La
Qualità ha un costo.
E la
Non Qualità?!
Un
vecchio proverbio, ancora estremamente valido, dice: "la qualità ha
un costo". Ma è altrettanto giusto dire che anche la non qualità ha
un costo. Infatti un prodotto (o un servizio) di "non qualità"
determina per l'azienda una serie di costi (spesso ignorati !!) che "appesantiscono"
il prodotto e la sua vita commerciale. Infatti, da un'indagine realizzata
dal Sincert, emerge che l'adozione di un Sistema Qualità certificato riduce
-
i costi del 25%,
-
gli
scarti del 55%,
-
i
reclami del 61%.
Questo
significa che l'azienda di qualità è più efficiente, ossia produce
meglio spendendo meno !!
Qualità
Tutti ne
parlano, ma cos’é realmente?
Spesso
si associa al termine qualità, il concetto di controllo qualità. Non è
corretto: la qualità di “oggi” è qualcosa di totalmente diverso; ha
in comune il metodo con il controllo qualità, ma non i contenuti.
1.
La qualità: Cos’è? Qualità significa
anticipare i bisogni dei clienti, trasferire questi in un
prodotto/servizio utile e rispondente alle esigenze del cliente, nonché creare un sistema che
permetta di produrre al prezzo più basso possibile, in modo da risultare un affare
per il cliente ed un profitto per l’impresa. Il termine, in senso
stretto, rappresenta il grado in cui un insieme di caratteristiche di un
prodotto/servizio soddisfa le
richieste del cliente/utente. Può essere buona, cattiva, media, ..
in genere si sottintende l’aggettivo buona.
2.
La
qualità: Perché? Perché è importante soddisfare i propri clienti:
sono loro i veri padroni dell’azienda! Ma non basta soddisfarli,
bisogna fidelizzarli! Non è facile poiché essi
-
hanno una “fame” infinita di nuovi prodotti/servizi
-
se non sono soddisfatti non ci sarà ragione che li tratterrà
dall’abbandonarti
-
sono esigenti
-
sono un po’ timidi nell’esprimere interamente ciò che
vogliono e, se insoddisfatti, spariscono
senza protestare
-
sono vendicativi poiché si lamentano apertamente con tutti
(ogni cliente insoddisfatto riesce a parlare almeno con altri 30
potenziali clienti)
-
sono
curiosi e
apprezzano le novità
-
vogliono essere considerati unici, vogliono prodotti/servizi
su misura
3.
La qualità: Quando
realizzarla? Sempre:
ogni volta che si
vuole perseguire un vantaggio economico dalla propria attività
d’impresa!
4.
La
qualità: Dove
realizzarla? Dovunque è il cliente a decidere
se comprare o meno un prodotto/servizio: in tutti i settori economici
(industria, servizi, enti
pubblici, scuole, ospedali, turismo, alimentare, commercio, …); in tutte
le attività aziendali (commerciali, marketing, vendite, progettazione,
programmazione, produzione,
spedizione, amministrazione, manutenzione, …) che influenzano la capacità
dei prodotti/servizi di soddisfare quello che il cliente ha chiesto, si
aspetta, apprezzerebbe
5.
La qualità:
Come
realizzarla? Ci sono degli strumenti specifici.
I SISTEMI di GESTIONE per la QUALITÀ sono in grado di programmarla, attuarla, misurarla, migliorarla, utilizzando sia
strumenti quantitativi (foglio raccolta dati, istogrammi, diagrammi causa
effetto, …) sia strumenti qualitativi (diagramma delle affinità, PERT,
analisi matrice-dati, …)
6.
La
qualità: Chi deve realizzarla?
La
DIREZIONE prima di tutti
e soprattutto, poi gli altri componenti dell’azienda! Non si tratta di
misurare una lunghezza, un peso o qualche altra caratteristica di un
prodotto/servizio!! Si tratta di stabilire i modi e i metodi per gestire
l’azienda (prendere decisioni in merito a strategie, investimenti,
risorse umane, economiche, infrastrutturali, per poi attuarle, valutarle,
migliorarle) avendo come obiettivo prioritario la soddisfazione e la
fidelizzazione del cliente: i risultati economici sono la naturale
conseguenza!
