VIETNAM

 

 

Alla fine del 2007 abbiamo deciso di fare una visitina in Vietnam. Perché proprio il Vietnam? Perché dopo la Cambogia e Hong Kong nel mezzo era rimasto solo il Vietnam da vedere. Chissà se riusciremo in poco tempo a capirne lo spirito ma almeno tentiamo.

Dobbiamo esorcizzare il concetto stantio di guerra, napalm, vietcong cattivi, americani cattivi, francesi cattivi. Terra da fame, miseria, disastro. Ora andiamo e vediamo che paese è. Siamo in quattro noi più la guida e l’autista del piccolo bus che ci scorrazzerà per la parte nord del paese, poi a Saigon avremo altri accompagnatori.

Il viaggio da Roma a Hanoi lo svolgiamo in due tappe con la Malaisian Air per un totale, fra attese e voli veri e propri considerati anche i sei fusi orari, di ore 21,30 compresi i vari ritardi così arriviamo all’aeroporto Noi Bai e da qui dopo circa 30-40 chilometri all’Hotel Gouman che sono le ore 12 del mattino seguente.

Con la guida stabiliamo di saltare il pranzo poiché in aereo siamo stati all’ingrasso e non vediamo l’ora di sgranchirci le gambe. Ci dirigiamo subito al Tempio della Letteratura "Van Mieu". Prima università vietnamita è dedicata a Confucio che ha sfornati letterati dal 1070 in poi e serviva ancora come sede di esami triennali sui classici cinesi. Dalla metà dell’ottocento quando subentrò l’amministrazione coloniale francese è rimasto intatto in tutte le caratteristiche più peculiari della civiltà vietnamita. Girare per la città è respirare aria parigina, grandi viali, splendidi palazzi coloniali. Ci siamo recati al tempio Ngoc Son su una isoletta sul lago Hoam Kien dove c’è un obelisco a forma di lapis rivolto al cielo per scrivere lassù la gloria di Budda, traversato il ponticello rosso che si trova di fronte abbiamo ammirata la torre della luce sull’isola delle tartarughe e prima di rientrare siamo andati al Water Puppet show lo spettacolo sull’acqua fatto da marionette che raccontano fatti e leggende dell’antichità. Musica e gesti mimano gesta ancestrali del folklore antico e gli attori che si atteggiano a marionette di legno danzano e gesticolano in questa grande vasca d’acqua insieme a draghi spaventosi finché arrivano i demoni buoni che salvano tutti. Musica, gesti, colori e fumate varie rendono lo spettacolo interessantissimo anche per noi occidentali che restiamo fuori dalla loro antica cultura rendendoci partecipi però delle loro tribolazioni.

Il mattino seguente dopo una iperbolica colazione a base di tutti quei prodotti tipici della loro cucina partiamo con destinazione Halong Bay. Lungo la strada, fra l’altro bellissima e non molto trafficata, abbiamo traversato il fiume Rosso ed avuto modo di visitare una risaia dove le donne immerse nell’acqua di un canale adduttore gettano acqua nei rivoli che lo costeggiano, con una pala a pendolo, per irrigare orti ben coltivati di varie verdure a noi sconosciute, mentre altre nella risaia stessa ripuliscono le piantine dalle erbe infestanti. In vicinanza dell’attraversamento del Fiume Rosso abbiamo costeggiato un cimitero con le tombe fatte come enormi scatoloni nei quali mi dicono sono custodite le ossa dei defunti e sono ispezionabili a piacere dei parenti. La cosa avviene in due tempi. Il morto viene sepolto in terra senza cassa e dopo un anno esumato. Il terreno molto umido ha consumate le carni così le ossa così ripulite vengono lavate, asciugate al sole e messe in questi loculi all’aperto chiuse come in un pacco delle dimensioni minime per contenerle. Il coperchio si può aprire così da ispezionare il contenuto a piacere. Intorno pascolano tranquillamente mucche e bufali. Più oltre in aperta campagna troviamo immensi stabilimenti per la produzione di scarpe, televisori, macchine fotografiche ed altre apparecchiature elettroniche, nonché fabbriche di tessuti ed abbigliamento sia cinesi che giapponesi. Intorno sono sorti villaggi moderni per l’abitazione della manodopera necessaria al funzionamento dei medesimi. E’ chiaro che sono sorti laddove la manodopera è a più basso costo che nei paesi d’origine dei marchi stessi dei prodotti. Questa zona è ricca di miniere di carbone così per un lungo tratto di strada vediamo casette e persone nere e montagne di carbone che in loco viene usato in due centrali per la produzione di energia elettrica con ciminiere fumanti che puzzano di gas e lasciano intorno una patina scura su tutte le cose della natura: i filtri per loro sono solo una utopia.

