APPUNTI “UFFICIOSI” DELL’AUTORE DI GUIDA ALL’ASCOLTO
AD ISAIA 6,9-10
Da anni sono un musicista pensionato, però dedico molto
del mio tempo al mondo dei suoni, naturalmente non per svolgere
un’attività, diciamo, professionale, ma per un altro scopo: fare musica
per dialogare con qualcosa che sta in me. Ho così l’impressione di sentire
e di vedere in modo straordinario quanto non mi riesce di vedere in modo
ordinario. In mezzo ai suoni mi trovo in un ambiente che dai più potrebbe
essere definito di isolamento o di solitudine, invece mi sento molto in
compagnia, una grande compagnia che mi permette di dialogare con QUALCOSA,
o più precisamente con QUALCUNO, qualcuno che però è privo dei difetti che
abbondano in me. E non è una cosa da poco.
Ogni tanto, qualche appunto di certi dialoghi finisce nel mio diario, che
naturalmente è composto di suoni. L’elettronica è la mia macchina da
scrivere.
Rileggere ogni tanto certi appunti, o meglio riascoltarli, magari assieme
ad amici, mi da la forza per non seguire quell’idea che ad una certa età
viene definita “riposo”, inteso come fine del nostro percorso, MA mi aiuta
a trovare la forza per TENTARE di proiettarmi senza paura e con giubilo
verso un obiettivo di valore incalcolabile.
Tra le ultime pagine del mio diario ci sono appunti che mi inquietano e mi
fanno molto pensare. Nascono da un detto popolare: “Occhio non vede, cuore
non duole”, problema antico, ma sempre attuale.
Anche nella Bibbia, in Is 6,9-10, si legge: “Guardo, ma non vedo, ascolto
e non capisco”, però con l’aggiunta di “a meno che non si apra il cuore”.
Ci sono persone che ci riescono, magari con risultati miracolosi, come
tanti santi, ma per me e per la stragrande maggioranza dei miei simili, è
molto difficile. Ogni tanto comprendo e vedo, ma solo per poco tempo;
subito dopo mi ritrovo nel “buio della coscienza”: un’altalena senza fine.
Da questa premessa è nato un mio discorso musicale da mettere nel mio
diario, tentando di rivolgere l’attenzione ad un grosso problema, quello
della SOFFERENZA UMANA, che VEDO, ma NON VEDO.
Ecco una breve guida per l’ascolto di questo discorso
musicale intitolato Isaia 6,9-10.
Nella prima parte rivolgo l’attenzione a me stesso.
L’inizio descrive un forte disagio interiore che si produce in me quando
capisco che “ascoltando, sento, ma non vedo”.
Per descrivere questo stato di disagio e tormento, oltre ai soliti suoni
tradizionali, mi sono servito anche di rumori, ferri, lamiere percosse,
campionando il tutto elettronicamente.
Disagio che potrei definire “sentimento cosciente”, e che cresce fino a
diventare un tormento quasi insopportabile.
Ma una volta che questo “stato di coscienza” ha raggiunto il culmine, ecco
che esso si trasforma in un “sonno della coscienza”, espresso musicalmente
da un suono cupo.
E così, al primo segno di “risveglio”, la mia attenzione si rivolge
meccanicamente a quanto di più facile e godibile si presenta ai miei
occhi: luce, cieli, orizzonti, panorami, bellezze di ogni genere.
Però, ogni tanto, non posso evitare di ricevere messaggi illuminanti, che
testimoniano condizioni di situazioni umane disastrose. Capirò e vedrò, ma
come sempre solo per poco. Sono sempre un’altalena tra bianco e nero.
Ad un certo punto vengo raggiunto e colpito dalla Parola di Dio, da quel
messaggio di Isaia che provocherà in me incertezza e confusione, col
risultato di farmi rifugiare nell’apatia e nell’indifferenza.
A questo punto rivolgo la mia attenzione ai miei simili. Vedo uomini
appartenenti a popoli, società, culture e religioni differenti, che
convivono o tentano di convivere, ma quasi sempre senza armonia e con
aspri contrasti.
Descrivo tutto questo usando scritture musicali di diverse scuole,
contemporaneamente, non in sequenza, ma in sovrapposizione, creando così
fastidiose differenze (dissonanze), che sono proprio il contrario
dell’armonia.
L’armonia arriverà, per esempio, quando le masse manifesteranno la gioia
per la vittoria dei propri idoli, gioia che rappresento con l’alè-oò degli
stadi, a significare la partecipazione di tutti a quei grandi riti pagani,
vere orge di effimera felicità. E così, la sofferenza chi la vede più?
Gran parte della mia vita scorre con questo problema. Problema risolto
forse dai Santi, ma non da me.
Alla fine, il tema della sofferenza con immagini di dolore accompagnate da
rumori e suoni percussivi e minacciosi.
Questa moltitudine in condizioni di sofferenza sempre crescente è
proiettata verso il Calvario, che riassume su di sè le sofferenze di tutto
il mondo.
Ma io, purtroppo, continuo a sentire e non capire, vedere e non vedere.
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