Sistema
di Gestione per la Qualità (SGQ)
Strumento
di gestione aziendale, non carta fine a se stessa
Uno dei luoghi comuni più diffusi negli
ambienti che, in un modo o in un altro, hanno avuto a che fare con la
qualità è quello di credere un Sistema di Gestione per la Qualità un
mucchio di carte inutili, totalmente separate dai metodi di gestione reali
dell’azienda. Quando così è, si è fuori strada! Basti pensare che
nessuna grande azienda li avrebbe introdotti, né tanto meno considerati
fondamentali per i loro affari! Il problema è che molte volte le piccole
e medie aziende ricevono solo carta dai loro consulenti, anche perché si
accontentano e si aspettano di ricevere solo questo!
1. Sistema di Gestione: Cos’è?
È un insieme di
procedure (sostanziali, non cartacee) e metodi che permettono di stabilire politica,
obiettivi aziendali, risorse e metodi necessari al raggiungimento di
quanto stabilito. È paragonabile ad un “tableau de bord” (cruscotto) di
un’automobile: tiene sotto controllo le variabili critiche dell’auto,
rileva i problemi, ma non li risolve
2.
Sistema di Gestione:
Perché?
Perché la qualità non
è mai un caso, è sempre il risultato di uno sforzo intelligente; perché
se non sai dove vuoi andare, nessuna strada ti ci porterà.
3.
Sistema di Gestione:
Quando? Ogni volta che si ha
necessità di gestire in modo razionale, efficace ed efficiente le proprie
attività d’impresa
Qualità
= Prevenzione
E' importante riuscire a comprendere la differenza tra
rivelare un problema e prevenire un problema. E' un classico nelle aziende
avere una funzione qualità che ispeziona il prodotto alla fine del ciclo
produttivo agendo come uno sbarramento contro il proseguimento di
fabbricazione di prodotti difettosi.
In pratica quando il controllo rileva un prodotto
difettoso e' troppo tardi. Risolvere i problemi in questo stadio e' troppo
costoso. Bisogna invece che sia il responsabile di linea garante della qualità
del prodotto e quindi responsabile della qualità del suo lavoro.
In questo modo, al sorgere di difetti, c'e' subito un'istantanea
retroazione sugli operatori che hanno fabbricato il prodotto in modo che
la correzione possa essere fatta in linea. Alla fine, la vera responsabilità
per la qualità, è sul responsabile della produzione e non sul controllo qualità.
In altre parole, il responsabile della produzione non deve badare solo
alla quantità, ma deve badare anche e soprattutto alla qualità richiesta
dal CLIENTE, quella che l'azienda si è impegnata a fornire.