Finalmente arriviamo, dopo esserci rifocillati con ottimi ananas alle bancarelle lungo la strada, alla cittadina di Bai Chai che è il porto di Halong. Una bellissima giunca che pare uscita da un libro di pirati cinesi ci accoglie e salpiamo navigando per questa immensa baia girando in mezzo a delle grandi montagne di roccia come immensi faraglioni. E’ una grande baia in mare aperto con circa tremila (isole) montagne come birilli dritti nel mare. Dicono che un drago (Halong significa dove il drago è sceso in mare) arrabbiatissimo si mise a sbattere la coda e si inabissò in mare, così spaccando la terra formò queste meraviglie. La giunca è una imbarcazione caratteristica di questi paesi ma completa di camere, bagni, bar, cucine, sala da pranzo e sul ponte si può stare al sole e godere distesi su comode sdraio di legno del meraviglioso paesaggio che ci circonda quando navighiamo o siamo alla fonda in attesa del pranzo. Una volta navigavano con quelle caratteristiche vele steccate col bambù come fossero ventagli. La cucina è molto elaborata e gli ingredienti principali sono i pesci o i molluschi o le conchiglie o i crostacei naturalmente con riso verdure bollite e spezie e salse da aggiungere a piacimento. Si beve birra, the, o altre bevande, la frutta non manca mai ed il dessert anche. Qui sono patiti per certi dolci meravigliosi tanto che metà della popolazione soffre di diabete. Al pomeriggio la giunca si dirige verso un’isola sulla cui sommità c’è un magnifico belvedere con una pagoda che in tempo di guerra servì come osservatorio. Il sole è abbastanza basso ed i riflessi sono indescrivibili. Scendendo siamo su una spiaggetta che invita ad un bagno rinfrescante ma considerato che davanti ci sono ormeggiate diverse giunche ed i bagni scaricano in mare… meglio non bagnarsi. Si salpa verso una piccola baia nella baia e scesi su un schiattino ci dirigiamo verso un passaggio che dovrebbe immetterci in una laguna perfettamente azzurra con le pareti a picco ricche di vegetazione verde e fiori rossi ma purtroppo non possiamo entrarci poiché siamo in bassa marea ed essendo la luna piena c’è la marea più bassa e più alta di tutto il mese (sizigiale). Incidenti di percorso nessun problema. Serata a bordo, cena ottima ,luna piena beviamo grappa di riso e poi a letto ma il rumore del generatore per niente insonorizzato ci obbliga ad andare in coperta e poi a stenderci sui divani di prua, meno male che la notte è tiepida ed il paesaggio illuminato dalla luna splendido. E’ mattina, cielo opalino ma splendido, a questa latitudine sembra sempre che in alto ci sia la nebbia, in realtà è la grande umidità che appena sorge il sole sale in alto così il cielo appare grigio anziché azzurro. Mentre facciamo colazione the, dolcini, frutta, la giunca salpa: direzione un isolotto dentro il quale si trova la grotta di Song Sut. I colori e la complessità degli ambienti mettono soggezione tanto sono belli poi si riparte verso alcuni fra i più pittoreschi villaggi galleggianti che non sono altro che casette in legno su piattaforme galleggianti ormeggiate a pochi metri da isolotti immensi e pieni di vegetazione. In uno c’è perfino una scuola ed una stazione di polizia. Così dopo pranzo si torna al porto di partenza. Il pulmino è ad attenerci e torniamo a Hanoi perché dobbiamo andare al Mausoleo di Ho Chi Minh poi alla Pagoda da un solo pilastro dove abbiamo assistito alla vestizione di un monaco che poi ha eseguito un rito propiziatorio per una nuova casa per anziani. Da qui abbiamo raggiunto l’aeroporto nazionale e dopo lunga attesa siamo decollati per Da Nang . Siamo atterrati che già scuriva. Qui un altro pulmino ci ha portati fino a Hoi An dove abbiamo alloggiato al Palm Garten Resort un albergo sul mare del Tonchino. Purtroppo essendo già la cucina in chiusura non abbiamo mangiato granché bene. Il mattino seguente abbiamo proseguito per il centro della vecchia cittadina per ammirare le vestigia del vecchio impero Champa che si trovano in un museo costruito dai francesi nel 1916. Inoltre la cittadina rappresenta il meglio dell’architettura coloniale francese dell’800 oltre ad un vecchio ponte coperto giapponese in legno, un mercato indimenticabile per colori e simpatia, una antica casa mandarina dove ricamano tovaglie, una pagoda cinese Thien Hau che mi ricordava tanto HongKong per tutti gli incensi a spirale e davanti all’ingresso fanno mostra di sé due draghi che si fronteggiano, Questa pagoda è della congregazione cinese del Fijui. poi dulcis in fundo abbiamo scorrazzato con una bici a risciò per viuzze antiche e sul lungo fiume. Ottimo pranzo anche se il locale era tipo mensa aziendale ma si sa quando si gira l’importante è vedere e cercare di capire, per il resto se uno fa boccucce basta comperare per pochi "dong" la splendida frutta tropicale che si trova ovunque sulle bancarelle. Percorrendo il lungomare verso nord vediamo il porto marittimo dove sbarcarono nel 1965 i primi soldati USA e poi i rifornimenti fino al 1975 quando il pasticcio terminò. Oggi sono ormeggiate navi Giapponesi, Coreane ed altre provenienti tutte da quei paesi che commerciano col Vietnam.

