersaglio di un fitto lacio di pansoti mal cotti, estrema umiliazione per il fu sub-comandante.La cronaca di oggi ci raconta poi che anche i Peperoni dovettero abdicare il trono della Est, sostituiti da una nuova corrente di diversa ispirazione politica. Infatti, preso da entusiasmo per l'arrivo in città del nuovo Arcivesovo salesiano, don Marione si è presentato a rivendicare il potere a capo di un esercito di integralisti cattolici, conosciuti come i "Pizzoccheri dell'Ave Maria" , i quali, con l'aiuto della gendarmeria vaticana, hanno conquistato il timone di comando del tifo organizzato bulsaro. Ma ciò che a noi maggiormente interessa è cosa ne è stato di Scarrone dopo l'umiliante fuga dalla curva Est. Nei primi tempi Filippo girovagò ramingo e solingo per il mondo in un evidente stato di crisi di coscienza. Proprio lui che aveva combattuto le più crude battaglie si ritrovava ora a vivere giornate senza traccia di violenza, e fini' ben presto, in preda alla pazzia, con l' incitare ad atti vandalici il criceto di casa sua, tale Otto Pans, giusto per ricordare i bei tempi andati.
Ma un evento inaspettato giunse a dare uno scossone alla monotonia della vita filippesca. Il portiere titolare della Gloria Stefano Muzio pensò bene di sparire nel nulla da un giorno all'altro. Una mattina come le altre il Presidentissimo, svegliato come di consueto dalle grida da muezzin di nonna Palmira impegnata nei gargarismi, ricevette la notizia, bella o brutta a vostra discrezione, che di Muzio si era persa qualsivoglia traccia e fino ai giorni nostri ancora nessuno ha saputo alcunché sul suo conto.
Orbene , quello che sto per rivelare è roba che scotta , ma è arrivato il momento di raccontare la verità per fare finalmente luce sopra questa oscura vicenda.
Insospettito da una cosi' misteriosa scomparsa, il Presidentissimo sguinzagliò segretamente alla ricerca di Muzio l'intera Fbi e qualche rimasuglio del Kgb e dopo mesi di indagini e appostamenti emerse che quel colabrodo di un portiere, durante una delle sue tante uscite da corriere al servizio di un rinomato gioielliere, aveva preso la fuga con i preziosi per poi riparare in Birmania dove in seguito si è inventato una nuova vita ed una nuova identità. Sempre stando ad indiscrezioni pare che ora si faccia chiamare Berenice e che porti i capelli alla bella marinara.
Ricevuta una tale notizia il padre padrone di ogni bulsaro sbottò, evidentemente disgustato: "Che la Birmania se lo tenga stretto!", pensando di trovare subito un nuovo portiere. E date le scarse disponibilità economiche del momento si optò di riciclare un tifoso fallito in una parvenza di giocatore. Cosi' fu subito contattato Scarrone, il quale, nel frattempo, cercando nuovi orizzonti di gloria, si era già iscritto alle Universiadi del pansoto del 2006 e per tenersi in allenamento in vista dell'evento aveva iniziato un vero e proprio tour de force del pansoto, elaborando tecniche di mangiata da vero fuoriclasse del settore. Filippo fu quindi trasportato in maniera virulenta dal nuovo preparatore atletico della Gloria Bulsara, Dino Gomboli, che proprio in quel momento, come spesso era solito fare per mantenere a sapidi livelli la propria tonicità muscolare, stava correndo all'interno di una betoniera in azione. Gomboli non era certo uno sprovveduto nel suo mestiere e non appena vide quell'essere che grondava pansoti da ogni orifizio a sua disposizione, alla richiesta di ricondurlo ad una forma accettabile, tuonò con palese sfiducia nei propri mezzi:"Sarebbe più facile far passare un mammuth attraverso la cruna di un ago, dopo avergli spaccato le mascelle!" Ciononostante si impegnò in una tale impresa come prima non aveva fatto mai, e riusci' a compiere il suo capolavoro: far diventare Filippo Scarrone un vero portiere (o almeno spacciarlo in questo modo ai tifosi, anche grazie all'aiuto di una panciera di tungsteno che nasconde le grazie filippesche ), quello che a tutt'oggi difende con sagacia volpina i pali della Gloria Bulsara.
Fin qui si è descritta l'ascesa, il declino e l'apogeo di Scarrone. Più brevemente si narrerà ora la spinosa vicenda che ha visto protagonista negli ultimi tempi il reintegrato Matteo Giorgi. Come tutti si ricorderanno Giorgi era stato il primo portiere della saga bulsara e le sua peculiarità da giocatore erano la goffaggine e la maldestia nei movimenti. Purtroppo una serie di grossolani errori, attribuiti da Giorgi ad una malevola congiunzione astrale, gli costarono il posto da titolare, occupato poi da "Berenice" Muzio, e il rispetto già inesistente dei tifosi. Costretto per qualche mese all'accattonaggio, Matteo si era poi imbarcato su di un cargo battente bandiera libanese (dove era stato ingaggiato come mezzo marinaio pela patate), a bordo del quale solcò i sette mari e approdò nei porti più strabilianti dell'estremo oriente (anche se, a dirla tutta, lui non vide mai nulla, dal momento che era sempre impegnato ad affettare tuberi con una cocorita sulla spalla). Ma un giorno che fece scalo al porto di Genova fu informato della misteriosa scomparsa di Muzio e il suo cuore fu subito scaldato dalla speranza di tornare a indossare la prestigiosa casacca gialloblù. Cosi' lasciò alla cocorita, la sua unica amica durante i viaggi, il posto di mezzo marinaio pela patate e tornò in ginocchio ad implorare un suo reintegro nei ranghi bulsari. Ma come si è già detto in precedenza, la società, con evidenti pulsioni masochistiche, preferi' puntare tutto su Filippo Scarrone. Questa decisione fu accettata dal Giorgi al pari di un boccone indigesto: non riusci' a riprendersi dalla cocente delusione ed il suo cervello, già debilitato, fece tilt come il più scassato dei flipper. Perse completamente il senno e girovagò per mesi senza meta. Fu ritrovato al largo del torrente Torbella in condizioni miserevoli: a bordo di una grossa latta di tonno Nostromo, facendo remi delle proprie braccia e con una benda sull'occhio sinistro, tentava di prendere la via del mare oceano, credendosi il pirata Barbanera. Erano ormai dieci giorni che si nutriva di soli fagiolini cannellini di cui andava ghiotto, quando finalmente fu pescato con una rete proprio a poche bracciate dal mare e sempre imprigionato nella rete condotto a Sciarborasca. E qui avrebbe trascorso i restanti giorni della sua esistenza in compagnia dei suoi fidati cannellini se Cozzolino non fosse stato cacciato dal team bulsaro. Pochi giorni prima della sfida contro gli scaberci spezzini, con Pierpaolo mandato dal Presidentissimo a spalare letame nei poderi famigliari di campagna, la Gloria difettava di una pedina nel proprio scacchiere. Le arcinote carenze economiche della società spinsero i vertici della medesima a rimpiazzare il vile Cozzolino Jr. col disennato Giorgi e le sorprendenti buone prestazioni offerte dal rinato giocatore hanno convinto il nostro grande Presidente, lux mundi, a fare di Matteo un baluardo insostituibile della difesa gialloblù.
Cavoli amari currunt!


Torna alla home page