Qualità
= Passione
Immaginazione,
coinvolgimento e soprattutto emozione: sono le parole chiave per le
imprese del terzo millennio. Già applicate da aziende come HP, Canon e
General Electric. Và dove ti porta il cuore. Non è un richiamo al best
seller di Susanna Tamaro, ma è l'ultima trovata manageriale sulla
strada della qualità. Le aziende hanno sempre puntato tutto su fatti e
cifre eppure la percezione della qualità dal punto di vista del
consumatore non ha a che fare solamente con giudizi freddi riguardo
convenienze e costi. Non è solo la mente razionale a giocare un ruolo
importante nello scegliere beni e servizi, anche le emozioni pretendono
la loro parte: il fatto è che spesso è sottostimata. C'è chi si
spinge oltre, convinto che per essere vincenti nel terzo millennio le
aziende dovranno portare "le intuizioni dell'immaginazione poetica
fuori dalle soffitte e dentro le sale dei Consigli di amministrazione e
delle fabbriche". Non solo per trovare la propria strada attraverso
il turbinio dei cambiamenti, "ma anche perché la poesia esige di
rendere conto a una comunità umana, cioè richiede radicamento e
responsabilità anche nel cambiamento". L'autore in questione è
David White, poeta inglese che ha messo la sua fervida immaginazione al
servizio di multinazionali americane. Ne Il risveglio del cuore in
azienda, un saggio pubblicato di recente, nella versione italiana, dalla
Guerini Associati, White analizza la scissione tra vita lavorativa e
psiche umana e come l'anima cerchi di curare e preservare la propria
esistenza, schiacciata tra le pressioni della programmazione e
dell'ambizione. Le conclusioni, motivate dalla sua stessa esperienza
personale di poeta-consulente aziendale, sono che l'uno ha bisogno
dell'altro. "Fino a ora il mondo del commercio si è tenuto lontano
da questo mondo nascosto", scrive White," più spesso le
organizzazioni hanno considerato i desideri sotterranei e apparentemente
eccentrici come la fonte di continue interruzioni alla normale attività
produttiva e al perseguimento dei propri obiettivi". "Ora
tutto ciò sta cambiando", è la visione del consulente-poeta,
"richiedendo continuamente ai propri manager e operai sempre
maggior creatività, dedizione e adattabilità, per la prima volta nella
sua breve storia il mondo aziendale sta avanzando in punta di piedi,
proprio verso il luogo da cui quella dedizione, quella creatività e
adattabilità non possono che provenire: il luogo turbolento dove
l'anima di un individuo si forma e si esprime".
Anche l'azienda ha un'anima.
L'invito a manager e professionisti aziendali è "di affrontare il
lavoro in modo più contemplativo, cioè meditare sui problemi
lavorativi tanto con il cuore quanto con la mente". E se la strada
della super-qualità, dopo aver appiattito piramidi aziendali, infranto
gerarchie storicamente inossidabili, invertito il flusso della
comunicazione, avesse ora scoperto che anche l'azienda ha un'anima? Alla
Hewlett-Packard ne sono convinti soprattutto se quest'ultima parla il
linguaggio delle emozioni del consumatore. La società, una delle
multinazionali più convinte dell'applicazione della total quality, dopo
averla messa in pratica per oltre dieci anni, ha pensato che fosse
giunto il momento di reinventarla. E per fare questo sono andati a
vedere cosa facevano i concorrenti. Nonostante tutti i programmi di qualità
parlassero di soddisfazione del consumatore, le aziende facevano ben
poco in concreto per realizzarla. Inoltre, in contrasto con il ritmo
crescente dello sviluppo della tecnologia nel business, la metodologia
della qualità sembrava congelata agli inizi della sua applicazione.
"In sostanza ci siamo resi conto che la qualità era datata",
dice Richard LeVitt, direttore Corporate Quality della Hewlett-Packard
"che non era in grado di affrontare le nuove sfide emergenti e i
ritmi crescenti della globalizzazione. Era necessario un nuovo
approccio, che si concentrasse sull'esperienza unica e personale del
consumatore con la compagnia, una strada che desse più spazio
all'intuizione e alla passione per il cliente oltre che ai dati e alle
analisi".
Il peso delle intuizioni. Nasce così quality 1 on 1, un programma
realmente concentrato sul consumatore come individuo con emozioni e
reazioni del tutto personali, che la multinazionale ha lanciato in una
conferenza interna nel novembre del 1995 lasciando via libera alla
sperimentazione da parte delle unità di tutto il mondo nei tempi e nei
modi di applicazione. Il concetto sulla carta è semplice. Basta pensare
al vino, la cui qualità non dipende solamente da come sono cresciute le
viti, da come è stata pigiata l'uva, dalla fermentazione del mosto; ma
alla fine quello che conta è l'esperienza sensoriale del consumatore,
che ne apprezza colore, aroma, gusto in base a criteri del tutto
personali. Lo stesso vale per i prodotti ad alta tecnologia. La qualità
non è completa finché non lascia la sua impressione su qualcuno. Tutta
l'organizzazione deve concentrarsi sul consumatore e su come questi
percepisce la qualità, e quindi agire sistematicamente su quelle
conoscenze per accrescere il business. Ma come? Sviluppando l'intuizione
basata su storie ed esperienze personali piuttosto che su statistiche e
ricerche di mercato. Solo in questo modo si possono capire i problemi
individuali e gli obbiettivi del consumatore e, per quanto è possibile,
collaborare alla loro soluzione. Ogni persona all'interno
dell'organizzazione deve imparare a ragionare in questo modo e a
prendersi così a cuore le sorti del cliente da desiderare di agire per
il suo bene.
