La nostra telefonata non ha rovinato l'opera finale e qualche ora dopo il
maestro
Il lavoro è iniziato un paio d'anni fa: non disponendo di strumentisti, i suoni
sono stati simulati elettronicamente e per arrivare ad esprimere le emozioni
desiderate dall' autore sono stati inseriti migliaia di dati. L'opera è composta
da tre brani: Il dolore, La speranza, La visione. Il primo prende spunto da un
versetto del profeta Isaia: «Ascoltate pure, ma senza comprendere, osservate
pure, ma senza conoscere». «È un'illuminazione sulla sofferenza - riflette il
maestro Giusto Pio -. Vediamo i bambini morire di fame nel mondo e
tranquillamente ci sediamo a pranzo. Le nostre coscienze sono nel sonno. Ma sto
male quando capisco che non capisco, vedo ma non vedo. Qui sono senza speranza».
Quella speranza che è invece il tema della seconda parte del Trittico: «E’ la
speranza che viene dalle Beatitudini. Mentre la parte finale riguarda la visione
e si riferisce alla maestà, alla gloria che troviamo in altre grandi visioni
come, ad esempio, il Paradiso della Divina Commedia». Forse è banale chiedere ad
un artista se è soddisfatto dell'opera finale… «Come uomo sono soddisfatto, era
una mia necessità inoltrarmi in un certo "clima". Ma c'è sempre qualcosa da
migliorare».
C'è un altro tema che coinvolge Giusto Pio quanto la musica ed è la montagna.
Oltretutto, le vette sono luoghi che favoriscono la riflessione: «Quand'ero
violinista, guardavo le montagne, ma non potevo arrampicarmi per timore di
cadere. Da vecchio ho cominciato piano piano a raggiungere qualche vetta. Si
provano del1e emozioni che mai nella vita normale ho trovato».
Con Giusto Pio è inevitabile parlare di musica sacra, di quali possibilità di
nuove composizioni intravede, ma lui ci blocca subito: «Non mi piace questo
termine, sacra, cosa vuol dire? ]esus Christ Superstar tratta un tema sacro, ma
non si può dire sia musica sacra. Io posso solo definire la musica tecnicamente,
non nello spirito. Ci sono certi monaci, poi, a cui basta una nota ripetuta
all'infinito per immergersi nello spirito».
In questa chiacchierata con Giusto Pio sono emersi termini come parole, suoni,
spirituale. La mente corre a Giovanni Paolo II, a cui Giusto Pio ha dedicato uno
dei suoi ultimi lavori, la Missa Populi. «Sono affascinato da questo Papa, è
grandissimo e non ha certo bisogno della parola per emanare il suo carisma.
Forse ho osato troppo quando mi sono permesso di dedicargli un mio lavoro, ma è
quanto mi sentivo di fare».
Lucia Gottardello