Viaggio in MYANMAR

27-03-2005 / 09-04-2005

Volo con Thai Air Roma- Bankok- Yangon.

Yangon E' la capitale che al tempo della dominazione inglese si chiamava Rangoon. Bella e grande città con viali e palazzi di stile coloniale e belle costruzioni moderne degne di una capitale. Fino da qui si può iniziare a comprendere la sacralità di questo popolo che nei secoli ha sempre venerato Budda. I templi, pagode, come le chiamano loro, qui sono ovunque e ciò caratterizza il paese stesso.

E' una città da godersi camminando a piedi e magari con un taxi andare al vecchio mercato coloniale dove si possono acquistare splendidi monili di giada ed oro a14 k. Scansare la gioielleria dove vi porta il tour. Noi alloggiammo al "The Kan daw gyi Palace Hotel" sul lago omonimo. Eccellente sistemazione.

Lago Inle Si raggiunge con un volo interno di breve durata da Yangon a Helo poi con un bus fino al porto lacustre dove una piroga a motore come usano anche in Tailandia sul fiume Mekong ci fa raggiungere attraverso canali incredibili un meraviglioso albergo su palafitte "Hupin Hotel" a Khaung Daing Village. Il tramonto sul lago e l'arrivo a destinazione con l'oscurità della notte le stelle in cielo e le luminarie di mille rificolone multicolori sono uno spettacolo che vale la gita da solo. Attenzione alle zanzare. La cucina birmana è quanto di più accettabile si possa pensare, riso carni bianche o rosse di porco o capra pesci squisiti e verdure cotte al vapore da condire con mille salsine a scelta. Si beve acqua in bottiglie sigillate o vino o birra o succhi di frutta e le solite bibite tipo coca cola

Orti galleggianti vecchie pagode e Budda di ogni dimensione si sprecano .

Sulle isole ci sono ottime filande dove a buon prezzo si acquistano indumenti in cotone tessuti veramente sul posto, i fabbri forgiano ancora coltelli e machete ed attrezzi agricoli come accadeva da noi fino all'ultima guerra. Anche questi sono interessanti per chi collezionasse oggetti caratteristici. Naturalmente i bambini sono semplicemente deliziosi e nessuno disturba il turista anzi direi che una caratteristica di questa gente è la simpatia che ti dimostra al primo impatto e che tu comperi o no mantengono sempre lo stesso sorriso che forse hanno stampato nel loro DNA.

Mandalay ci si arriva dal lago Inle dopo Pindaya; dove dei meravigliosi bungalow di legno "Hotel Conqueror" ci hanno fatti riposare dalla fatica della salita alle grotte nelle cui cavità sono disposti migliaia di Budda grandi e piccolissimi come da noi usano gli "ex voto" ed un ufficio apposito prende le ordinazioni da chiunque paghi senza preoccuparsi della fede religiosa; con un comodo bus. Abbiamo così ammirata la campagna ed i coloni al lavoro chi con i bufali chi con gli elefanti e chi con minuscoli trattori di fabbricazione cinese. Una cosa interessante è sapere che non esistendo la grande distribuzione come in occidente ogni località vende in loco i prodotti che produce così per esempio la frutta è ottima perché colta e venduta alla maturazione giusta, le carni ci sono di porco se nella zona si allevano porci o pecora o bufalo, pesci a seconda di cosa si pesca nel lago o nel fiume vicino al villaggio. Tutti si lasciano fotografare volentieri meglio insieme ad ognuno di noi comunque è buona norma chiederne sempre il permesso.

Mandalay, comprende un complesso di cose da visitare così belle ed importanti, compreso Mingun che non voglio stare ad elencare a pappagallo. Finirei per diventare pedante ma voglio dire di quanto sia bella e affascinante la navigazione sul Ayeyarwaddy River per giungervi. Qui assistiamo alla fluitazione dei tronchi d' albero che sono trasportati via fiume dalle foreste del nord. In Myanmar i fiumi scorrono tutti da nord (catena dell' Himalaja) verso sud verso cioè il mar delle Andamane. I boscaioli vanno a nord con qualsiasi mezzo, famiglia compresa poi istallano un campo sul fiume, tagliano gli alberi legano i tronchi fra loro vi costruiscono sopra una capanna per la famiglia e quando sono pronti si fanno trasportare dalla corrente fino a Yangon. Le notti le passano ormeggiando queste isole galleggianti alle numerose isolette sabbiose lungo il percorso. A Mandalay eravamo alloggiati presso il Hill Resort. Qui, ricordarsi di non asportare il sacchetto che si trova per la biancheria sporca poichè essendo di tela e non di plasticaccia come nella maggior parte del mondo se manca dalla camera lo fanno pagare due dollari.

