Giovedì 5 novembre 1987    - il Giornale

 

Un album strumentale dell’ex collaboratore di Battiato

Giusto Pio, “Note” da sogno

“Scrivo piccole colonne sonore per un film chiamato vita”

 

Milano - Il maestro è abituato a raccontarsi con i colori, i suoni, le note della musica. Teme le parole, che sono gabbie che inscatolano le idee: “Sono veneto, sgrammaticato e emozionantissimo”, si scusa. Però se la cava benissimo, nell’incontro coi cronisti: parla a raffica, con quel garbo puntiglioso con cui si muove nel mondo del pop. Da compitissimo alieno, lui che viene dall’orchestra Rai, ha suonato con Celebiache e Karajan e la sua cultura musicale spazia dal medioevo al Duemila.

Giusto Pio, “il maestro”, appunto, ha appena pubblicato un nuovo album, “Note”. Brani strumentali – “La musica strumentale lascia più spazio al sogno, all’immaginazione: le parole ti costringono a un significato” – dove la voce antica del violino fraternizza con le sonorità futuribili dell’elettronica, e il romanticismo sposa la tecnologia. Dice Franco Battiato, che a suo tempo strappò al “classico” questo musicista dai capelli bianchi e l’anima da ragazzo, per trascinarlo con sé al mondo del pop: “Qui Pio esalta il gusto del divertissement, il piacere del suono elettronico (la base) e del violino solo o sovrapposto in forma di orchestra (l’altezza)”.

In questo album, i cui brani sono “piccole colonne sonore di ipotetici film, ovvero vari momenti dell’esistenza”, Battiato non appare, come Pio non appariva nella prima opera lirica del suo pupillo, “Genesi”. Perché? “Perché? Franco è un grosso musicista e può cavarsela benissimo da sé. Se io avessi collaborato a “Genesi” avrei costituito, per lui, una palla al piede. Comunque Franco deve a me un certo senso organizzativo, ma io debbo moltissimo a lui: per esempio, l’avermi fatto capire che la musica classica è troppo inscatolata, viaggia su schemi fissi, mentre il pop consente la massima libertà”.

Il risultato è “Note”: la realtà del quotidiano sublimata dalla musica, si va dalle tinte “familiari” di “Ninna nanna per Andrea”, ai toni crepuscolari di “Ultimo Lied”, alla sfumatura fantasy di “Capitano Nemo”, all’émpito di “Halley”, che “geologicamente” – dice ancora Battiato – si situa tra Ciaikovskij e la Contessa di Hong Kong”. La ricetta? “Sono un naif – spiega Pio – ma conosco abbastanza bene la storia della musica. E cerco di fare quello che fecero Bach, Mozart, Brahms: guardo al passato, raccontandolo con il linguaggio di oggi”.    

Cesare G. Romana