Stiamo andando verso Hué città capitale di regione a tempo del colonialismo francese ed a circa 10 chilometri verso nord troviamo le montagne di marmo, all’interno di una grotta chiamata Huyeng Khong c’è un immenso santuario buddista con raffigurazioni di dannati ed un tribunale di marmo con statue di giudici e bilancia della giustizia. La strada costeggia la ferrovia ed arrivati al diciassettesimo parallelo superiamo il passo che divideva il Vietnam del nord comunista da quello del sud filo occidentale. Sul passo ci sono ancora due nidi di mitragliatrici (solo bunker) che controllano la strada. Arrivati a Hue ci alloggiamo al Primage Villane un grazioso Hotel immerso nella foresta e lontano dal centro abitato perché come apprenderemo in seguito è molto vicino alla città imperiale fondata ai primi dell’800 dall’imperatore Gia Long della dinastia Nguyen che unificò il paese. Una ottima cena tipicamente asiatica ci fa passare la stanchezza. L'inomani mattina andremo a visitare il sito Dai Noi immenso e simile alla città proibita di Pechino oggi patrimonio UNESCO in restauro per i danni subiti dalla guerra, annovera all’interno pagode, palazzi , una biblioteca imperiale, padiglioni, sacelli dinastici ed una città proibita. Poi alla tomba di Minh Mang ricca di statue in pietra di dignitari mandarini ed animali ed il sito agli affluenti del fiume dei Profumi.

La Tomba di Tu Duc governatore di Hue nel secolo XIX in una oasi di pace con padiglioni adatti alla meditazione fra laghi e colline ricoperte di pini. Questo gioiello serviva da palazzo reale di Tu Duc. La tomba di Khai Dinh sulle pendici del monte Chau costruito fra il 1920 ed il 30 famoso per la superba scalinata con i dragoni ed interni affrescati con tessere di ceramica e vetro che ricordano vagamente lo stile francese dell’epoca liberty. Il tempietto pagoda di Thien Musulle sulla riva del fiume dei Profumi. E’ già pomeriggio quando ci rechiamo all’aeroporto per decollare verso Saigon oggi Ho Chi Minh City. Alloggeremo all’Hotel Equatorial nel bel mezzo della città, Iniziamo la visita dal palazzo dell’Opera (esterno) in stile francese XIX secolo, poi al palazzo della riunificazione dove nel1975 i carri armati vietcong sfondarono i cancelli (esterno) La cattedrale cattolica Nha Tho Duc Ba (notre dame) in mattoncini rossi e granito con due campanili dell’architetto Bouvard costruita nel 1883 di fianco alla bella piazza con giardini ed alberi il Palazzo delle Poste ottimo esempio di stile francese progettata e costruita da Eiffel. Pranzo in un piccolo locale all’aperto. Proseguendo il giro nella vecchia Saigon coloniale andiamo al mercato di Ben Thanh dove scorgiamo cose che poi tornando con calma per conto nostro acquisteremo. E’ la volta del nel museo degli orrori della guerra, con foto di morti e mezzi corrazzati americani ed il famoso elicottero visto e rivisto in mille film. Il misticismo della pagoda Thiem Hau dedicato alla Dama Celeste protettrice di pescatori e marinai costruita nel XIX secolo da una congregazione cantonese ci colpisce tutti per quella sacralità che sprigiona e che percepiamo anche noi non buddisti tanto che preghiamo un monaco affinché accenda una spirale di incenso come avevo visto a HongKong. Torniamo in hotel per rinfrescarci e prepararsi per la cena dopo usciremo per una piccola passeggiata intorno all’albergo e vedere il municipio illuminato e gli splendidi giardini pieni di mille coppiette di giovani allegri e beati.