E così le emozioni, per tradizione bandite dalle compagini aziendali
come elemento di turbativa della produttività, vi fanno capolino sotto
il segno della qualità. I sintomi del cambiamento erano già nell'aria.
Negli ultimi tempi nella selezione e nella valutazione dei futuri
manager ha cominciato a farsi strada un criterio nuovo, il q.e.,
quoziente emotivo, più collegato al mondo della fantasia e
dell'intuizione rispetto al q.i., quoziente intellettivo, freddo
indicatore della capacità raziocinante del candidato. L'originale è
giapponese. L'esperienza giapponese prima e quella americana poi della
total quality è sicuramente più radicata di quella europea. Esistono
modelli collaudati e programmi di supporto che fanno da esempio alle
aziende che li vogliono applicare. Uno di questi è 6 Sigma, nato in
Motorola nel 1987, a sostegno del programma di qualità totale. Il
presidente Bob Galvin inviò una lettera a tutti i dipendenti sfidandoli
in un obiettivo quasi impossibile: migliorare la qualità di 10 volte
entro il 1989, di cento volte entro il 1991, raggiungendo la qualità 6
Sigma entro l'anno successivo: e cioè al massimo 3,4 difetti per
milione nei processi principali della società, dal produttivo al
commerciale, all'amministrativo. I risultati sono stati significativi:
produttività aumentata del 126% in 7 anni, tasso di difettosità dei
semiconduttori di 2 parti per miliardo, riduzione del 90% della
difettosità dei processi ogni due anni, risparmi di 2,2 miliardi di
dollari ottenuti dal 1989 al 1995. Sulla stessa onda, Jack Welch, ceo
della General electric, la società che ha il maggior valore di mercato
(capitalizzazione di Borsa) a livello mondiale, alla fine del 1995 ha
lanciato la sua "Vision 2000" di cui è parte integrante il
progetto 6 Sigma, dichiarando che la compagnia avrebbe investito nel
1997 300 milioni di dollari nella qualità, con la previsione di
risparmi tra i 400 e i 500 milioni e di un aumento del profitto
operativo tra i 100 e i 200 milioni di dollari: "una valanga che
rotolerà sopra i nostri concorrenti meno focalizzati sulla qualità".
I benefici di 6 Sigma sono caduti a pioggia anche sulle unità italiane,
che naturalmente hanno messo in pratica la lezione della casa madre. In
particolare alla Nuovo Pignone. Ma ci sono altri esempi. Sia la Ibm sia
l'Abb made in Italy hanno ottenuto una riduzione delle difettosità
superiori all'80% nei processi analizzati con 6 Sigma. Gli europei prima
sono stati a guardare, poi lentamente hanno cercato in qualche modo di
adeguarsi e per non fare brutte figure intorno al 1988 si sono creati
una fondazione, la European fondation for quality management, con tanto
di premio, consegnato ogni anno all'azienda che più eccelle nella
qualità.
Seconda generazione. Nel Vecchio Continente ha registrato un forte
interesse lo standard Iso 9000, ormai superato. Per la nuova qualità
ora il mondo del management è in cerca di nuove definizioni. Oltretutto
si tratta di norme standardizzate che da sole non contribuiscono alla
competitività dell'azienda. "La qualità basata sulle Iso 9000 è
tipica di una gestione incentrata su standard, per questo vissuta in
termini obbligatori", dice Alberto Galgano, presidente dell'omonimo
gruppo di consulenti di direzione. "Molte aziende sanno che per
vendere si devono fare certificare. Le normative Iso poi si sono
progressivamente arricchite, e sicuramente dal 1998-1999 includeranno
condizioni che spingeranno in due direzioni: da un lato al miglioramento
continuo, dall'altro al potenziamento dell'aspetto umano e a una cura
maggiore del personale".
