La normazione volontaria è un'attività con un
obiettivo certo: voler fare chiarezza, garantire trasparenza
ed elevare il livello qualitativo dell'offerta, il tutto a
tutela del cliente-consumatore. Ne è il riconoscimento
principale l'adozione volontaria da parte di molte aziende ma
anche l'utilizzo che ne fa (e che ne potrebbe fare) la
Pubblica Amministrazione nel richiamare le norme tecniche
nell'ambito di propri provvedimenti legislativi.
Per il settore turistico al momento attuale esiste una
norma, la UNI
10670 "Servizi. Attività alberghiera.
Requisiti", elaborata dall'UNITER (Ente
Federato UNI per il terziario), che fornisce indicazioni sugli
elementi caratterizzanti del servizio, definendo l' "essenza"
dello stesso in termini di cortesia, di capacità di risposta
alle esigenze del cliente e di miglioramento continuo. Gli
aspetti trattati nell'ambito di questa norma riguardano le
caratteristiche del servizio in termini di organizzazione,
erogazione e controllo dello stesso, i requisiti per e sulle
informazioni al cliente, i requisiti per i servizi minimi e
per quelli collaterali rispetto al pernottamento, la selezione
e l'identificabilità del personale e la rilevazione della
soddisfazione del cliente.
Un'altra norma (la UNI
10866) interessa le imprese che si trovano a metà tra
i servizi ed il turismo, occupandosi di organizzazione di
viaggi di incentivazione. Sono, inoltre, allo studio altri
tre progetti di norma che afferiscono al settore turistico:
- E17020090 "Definizione e requisiti minimi del servizio
erogato dalle agenzie di viaggio";
- E17020250 "Servizi. Complessi turistico-ricettivi
all'aria aperta. Requisiti del servizio";
- E17020440 "Turismo. Criteri per la classificazione dei
servizi ricettivo-alberghieri".
Queste, come altre norme tecniche per il settore turistico,
potrebbero rappresentare le risposte necessarie a quanto
richiamato e previsto dalla legge 135 del 29 marzo 2001 sulla
riforma della legislazione nazionale sul turismo, dove viene
prevista proprio la definizione di standard di riferimento per
il servizio. La legge, infatti, all'art. 2, comma 4,
prevede la definizione di Linee Guida finalizzate a stabilire,
tra le altre cose, lo standard minimo (uguale a livello
nazionale) dei servizi di informazione e di accoglienza dei
turisti, gli standard qualitativi minimi del servizio
erogabile dalle imprese turistiche, dalle agenzie di viaggi e
i parametri di accoglienza alberghiera. Peccato che, in
questo caso, sia ancora tutto fermo e che l'attuazione della
Legge sia ancora molto lontana da venire. La prima proposta
di Linee Guida, ottenuta dal lavoro congiunto di operatori del
settore, politici e consumatori, non ha passato il vaglio
della Commissione incaricata e così tutto è demandato di nuovo
alle singole regioni con un risultato che se da un lato
salvaguarda le caratteristiche regionali e sub-regionali
dell'offerta, dall'altro non rappresenta un elemento univoco
di valutazione e confronto per il singolo turista proveniente
dall'estero.
In attesa che la situazione della Legge Quadro si sblocchi
definitivamente, la Pubblica Amministrazione può, tuttavia,
incentivare l'adozione di norme volontarie di qualificazione
quali la UNI 10670, allo stesso modo in cui vengono
incentivati investimenti riorganizzativi anche in base alla
norma ISO
9001:2000 relativa al sistema di gestione per la
qualità aziendale. Non si parla di incentivazione a livello
nazionale (cosa forse molto più complicata), ma a livello
regionale dove si può accedere anche al Fondo Sociale Europeo
e/o a livello provinciale. Per esempio, nel caso della ISO
9001, in Lombardia la L.R. 41/90 (modificata dalla L.R. 35/96)
prevede agevolazioni finanziarie per lo sviluppo della qualità
e per la certificazione nelle imprese minori, principalmente
piccole e medie imprese artigiane, industriali, commerciali,
turistiche e di servizi. Analogamente, in Puglia esiste la
L.R. 12/89 "Incentivazione regionale della ricettività
turistica e delle strutture turistiche complementari" i cui
contenuti vengono ripresi anche dal Pop (Programma operativo
plurifondo) regionale con la misura 6.1.
Agevolare il ricorso alla UNI 10670 e la successiva
certificazione rilasciata da un organismo di terza parte
indipendente ben strutturato e competente potrebbe
incoraggiare ad affrontare un percorso verso la "qualità" gli
alberghi di piccola e media struttura o anche alberghi a
conduzione familiare che per motivi economici o di impegno
organizzativo richiesto o anche per il tipo di clientela alla
quale si rivolgono, finora non hanno affrontato o non se la
sentono di affrontare un discorso di certificazione ISO 9001.
La certificazione secondo la norma di settore, del resto,
rientra in una tipologia di certificazione del
prodotto-servizio che è complementare alla certificazione ISO
9001 ma che nulla ha a che fare con i marchietti associativi o
di categoria, vista la limitata valenza di questi ultimi.
Esistono già in Italia diversi alberghi certificati secondo la
UNI 10670 ed i riscontri pratici sulla qualità del servizio
erogato possono essere facilmente percepiti dal cliente.
Visto, quindi, che gli strumenti per una qualifica del
servizio esistono, occorre solo incoraggiarne l'applicazione
anche dal punto di vista economico con i giusti finanziamenti
e/o richiami nell'ambito della legislazione di riferimento.
di Silvia Trivini Responsabile settore
Normazione UNITER
(Ente Federato UNI per i settori del Commercio, Turismo e
Servizi)
27/06/2002 |