NADYR

 

La tradotta correva per le pianure dell ‘India carica di prigionieri di guerra rastrellati sul fronte della Cirenaica dopo il successo dell’ offensiva del Gen Montgomery. Gente delle campagne del sud d’Italia, tradite dalla politica e dalla miseria. Pensavano di conquistarsi un posto al sole, dove si potesse finalmente mangiare tutti i giorni, farsi una famiglia chi ancora non l’aveva ed allevarci polli e figli in pace assoluta. Invece prima avevano patiti il caldo e il freddo del deserto, poi avevano patito la fame e la sete ed infine l’onta della sconfitta, perché, dentro di ciascuno, c’era l’amarezza del tradimento, per le bugie che erano loro state propinate e per l’orgoglio personale stracciato. Il morale era a terra l’umore sparito dal cuore, muti, scoraggiati, diseredati e orfani di patria, di famiglia, di ideali e d’ amore per quelle belle cose che sapevano esserci nella vita. Qualcuno, aveva ancora una vecchia e sbiadita foto in bianco e nero della moglie, o della fidanzata altri solo un ricordo visivo di qualche Madama con la quale si erano accoppiati appena giunti in Africa o solo con qualche Marabut di passaggio dal loro accampamento (nome dato alle prostitute nere ricche di scolo e sifilide). Il treno, si fermò per rifornirsi d’acqua ed alcune ausiliarie della croce rossa, passarono lungo i vagoni per assicurarsi che i feriti stessero bene e tutti gli altri non necessitassero di niente, Francesco in tutta quella massa di soldati era ancor più amareggiato perché oltre la fede nella vittoria e nel partito aveva perduto anche un amico commilitone, col quale avevano legato bene, perché erano molto simili nelle condizioni sociali, negli studi ed erano della stessa città Bolzano. Entrambi oltre all’italiano parlavano l’inglese ed il tedesco e quando non volevano farsi comprendere dagli altri soldati parlavano in queste lingue, ora rimasto solo era anche muto perché non trovava da fare conversazione, benché si sforzasse di essere cordiale con tutti. Nel vocio che veniva dall’esterno udì una voce femminile che si rivolgeva ad un prigioniero in lingua inglese, per chiedergli come stava della diarrea, ma lui sorrideva e non sapeva rispondere. L’infermiera si rivolse al soldato armato che l’accompagnava e gli confessò come questi italiani fossero cafoni ed ignoranti, non capivano niente e a portare loro rispetto era fiato sprecato. Francesco non riuscì a mandar giù il rospo e anche se la prima legge da usare col nemico è di fare da fesso, sbottò in perfetto accento d’Oxford: e tu megera cosa credi di essere? L’infermiera ammutolì e Francesco vide fra le grate di aerazione del vagone dove era rinchiuso che era diventata rossa in viso e balbettava parole di meraviglia al soldato vicino a lei vicino poi sparì, ma quando raggiunsero la fine della ferrovia e furono incolonnati per essere trasferiti su dei camion si accorse che tutti quelli del suo vagone venivano messi da parte e divisi dagli altri. Erano tutti radunati quando costei li passò in rivista. Si trattava di una bellissima donna, un po’ massiccia magari, ma ben fatta alta, bionda, con labbra carnose, guance rosa come una bimba, non doveva avere più di ventidue anni la faccia non era severa ma solo incerta. Un ufficiale medico si presentò davanti al gruppo e con voce calma e cordiale quasi sempre parlando la sua lingua chiese se fra tutti ci fosse qualche persona bilingue che sarebbe stata utilissima per fare da interprete con i prigionieri nessuno si mosse, in fondo avevano loro quelli addetti agli interrogatori, che adoperassero quelli poi lei femmina, accennò a bassa voce che a lei occorreva uno che conoscesse il tedesco, perché nel campo ce n’erano diversi mischiati agli italiani ed agli ascari che combattevano a fianco dell’Italia nessuna reazione da parte di tutti. Furono presi su diversi camion e per una giornata intera mangiarono polvere da farsi un’indigestione. Il campo era in una spianata brulla ed assolata con due recinzioni di filo spinato un grande spiazzo a centro e tante baracche intorno, una portava una gran croce rossa sul tetto e sulle porte. Li sistemarono e poi fu loro dato il rancio: bacon con uova, acqua fresca e una specie di zuppa di verdure. Docce con sapone poi in branda con le lenzuola, era meglio che nell’esercito italiano Li interrogarono un po’ per giorno e quando venne il suo turno si accorse che