Camaleonte Michè, generoso mediano prima, poi buon terzino. Ma il suo ruolo naturale, scoperto negli anni, è la porta.

Pronti, via: si piega su sè stesso, batte le mani, inizia a parlare coi compagni della difesa, indica le vie del gol, appoggia la palla a memoria.

Sembra che senta l’odore dell’avversario e del terreno, duro o fangoso che sia. Di lui colpisce la reattività e l’istinto, che lo fa guizzare da terra per scacciare un tiro che sembrava già dentro. Attento, sistema la barriera, dispone gli uomini sui calci d’angolo. Schizza nel cielo e urla nell’aria: la palla è sua. "Occhio, occhio!!!" ad un pericolo che incombe e, quasi istantaneamente, è già uscito a valanga, una furia compressa che si staglia nel cielo o diventa un tutt’uno col terreno, le gambe protese, le braccia allungate quasi in un disperato tentativo di raggiungere l’Estremo, sempre.

Una botta dalla distanza, le dita si allungano, la mano si protrae e, collosi, i guanti abbrancano in presa ogni siluro.

E’ finita, vinto o perso Michè Topetto è il più sporco, il più generoso, salito a centrocampo per la mano agli avversari ed il classico "cinque" i compagni. Continua a difendere la tua tela, Grande Ragno...