"Ma non è tutto", aggiunge il consulente. "La qualità
totale è una rivoluzione, un diverso modo di pensare basato non sulle
norme ma sulle persone, che coinvolge ogni livello dell'azienda a
cominciare dalla leadership". Le Iso non fanno eccellenza e per
dirla con punteggi e parametri di riferimento della qualità, se per la
certificazione un'azienda deve raggiungere 300 punti, per classificarsi
con il modello europeo ne deve realizzare almeno 700. "Indicativo
è l'esempio del giocatore di calcio", semplifica Galgano:
"se in campo non rispettasse norme e regolamenti sarebbero guai, ma
al tempo stesso il fatto che la squadra conosca alla perfezione
fuorigioco e linea di fondo campo non le garantisce la vittoria".
La Canon Italia, per esempio, ha voluto certificare il proprio
servizio di assistenza tecnica come valore aggiunto sulla strada del
total quality commitment. "Per noi la certificazione Iso 9000 è un
punto di partenza", afferma Hiroshi Komatsuzaki, presidente di
Canon Italia, "uno stimolo a raggiungere altri riconoscimenti
universalmente approvati. Del resto il nostro target è un'azienda zero
defect, un obiettivo decisamente ambizioso ma al quale puntiamo con
estrema volontà". L'attività legale della certificazione di Canon
Italia, iniziata nel marzo 1996, si è conclusa nel luglio 1997 con un
impegno di quattro persone a tempo pieno sul progetto, di circa 30
persone coinvolte nella stesura del manuale della qualità e delle
procedure e di oltre 200 persone addestrate.
Fonte: Il Mondo - 27/03/1998
Qualità
= Consapevolezza
Il poeta John Goodfrey Saxe (1816-1887) ha scritto una
poesia, lunga e bella, che cercherò di sintetizzare e i cui contenuti li
trovo straordinariamente vicini alle tematiche che da tempo trattiamo. Egli
racconta che sei uomini dell'Indostan, molto portati all'apprendimento
decisero, sebbene fossero tutti ciechi, di andare a vedere un elefante.
Non appena arrivati sul posto, il primo si avvicinò all'elefante e dopo
essersi scontrato con il fianco largo e vigoroso di questi esclamò:
"Che Dio mi benedica! ma l'elefante e' proprio come un muro!".
Il secondo, palpando la zanna, gridò: "Così liscia e acuminata .....
l'elefante non può essere che una lancia!".
Il terzo si avvicinò all'animale e sfiorando la proboscide sentenziò:
"L'elefante e' proprio come un serpente!".
Il quarto fece scivolare la mano sopra il ginocchio e, dopo un attimo di
riflessione, concluse: "Mi è molto chiaro, l'elefante è proprio come
un albero!".
Il quinto toccò un orecchio sventolante e disse: "Che meraviglia,
l'elefante è proprio come un ventaglio!".
Il sesto andò a tentoni e non appena ebbe la fortuna di afferrare la coda
dondolante esclamò: "Sono certo, l'elefante e' come una fune".
E così gli uomini dell'Indostan disputarono concitatamente, ma rimanendo,
alla fine, ognuno della proprie opinioni. E sebbene ognuno di essi avesse
parzialmente ragione, tutti erano in torto.
Morale: così come nelle guerre tecnologiche, i disputanti permangono nella
totale ignoranza di ciò che ognuno voglia dire all'altro e cianciano
sull'elefante che nessuno di loro ha mai visto. La poesia di Saxe ha ancora
una grande attualità: non c'è giorno che quotidiani, riviste specializzate
e non, parlino dell'elefante!