Monywa, Pakokhu, Bagan. Per arrivare a Monywa di attraversa il fiume Chindwin su un lunghissimo ponte altre risaie e pagode lungo la strada ho avuto modo di notare con quanti mezzi di locomozione la gente si sposta se non fosse per gli elefanti direi che era l'Italia di sessanta anni indietro: a piedi in bici in calesse a cavallo col ciuco in moto (tre quattro) sui camion abbarbicati in cima al carico, sui parafanghi di vecchie auto, su piccoli trattori agricoli a famiglie intere. La sera al rientro dai campi famiglie con elefanti. E' in questa zona che mentre oziavamo in un villaggio di cui non rammento il nome ci siamo imbattuti in due particolari della vita dei Birmani che ci hanno lasciato veramente sbalordito. Il primo è di capanne immerse nei palmeti di palma palmira dove gli uomini osano salire in cima alle palme usando scale di bambù così strette da restare attaccate al fusto della palma ed aderirvi. Loro salgono a piedi nudi con un machete legato in vita per recidere i rami che servono per copertura a tutte le capanne. Essendo nella stagione secca è momento di riparare i tetti per la prossima stagione delle piogge. Mentre loro attengono a queste faccende le donne cucinano e rassettano intorno curano le capre e le galline e sorvegliano i bambini piccoli che "giocano" producendo bastoncini d'incenso che poi mettono ad essiccare al sole e poi confezionano per vendere ai loro simili ed a chiunque voglia acquistarli. Sono prodotti con incenso naturale di cui la zona è produttrice. Ma la cosa più clamorosa accade pochi km avanti in prossimità di miniere di rame sfruttate dal governo. Nelle vicinanze il terreno è parzialmente pregnato di ossidi di rame (cuprite e solfuri di rame) cosicché la povera gente allaga piccoli terreni ponendovi lastre di latta arrugginita in modo che gli ossidi si aggregano a loro. Il tutto poi asciugato tolto dal ferro e messo a scaldare in grossi bidoni di ferro. La massa che esce viene messa in crogioli primitivi e fatta fondere in forni a cielo aperto. Gli uomini addetti stanno, mezzi nudi per il calore e diventano verdi per effetto dell'ossido che sprigiona dai crogioli, l'aria intorno è irrespirabile ed un buon risultato è un pane di rame impuro di circa cinque chili frutto di due giornate di duro lavoro. Sfogliando vecchi libri di metallurgia e di archeologia ho scoperto che, lastrine di ferro a parte, era il sistema estrattivo usato dall'uomo erectus nell'era del rame (2/3 milioni di anni indietro).

Da Pakokhu a Bagan in barca si scende il fiume verso il tramonto. Come quando si naviga sul Nilo si gode della vista dei vecchi monumenti che ci sono sulle rive e della gente dei campi che ti saluta allegramente. Arrivati a Bagan patria delle mille pagode siamo alloggiati negli splendidi bungalow del Bagan Hotel da cui si può vedere scorrere il fiume si cena all'aperto al lume delle candele. Anche qui attenzione alle zanzare. Il villaggio è vicino lo giriamo a piedi o in carrozzella si può comperare di tutto a prezzi stralciati ci si può rinfrescare in piccoli bar con la musica e bere la loro ottima birra fino a tarda notte. C'è un locale caratteristico dove fanno uno spettacolo di marionette molto evocativo per la vita birmana di altri tempi maoccorerebbe conoscerne la storia.

Kyaikhtiyo Di prima mattina di va in aeroporto e si vola verso Yangon poi col bus si prosegue per Kyaikhtiyo da qui con un camion dell'esercito con tanto di panche di legno esenza telone si salgono le rampe della montagna. Lasciati i camion si prosegue a piedi e dopo una rampicata per una meravigliosa strada in forte salita si giunge alla famosa roccia d'oro. Si tratta di un grosso macigno in bilico su uno sperone roccioso, tutto rivestito di lamine d'oro che i fedeli hanno messo come fatto votivo. Tutto intorno ci sono pellegrini che pernotteranno in preghiera, all'aperto muniti di coperte e vettovaglie alimentari. Noi scenderemo nelle vicinanze dove un rifugio di tipo alpino ci alloggerà per la notte. E' una bell' esperienza e come al solito tutti sono cordiali e sorridenti verso di noi. Il mattino seguente si discende a valle col solito camion e dopo una fermata per gustare pompelmi delle dimensioni di una noce di cocco con tutto l'involucro arriviamo al cimitero militare di Htautkyant war dove sono sepolti duemilasettecento soldati deceduti durante la seconda guerra mondiale per la liberazione della Birmania qui ci sono anche coloro che perirono nella costruzione del famoso ponte sul fiume Kwai e da qui si può vedere la ferrovia che anche oggi funziona regolarmente.

Siamo così rientrati ad Yangon e dopo una giornata in libertà che abbiamo spesa a far conoscenza con i bambini di alcune scuole che facevano lezione nel giardino del lago dove si trovava il nostro hotel abbiamo effettuato il viaggio di ritorno in Italia.

E' un bellissimo viaggio non stancante anche se le strade birmane sono ancora quelle lasciate loro dagli inglesi come i vecchi aeroporti militari delle linee interne cosicché i velivoli sono piccoli aerei ad elica per piste corte. Noi abbiamo avuto una guida stupenda che ha saputo mediare le necessità di ciascuno con i tempi e le distanze di competenza del tour (il suo nome è SHAI) Il Touroperator è la MISTRAL da catalogo Estremo Oriente edizione 2004/2005l'importo di spesa fu di € 2254,00 a persona.

 

WB01343_.gif (599 byte)