ad assistere agli interrogatori c’era anche lei, seppe così che si chiamava Nadyr Brawn era allieva dottore ed infermiera diplomata e che parlava anche qualche parola di italiano. Gli chiesero come di consueto nome, numero e grado poi a sorpresa, gli domandò che studi avevano fatto e preso alla sprovvista dichiarò la verità che era uno studente di lettere credo che abbia cambiato colore ma in quel momento non accadde niente. Fu più tardi, quando li portarono in una saletta riservata agli ufficiali, che gli fecero a tutti una lezione di medicina. Stavano insegnandogli ad aver cura dei nostri commilitoni feriti leggeri a cambiare una benda e somministrare pillole e fare iniezioni intramuscolari. Era stata una trappola, perché gli altri due che erano insieme con lui furono incapaci ad eseguire le mansioni non avendo capito una sola parola di ciò che avevano detto, mentre lui prese tranquillamente in mano cotone bende e disinfettante rifacendo così una medicazione. Nadir si avvicinò e con voce suadente disse: " grazie Francesco" in italiano quasi perfetto. Lui non sapeva più se,esserne, fiero oppure dispiaciuto perché era chiaro che da quel momento la sua posizione al campo era mutata radicalmente, ma pensò pure che la qual cosa poteva giovare agli altri ospiti e così ebbe inizio una nuova vita. Aveva dimenticato la sconfitta di tutti gli ideali, della patria e di tutto quanto faceva parte del passato, rimpiangeva continuamente la perdita del carissimo amico perché sarebbe stato magnifico scoprire insieme tutte queste novità e si accorse più tardi come la politica italiana aveva taciuto i modi di vivere dei paesi "plutarchici" a tutti i livelli. Dicevano "Dio stramaledica gli inglesi" e con questo pagavano quarantacinque milioni di abitanti della penisola italica. Aveva accesso a tutte le strutture escluso quelle del comando e della radio aveva una divisa diversa anche se con la lettera P dipinta sulle spalle che stava per prisonier, ebbe a lavorare con due medici di mezza età che lo trattavano come un cane schiavo e non vide Nadyr per molti giorni. Quando finalmente la vide non resse più e le confessò la delusione che stava provando per quel trattamento e si diceva fesso per aver peccato così di ingenuità e riconobbe che quello che si diceva di loro in Italia, aveva un fondamento di verità e stava ritrovando lo spirito patriottico e battagliero col quale era stato istruito. Nadyr comprese benissimo cosa passasse per la testa del giovane e sorridendo lo prese sottobraccio ed insieme come due colleghi raggiunsero l’infermeria mentre gli raccontava la storia della sua vita. Nata in un paesino dello Highland vicino a Inverness sul mare del nord o andava a badare le pecore o scappava verso lidi diversi ma per questo occorreva denaro e consenso della famiglia: entrambi mancavano allora lei aveva studiato a casa e nei prati badando gli animali poi era andata ad Inverness per sostenere l’esame ed una volta diplomata era tornata a casa felice e contenta per dire ciò ai genitori pensando che dovessero essere contenti della figlia. Questi ed i fratelli minori si scagliarono contro di lei perché sapevano bene che lei sarebbe stata candidata ad andarsene mentre a loro sarebbero toccati turni più gravosi per badare le pecore mungere il latte e procurare il foraggio e la paglia per gli ovili. Durante il viaggio di ritorno da Inverness alla stazione degli autobus un giovane soldato le aveva messo in mano un volantino dicendole che tutti avevano bisogno di lei al W AC for War. Lei lo lesse accuratamente e la notte stessa aveva scavalcato il davanzale della finestra e col primo autobus del mattino era tornata in città e si era arruolata volontaria come ausiliaria infermiera. Da circa cinque mesi era sul fronte africano ed aveva imparato quanto era bello vivere la vita anche di fronte alla morte e servire gli altri esseri umani nonché la patria. Francesco rimase commosso dalla confessione e la pregò se mai le fosse possibile di istruirlo circa i modi in uso presso di loro perché era completamente digiuno in questa materia. Gli altri medici anche se con riluttanza cominciarono a trattarlo un po’ meglio e laddove non poteva servire in campo medico visto che era ben istruito veniva usato per tradurre documenti personali dei prigionieri e nel settore amministrativo Nadyr ogni sera si attardava con lui in mille chiacchiere