Tutti sanno e tutti hanno visto la Qualità! è
opportuno aprire gli occhi e confrontarsi con realtà aziendali, nazionali e
internazionali di successo, per capire a fondo cosa significhi
"cambiare pelle" e intraprendere con convinzione Piani di Qualità
Globale.
La cosa più importante è l'essere consapevoli.
A tale proposito mi piace concludere citando Harvey Sontag :
"Se la qualità migliora e abbiamo capito il come e il
perché, sicuramente guadagniamo qualcosa.
Se la qualità non migliora, e noi capiamo la causa e l'effetto del
come e perché, ancora guadagniamo qualcosa.
Ma se non sappiamo cosa stiamo facendo anche se di fatto la Qualità
migliora, non dobbiamo illuderci, poiché gli effetti presto si
dissolveranno e noi, pur volendo, non saremo in grado di riprodurli.
Qualità
= Profitto
Certificazione
Qualità ISO 9001:2000
Tanto
diffusa, ma non sempre di qualità
Oggi certificarsi è diventata una moda,
spesso è un'esigenza, e
ancor più lo sarà in futuro.
Non è difficile, però, trovare aziende, che
pur essendo certificate, lo meritino. E questo non solo per colpa loro, ma
anche per la poca serietà e competenza di molti consulenti, e cosa ancor
più grave, di molti enti di certificazione.
Gli organismi preposti al controllo, oggi
iniziano a dare segnali di avviso agli enti di certificazione, affinché
siano più severi nello svolgimento del loro lavoro e nel ritiro di parte di quelli già
emessi, quando non meritati!
Poco importerebbe però se non fosse vero che
un cattivo SISTEMA di GESTIONE per la QUALITÀ oltre ad avere quasi gli
stessi costi iniziali di uno ben progettato, altro non è che una pura e inutile
spesa per l’azienda, e non un investimento, visto che non riuscirà
mai a dare nemmeno quei pochi frutti (economici) che ne consentirebbero il riscatto.
1.
La Certificazione: Cos’è? È l’atto con cui un
ente terzo (diverso dall’azienda e dal cliente) dichiara che il Sistema
di Gestione per la Qualità dell’azienda è conforme alla norma ISO
9001:2000 e cioè che l’azienda
- è in grado di fornire con regolarità
prodotti/servizi che soddisfino quanto richiesto dai clienti e dalle
norme di legge e
- punta ad accrescere la soddisfazione dei propri clienti
Entro dicembre 2003 le certificazioni
ISO
9001, 9002, 9003, emesse nella versione
1994, dovranno essere aggiornate alla versione 2000, pena la decadenza
delle stesse.
2.
La Certificazione: Perché? Perché è lo strumento
internazionalmente riconosciuto per dare visibilità sul mercato del
proprio impegno per la qualità
3.
La Certificazione: Quando? Ogni volta che il proprio
mercato di riferimento le conferisce valore o la ritiene addirittura
necessaria.
4.
La Certificazione: Dove? Sicuramente nel settore
industriale (che per prima l’ha utilizzata), ma da oggi sempre più in
tutti gli altri settori dell’economia (servizi,
enti pubblici, scuole, ospedali, turismo, alimentare, commercio,..)
5.
La Certificazione: Come ottenerla?
Affidandosi dapprima ad un serio consulente,
non valutando esclusivamente il compenso che chiede e il n° di aziende
che ha seguito; prendendo parte
attivamente alla progettazione del SGQ e non subendolo passivamente; applicando il SGQ con forza e convinzione; pretendendo risultati, non
carta; destinando il giusto tempo alla progettazione, assimilazione ed
applicazione del sistema; scegliendo un ente di certificazione di provata serietà (in Italia
ce ne sono oltre 60!)
6.
La Certificazione: Chi decide di chiederla? La
Direzione, poiché è uno strumento strategico per mantenere ed
espandere il mercato dell’azienda
aggiornato
il 21/12/02
|