CAMPIONI !!!!!

Di normale hanno ben poco, ma la strana storia del pallone li ha voluti eleggere campioni del torneo nel 2000, non a caso l’anno del Giubileo.

Di loro si può dire di tutto : tra i principali stronzi del mondo, i novelli narcisi non si sono accontentati di pubblicare articoli su quotidiani locali, di edire per conto proprio un giornaletto su carta patinata, di decorare magliette con scudetti e disegni del Del Tessa: hanno pensato bene di autocelebrarsi anche su Internet. Come non bastasse, qualcuno parla già di calendari (ci fanno una sega, a noi, la Marcuzzi e la Ferilli), di merchandising e di quotazioni in borsa.

Gli Uccelli di Monica dovrebbero avere almeno il coraggio, invece, di fare i conti con la realtà e lasciare il calcio per il circo, "realtà capovolta, mondo di uguali perché tutti strani" (come ebbe a scrivere il Poeta).

Sarebbe già generoso definirli un gruppo di Don Chisciotte allo sbando: in verità hanno più le caratteristiche di una banda di disadattati, e scomodare i grandi nomi della letteratura sembra oltremodo inopportuno, oltreché irriverente.

Quello che si definisce Mister si chiamerebbe TOPETTO, per quel muso che si ritrova, ma due presenze in panchina nei campi di periferia ed un gol segnato una volta – così lui racconta, ma non c’erano testimoni- ad un portiere di riserva di sei anni, gli hanno dato alla testa.

Era nato come talento offensivo (di sé stesso, diremmo) ma ha subito una brusca retromarcia: ai Giochi della Gioventù del 1986 sfoggiava l’11, ovviamente per la mancanza di almeno sei titolari, poi è scivolato col 13 a centrocampo, modello Giannini del 1990 e, infine, fra i pali e su una panchina, sulla quale siede per amicizia col responsabile tecnico, pronto all’esonero.

Non gli è da meno GALLO che può vantare, a dispetto delle prestazioni che offre, significative presenze nelle giovanili di importanti formazioni locali: pare che, addirittura, abbia in passato assistito a una partita della nazionale per affinare le sue doti realizzative: deve essere finita 0 a 0, visti i suoi score sul tabellino marcatori. Ha scelto così la strada della legge, non tanto per passione, quanto per citare in giudizio su mà, la Rita, che lo ha partorito ridotto in questa maniera.

Scorrazza in campo anche, come un cane zoppo, Mirabilandi, che col nome rischia di mandare in fallimento uno dei parchi del divertimento meglio attrezzati nella penisola; alle scuole superiori era noto col nome di PINO, che ricompare sulla maglia oggigiorno, per le movenzestatiche, (da leggersi movenze statiche, non estatiche) e gli scatti felini che lo contraddistinguono. Si era optato di chiamarlo Landicristo o Lan di Dio, per la religiosità di cui si fa vanto, ma ha vinto il campionato con il nome, assurdo, di Virus. Lo strano disegno che regola l’eterno muoversi dei pianeti, infatti, ha voluto che quel nome capitasse a lui, germe immondo della razza umana che, paradossalmente, ha scelto di farsi novello Ippocrate, pronunciando il giuramento che lo impegna, per la vita, ad adoperarsi per annientare sé stesso, il Virus appunto, rendendo così servigio all’intero genere calcistico, ed anche umano.

Che dire di STÈ BATTOLA? Il fuoriclasse della squadra, l’uomo dei momenti difficili, il risolutore silenzioso delle più intricate situazioni, il serio, il ballerino brasiliano della fascia sinistra: il giorno che riuscirà a muovere gli orecchi, di una dimensione mai vista, imparerà a volare, come gli angeli. Un po’ Cabrini, per la padronanza della fascia in campo, un po’ Gascoigne, non per l’estrosità bensì per la passione alcolica, è pur sempre il più amato dai buongustai del pallone.

Ufficialmente esercita il mestiere di scultore, ma in realtà dietro al fine creatore di busti romani ed Afroditi in marmo, si cela un produttore in serie e spacciatore di nani di gesso, di cui ha riempito la Versilia.

Diverso da lui è SUPERPIPPO, che si ubriaca anche al solo vedere un bicchiere di vino, un vero uomo: l’ingegnere del gol è il grande finalizzatore con la media di 0,00005 gol a partita con cui annichilisce gli avversari. Ammirato dalla sua personalissima tifosa, che lo segue ovunque, timorosa forse che qualche altra, citiamo testualmente, venga sedotta "dal suo sguardo perso nell’infinito mentre batte un calcio d’angolo", il nostro Pippo di Super ha solamente, a nostro sommesso avviso, la benzina dello scooter.

Per non parlare del MANGA, il bello della squadra (della serie "beati gli orbi nel paese dei ciechi"), il Toro della Marina, il Braccio di Ferro del Club Velico, il narratore folle di erotiche avventure vissute, nella sua fervida fantasia, con le più esotiche bellezze provenienti da ogni mare; in campo getta, come un mastino incazzato, il suo trionfo di muscoli lucenti, risaltati dalla splendida abbronzatura, che producono generosità sì, ma di tiri fiacchi e sbilenchi, interventi maldestri ed errori magistrali. A fine partita il moderno Achille offre la solita, lucida analisi dell’incontro e di una nuova, pessima prestazione, sua e della squadra: "ragazzi, porca maiala, ci manca il fiato"… certo, caro Manga, si bevesse meno vino e si fumasse meno le cose andrebbero meglio, lo capiscon tutti.

Nel corso del tempo la squadra si è arricchita di due rinforzi di lusso: la SCIMMIA BASTARDA, ossia il talento emergente del calcio seravezzino, Federico Tarabella, rampollo di classe sopraffina, giovane promessa del calcio versiliese, perennemente inebriato delle notti versiliesi di cui è protagonista assoluto da quando, in un night, ha sborsato un cinquantone per una bibita sorbita assieme ad una avvenente ucraina: andrà disciplinato, ma aiuterà di certo a peggiorarsi quando ci sarà il bisogno.

Infine il più assente di tutti, NICÒ "INCIDENTE" LAZZERINI: tra auto distrutte, infortuni a braccia e gambe, servizio civile e altro è stato conteso a lungo sul mercato con il Lourdes, che lo voleva a tutti i costi: alla fine ha scelto gli Uccelli, perché potrà sfoggiare il suo sinistro fulmicotone, quando non sarà ingessato, per impugnare la forchetta e trangugiare, voracemente come al solito, i tordelli di Solaio nelle cena della squadra.

Insomma, i ragazzi giusti per qualsiasi classifica dello stronzo che, hanno vinto, casualmente come al solito, anche il torneo di Fabrì.

D’altra parte, semel in anno, insanire licet…

Prosit.

 

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