sull’Italia e ne rimaneva sempre più affascinata per il sole il mare e le montagne su cui si poteva sciare. Una sera che gli ufficiali avevano organizzata una proiezione di un film musicale americano chiese ed ottenne che potessero parteciparvi anche i prigionieri dell’ospedale da campo e quanti potevano trovare posto nello spiazzo davanti le baracche dove c’era la proiezione. I giorni e poi i mesi passarono venne Natale ed arrivò l’anno nuovo Francesco e Nadyr erano sempre insieme e fra i due era sbocciata una cosa pericolosa in tempo di guerra simpatia amore e sesso. Una mistura esplosiva sotto tutte le latitudini e sotto tutte le bandiere. Nadyr chiese ed ottenne non si saprà mai come di passare ad altro incarico e di portarsi appresso anche il prigioniero Francesco H numero sette nove in qualità di interprete presso una unità distaccata che operava ora contro l’esercito tedesco essendo l’Italia nell’ultimo settembre uscita dal conflitto del patto d’acciaio e passata dalla parte degli alleati lui trilingue sarebbe stato un ottimo elemento per decifrare documenti comunicazioni anche in previsione di un eventuale sbarco sul continente europeo la centrale operativa sarebbe stata nello stato dell’ Alberta in Australia. Un giorno uno sparuto gruppo di ufficiali britannici, Nadyr, Francesco, due ufficiali del defunto esercito italiano ed altre Waff dell’esercito statunitense furono imbarcati su un DC2 canadese e portati in una località segreta dell’ Australia. Francesco lo seppe solo più tardi molto più tardi dove erano. Quello che seppe da subito fu che si trovò ad abitare in un bungalow solo con Nadyr al mattino veniva un’ auto a prelevarli per andare in un grande edificio pieno di stanze con grandi macchinari telescriventi dove il nostro prigioniero che adesso vestiva una uniforme di fanteria australiana traduceva da giornali tedeschi trafiletti che parlavano di armi segrete di immancabile vittoria mentre le truppe Statunitensi avanzavano nel Belgio e passato il Reno correvano verso Berlino e in Italia passato il Po procedevano verso le Alpi. Nadyr curava i militari malati nell’ ospedale locale e la sera venivano ricondotti a casa dove in santa pace facevano salti mortali sul lettone doppio erano felici e contenti e speravano che la guerra non finisse mai. Vivevano come in una favola e non si accorgevano del passare del tempo Nadyr riceveva posta dai suoi che non l’avevano perdonata ma speravano i meschini che poi tornasse da loro e dalle loro greggi. Francesco non sapeva niente delle sorelle e dei genitori ma sperava come fra i monti dell’ Alto Adige non ci fosse distruzione, i genitori erano troppo anziani e le sorelle non sarebbero certamente servite alla guerra. Il loro era un amore completo come se fossero entrambi orfani di parenti e di patria, avevano imparato a vivere alla giornata a godere della reciproca compagnia e non esisteva niente altro all’infuori di loro. Il luogo dove si trovavano era isolato non gli mancava niente ma non era loro permesso andare al di fuori della base segreta era perfetto. La felicità non è di questo mondo e dopo l’agosto del quarantacinque tutto finì Anche il Giappone capitolò. Si cominciò a parlare di rimpatrio ed i nostri eroi sempre più innamorati cercarono con tutte le loro forze di potersi sposare ma il mondo aveva altre preoccupazioni ed un giorno si era all’inizio del novecentoquarantasei fu stabilito che Francesco dovesse essere rimpatriato. Venne lautamente pagato per i servigi resi imbarcato su una nave ospedale fino a Napoli dove sbarcò con altri duemila ex commilitoni ed iniziò l’odissea del viaggio fino a Bolzano, l’Italia era in terra e la gente non vedeva di buon occhio quei reduci che tornavano, colpevoli solo, ai loro occhi, di non essere morti col fascismo, come se la catastrofe fosse stata tutta colpa loro . Non tardò neppure Nadyr a partire per l’Inghilterra salpò nei giorni vicini a Pasqua ma una mina assassina chiuse tutte le porte della vita. Un treno sferragliante riportava, Francesco dalle Highland, dove si era recato per incontrare e sposare la sua Nadyr, verso l’Italia aveva ricevuto laggiù la triste notizia dai genitori dell’amata ed ancora un treno era il testimone, il compagno maligno, della sconfitta di tutto ciò in cui un uomo buono aveva creduto nella vita.

2004 by GIO

 

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