Stamani ci spostiamo verso Cu Chi alla periferia della città per vedere dove l’esercito USA aveva il più grande aeroporto di tutto il paese ed i vietcong avevano scavate tante gallerie per colpire senza essere scoperti. Nelle vicinanze troviamo anche una nuova piantagione di alberi della gomma come già avevamo vista in Cambogia. Tornando in città rientriamo nel quartiere cinese così ci fermiamo al mercato di Cholon Bing Thay (letteralmente mercato coperto) dove ci immergiamo nella chiassosa e coloratissima confusione del modo di vita cinese. Si trovano tutte le merci che si possono desiderare. Acquisto the verde e caramelle al jngseng incredibile la confusione di voci, di gente,di prodotto,di profumi o meno che ti avvolgono e ti tolgono il respiro.

Siamo alla nostra ultima giornata che sarà dedicata per la maggior parte ad una splendida navigazione nel delta del Maekong. Ci sono da percorrere diversi chilometri e lungo la strada visitiamo una pagoda che ci dicono essere multi religiosa infatti serve per induisti, buddisti ed altri. Fotografo il prete (?) che mi sorride e giungendo le mani mi dice cose che non capisco ma afferro che il concetto è un ringraziamento per aver acceso un bastoncino di incenso in un cratere immenso davanti ad un altare colmo di offerte in fiori e frutta. Riprendiamo la marcia ma le signore ed anche noi, necessitiamo di una sosta idrica così sostiamo in un Resort dove siamo accolti da splendide fanciulle e per trovare i bagni facciamo un lungo giro in questo bellissimo parco ricco di anatre, cigni ed oche starnazzanti nonché di quei ponticelli su rigagnoli inventati tipici del Giappone. Alcune ragazze stanno sistemando i tavoli per gli avventori che arriveranno per il pranzo e devo riconoscere che l’ordine e la precisione regnano sovrane. Arrivati al porto fluviale di Cantho ci imbarchiamo su un piccolo sampam ed iniziamo a risalire il fiume su un ramo grandissimo che seguiamo fino al villaggio rivierasco di Cai Rang famoso per il suo mercato galleggiante a mezzo fiume su giunche colme di ogni mercanzia che possa servire a questa popolazione che vive qui. Il fiume è la loro unica via di comunicazione col mondo esterno poiché alle spalle hanno la foresta con tutti i rami del delta. Gli isolotti che incontriamo sono abitati e coltivati per quanto possibile. Riso, culture di ortaggi, e frutta oppure allevamento di pesci d’acqua dolce in vasche ricavate scavando il terreno fino sotto il livello del fiume o attività economiche come una fornace per mattoni o per la lavorazione del riso e del cocco da cui estraggono lo zucchero col quale caramellandolo fanno le caramelle, o la carta di riso o il riso soffiato per l’alimentazione e le cioccolate leggere e per farne caramelle tipo Mou che poi ragazzine sorridenti tagliano ed avvolgono una per una a mano in lunghe file sedute quasi per terra davanti lunghi tavoli. E’ possibile assaggiare ed acquistare,tutte queste merci e per invogliarci ci viene offerto un corroborante the ed un assaggio di queste buone cose. In mezzo ad una piccola isola svetta il campanile di una chiesa cattolica (rammenta il delta del Po). Ci infiliamo in rami sempre più stretti poi rientriamo in un braccio immenso e qui ci sono barconi a motore che lasciano sulla propria scia una grande nube nera ed un forte fetore di gasolio incombusto carichi di ogni materiale, vanno in su ed in giù in un flusso continuo di grande traffico (come i TIR da noi). Sono caratteristiche queste barche perché oltre ad avere mille colori ed essere piuttosto sporche, a prua anziché una polena come i vecchi galeoni, hanno due occhi cattivi rivolti verso l’acqua. Sembra siano un antidoto per impaurire gli spiriti maligni del fiume. Non dimentichiamoci che qui si dice buddismo ma coabitano taoisti, scintoisti, cristiani, mussulmani, induisti, seguaci di Confucio e chi più ne ha più ne metta perché nel mondo cinese ogni cosa vivente ha la sua divinità.

