E L’AMICO GIUSTO PIO DEBUTTA CON UN TRITTICO SPIRITUALE

 

 «Mi può richiamare più tardi? Sto passando la musica dal computer al cd, altrimenti rovino tutto». Il maestro Giusto Pio, nella sua casa di Castelfranco Veneto, sta terminando il Trittico che sarà presentato in prima assoluta martedì 22 marzo alle 21 nella chiesa di S. Maria in Colle a Montebelluna (Treviso), grazie all'iniziativa della Compagnia delle Idee Tommaso Moro, in collaborazione con Veneto Banca. Classe 1926, per trent'anni violinista nell'orchestra della Rai di Milano, a renderlo famoso è stata la decennale collaborazione con Franco Battiato, che lo ha voluto come coautore delle musiche, degli arrangiamenti, direttore d'orchestra in numerosi dischi e molto spesso musicista nei suoi tour.
La nostra telefonata non ha rovinato l'opera finale e qualche ora dopo il maestro
è disponibile a parlarci di questo Trittico, la cui ispirazione viene da molto lontano. «Diventando vecchi c'è il desiderio di andare a fondo di alcuni aspetti della vita. Un'esigenza, chiamiamola spirituale. Le parole, però, non sempre riescono ad esprimere quello che vuoi interpretare: perdono il significato iniziale. Io, fortunatamente, mi esprimo con la musica».
Il lavoro è iniziato un paio d'anni fa: non disponendo di strumentisti, i suoni sono stati simulati elettronicamente e per arrivare ad esprimere le emozioni desiderate dall' autore sono stati inseriti migliaia di dati. L'opera è composta da tre brani: Il dolore, La speranza, La visione. Il primo prende spunto da un versetto del profeta Isaia: «Ascoltate pure, ma senza comprendere, osservate pure, ma senza conoscere». «È un'illuminazione sulla sofferenza - riflette il maestro Giusto Pio -. Vediamo i bambini morire di fame nel mondo e tranquillamente ci sediamo a pranzo. Le nostre coscienze sono nel sonno. Ma sto male quando capisco che non capisco, vedo ma non vedo. Qui sono senza speranza».
Quella speranza che è invece il tema della seconda parte del Trittico: «E’ la speranza che viene dalle Beatitudini. Mentre la parte finale riguarda la visione e si riferisce alla maestà, alla gloria che troviamo in altre grandi visioni come, ad esempio, il Paradiso della Divina Commedia». Forse è banale chiedere ad un artista se è soddisfatto dell'opera finale… «Come uomo sono soddisfatto, era una mia necessità inoltrarmi in un certo "clima". Ma c'è sempre qualcosa da migliorare».
C'è un altro tema che coinvolge Giusto Pio quanto la musica ed è la montagna. Oltretutto, le vette sono luoghi che favoriscono la riflessione: «Quand'ero violinista, guardavo le montagne, ma non potevo arrampicarmi per timore di cadere. Da vecchio ho cominciato piano piano a raggiungere qualche vetta. Si provano del1e emozioni che mai nella vita normale ho trovato».
Con Giusto Pio è inevitabile parlare di musica sacra, di quali possibilità di nuove composizioni intravede, ma lui ci blocca subito: «Non mi piace questo termine, sacra, cosa vuol dire? ]esus Christ Superstar tratta un tema sacro, ma non si può dire sia musica sacra. Io posso solo definire la musica tecnicamente, non nello spirito. Ci sono certi monaci, poi, a cui basta una nota ripetuta all'infinito per immergersi nello spirito».
In questa chiacchierata con Giusto Pio sono emersi termini come parole, suoni, spirituale. La mente corre a Giovanni Paolo II, a cui Giusto Pio ha dedicato uno dei suoi ultimi lavori, la Missa Populi. «Sono affascinato da questo Papa, è grandissimo e non ha certo bisogno della parola per emanare il suo carisma. Forse ho osato troppo quando mi sono permesso di dedicargli un mio lavoro, ma è quanto mi sentivo di fare».

Lucia Gottardello