Arriviamo ad una isola molto grande e qui ormeggiamo. Percorso un breve vialetto pieno di Bouganville, ibisco ed altri fiori gialli e rossi che non conosco, arriviamo ad una vecchia ma splendida abitazione gialla con un grande porticato davanti: è la casa di un Mandarino che coltiva pompelmi e verdure. Andiamo in giro per il pomario e ci serviamo di frutti colti con le nostre mani, poi il Mandarino ci conduce al cimitero di famiglia in una tranquilla radura in mezzo al bosco perché, per tradizione, l’ospite deve far conoscenza con i venerabili antenati del padrone di casa. Compiuto il rito andiamo verso la meravigliosa tavola imbandita alla maniera nobile vietnamita e qui fra mille inchini siamo quasi imboccati da meravigliose serventi che scopriamo poi essere le figlie e la consorte del Mandarino stesso. Inutile dire che fu un pranzo molto raffinato chiuso alla maniera loro con the verde amaro. Salutati tutti si riparte e guadagnato nuovamente il ramo di maggior traffico torniamo al porto da cui eravamo salpati. E’ stata una splendida giornata così rientriamo in città, stanchi ma vogliosi di vedere ancora un altro mercato,più povero, ma non per questo meno interessante che si trova a pochi passi (?) dal nostro hotel, così di buon passo ci tuffiamo in questo ennesimo godimento. La cena è ottima troviamo tutto quello che si possa desiderare e facciamo una grande mangiata di carne frutta e dolci eccellenti, poi per smaltire ci regaliamo una passeggiatina ed a nanna. Stanchi morti.

L’indomani mattina siamo liberi così torniamo al Ben Thanh Market per cambiare alcune cose e comperarne altre, siamo a piedi ed attraversiamo il grande parco cittadino che avevamo sempre veduto dalla macchina, siamo colpiti dalla pulizia e dalle persone che lo frequentano. Siamo in una città di cinque milioni e mezzo di individui, di diverse etnie e di tutte le età, qui regna la calma, la serenità e l’educazione anche verso noi stranieri sconosciuta nel nostro paese. Giovani che seduti sulle panchine studiano altri che fanno ginnastica, una scolaresca che ascolta l’insegnante recitare la lezione, anziani che parlano fra di loro ed altri che seduti leggono il giornale. Più oltre in una piazza migliaia di motorini parcheggiati. Sulla strada del ritorno vediamo bancarelle che vendono carni di porco affumicate, ragazze in attesa di niente (?), un tipo seduto in terra con una bacinella d acqua vicina, un compressore per l’aria ed una scatola di ferri: se uno fora la ruota il servizio è assicurato. Hotel, bagagli, pulmino aeroporto, volo di ritorno fine.

 

In conclusione devo riconoscere che anche con il poco tempo che abbiamo dedicato a questo paese abbiamo riportata tutti e quattro una impressione molto positiva, sia dal punto di vista della gente che ci è parsa disponibile, educata, comprensiva anche nei nostri confronti per la nostra incapacità di comunicare. Inoltre, cosa importantissima, sicura anche di notte, quando abbiamo passeggiato da soli senza scorta alcuna. Che poi ci abbiano maggiorati alcuni prezzi è inequivocabile ma lo scambio di monete è sempre stato corretto, il resto è sempre tornato regolare. Gli orari sono abbastanza approssimativi come le distanze da una pagoda ad un mercato. Il paese è in crescita vertiginosa e tutti si danno un gran daffare per lavorare e progredire. La guerra ormai è lontana nel tempo e nella mente di ciascuno, infatti qui c’è solo tanta,tanta gioventù: è un paese giovane e dinamico proteso al progresso che guarda al futuro con fiducia. Almeno così ci è parso.

 

Dic 2007 by GIO

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