KARBON TO ATTO SECONDO

 

Vi ricordate quella storia d’Ot, che narrava del salvataggio di una coppia di naufraghi sulle coste del mare occidentale?

Orbene, fu una gran soddisfazione aver salvati da una così tremenda burrasca questa strana creatura, e l’uomo che stava con lei, uno zoppo malefico che la teneva schiava fra le sue grinfie, ma la storia non finì lì, voglio narrarvi il seguito, perché tutte le storie dopo la fine hanno sempre qualche colpo di coda.

La donna, giovane, avvezza oramai ad esser malmenata continuamente, usata per ogni sporco scopo dallo zoppo e peggio ancora costretta a lavorare per la sopravvivenza di entrambi, dopo la morte del padre non conosceva più alcunché d’umano e gentile. Si era abbrutita a tal punto, che anche quando era andata da Ot, con l’intenzione di ringraziarlo del gesto, dandoglisi con tutto il fuoco, che una donna poteva avere dentro, per quel periodo che il calore del sole cede il passo all’uggia ed al buio, aveva maturata per indole cattiva una voce interna che, gridava vendetta contro gli altri esseri a lei simili

Ot ne godette i benefici fin quando decise di tornare verso i boschi, perché lì ormai era umido, freddo e principalmente non pescavano più, fra poco sarebbe mancato anche il cibo. Verso le colline boscose, invece adesso, era stagione di frutti e la terra stava regalando erbe commestibili a più non posso. Una mattina presto dopo che Karbon si era giaciuta con lui, le parlò con tenerezza e la informò che sarebbe partito, ma non poteva portarla seco per causa del vecchio zoppo. Lei non intendeva questo per niente.

Così dopo poco tempo gli si ripresentò davanti reclamando assistenza in cambio del suo corpo, come del resto aveva già fatto, ma ora lui avrebbe dovuto uccidere il malvagio zoppo prima di poter usufruire ancora di quel beneficio.

Ot non era uno sprovveduto, aveva passata metà della vita a combattere contro tribù avverse e belve feroci per procurarsi il pranzo, non intendeva uccidere un uomo su ordine di una donna, per giunta di uno strano colore e con un odore addosso che non gli andava molto a genio, anche se nell’arte d’amare era una maestra, forse perché fino ad oggi aveva passato più tempo sdraiata che in piedi e si era fatta trapanare ogni dove da uomini e bestie (?). E se fosse stata marcia di vermi e di malattie sconosciute? E’ vero che quando l’aveva circuito lui aveva apprezzato il tutto, senza porsi problemi, ma era anche vero che da allora era sempre stata profumata e linda come un fiore al mattino dopo una notte di pioggia e le sue parti intime erano ben rasate e rosee come una bimba, oggi però era arrivata da lui laida come quando l’aveva salvata, con una pelle di lontra addosso, che le cadeva da ogni parte, unta, bisunta e spelacchiata. No, bella mia, le sussurrò da un braccio di distanza, hai sbagliato bersaglio, io non sono lo zoppo, vattene!!.

Lei soffiava come un cobra impaurito e lo apostrofò in malo modo. Ot se n’andò per i fatti suoi e la lasciò a sbraitare lungo il sentiero deserto.

Si ritrovarono ad una fonte lontana dal campo lungo il mare, dopo pochi giri di sole, lui stava attingendo acqua per gli armenti, lei era nuda e tutta coperta di qualcosa che la schiumava tutta e olezzava di frutta selvatica.

Meravigliato di tanto cambiamento e nello stesso tempo eccitato per la visione, le chiese spiegazioni e lei gli propinò una storia che la schiuma veniva da una noce di un albero che cresce in lontane zone dalla parte dove nasce il sole,ma dove è anche molto caldo e le donne lo usano per lavarsi per se e per i bambini, (sapundus nokourussis) gli uomini non ne vogliono sapere per la fragranza a loro sconosciuta, così quando una donna non vuole fare l’amore con un uomo si deterge il corpo con questo e uomini leoni e zanzare si allontanano da lei, almeno fin quando, tornata laida e fetida non si fa da loro desiderare e godere nuovamente.

Ot non era rimasto troppo convinto dal discorsetto, ma rammentando che quello era l’odore della prima volta e di tutte quelle che si erano giaciuti insieme ed a lui al contrario degli altri uomini era piaciuto moltissimo, cercò di ritornare sui suoi passi, ma di uccidere non ne voleva sapere. Era meglio lasciar stare tutto, poi non dimentichiamoci d’En che lo attendeva nelle pianure con i figli. Anche lì c’era la pericolosità del suo uomo, ma questo lo sconvolgeva meno, perché ormai la cosa era consolidata. Raccolta l’otre con l’acqua, Ot cercò di lasciar correre e si allontanò di pedina. Il tarlo del suo sesso però lo pungeva, le viscere si esaltavano, la fronte sudava, ma volle resistere. Seguito dai suoi armenti, andava raggiungendo le colline verdi e lungo la strada si cibò più volte dei frutti dolci e succosi, colti dagli alberi e sulle macchie spinose.

Cadde la notte e ridossate le bestie vicino ad un costone roccioso, accese un fuoco e si coricò sull’erba. Era l’alba quando se la vide apparire dal fondo della viottola dove aveva messo trappole per gli animali predatori notturni. Non una parola, un gesto, gettò la pelle di lontra lontano e nuda, nera come il buio,lucida al chiaro di luna per gli oli con cui si era cosparsa il corpo, gli occhi grandi accesi di brama, si avventò su di lui come un’animale in calore. Ot preso così alla sprovvista, la penetrò con forza, ma non riuscì a soddisfare le sue brame. Fosse, la paura del vecchio zoppo, oppure di lei, pronta a tutto, come gli appariva adesso. Cercò di calmarla e di riportarla alla ragione, la blandì con parole dolci e dopo, molto, molto tempo, riuscì a farla sua, senza però quell’enfasi del tempo passato. La usò e si fece usare in ogni modo e maniera. No, non era più quella di prima, il corpo scolpito nel legno nero,lucido, sensuale,aperto a tutto aveva perduto ogni attrattiva, Ot aveva capito che era simile ad una bestia e per ciò imprevedibile, temibile e pericolosa.

Era quasi sera quando lasciate le bestie nelle mani buone di un suo amico pastore anche lui che pascolava nei pressi si decise a riaccompagnarla al campo lungo il mare Faceva freddino e l’umidità era tanta, le genti rimaste ancora laggiù erano rintanate nelle capanne ma intorno qualcuno si aggirava ancora con una mazza in mano sperando in un coniglio, un uccello ad albergo o altra selvaggina da mettere sotto i denti. La fortuna gli fece incontrare il decano Hery ed insieme discussero di Karbon To. Gli raccontò così Hery che per tutto il tempo da quando lui era partito e fino al giorno precedente lo zoppo le era sempre stato appresso con un bastone in mano e non potendo lui soddisfarla aveva pregato gli altri di farlo per uno o due pesci o una zuppa di ortiche, ma senza risultato, almeno apparente perché ormai tutti la beffeggiavano e se molti l’ avevano usata di nascosto si erano guardati bene da dare pesci od altro al vecchio. Ecco perché dopo una nuova lavata era tornata in cerca d’Ot. Era restata l’unica strada per lei. Ora anche questa era sfumata, ma Ot pregò Hery di ricondurla lui stesso al vecchio e fingendo d’averla trovata smarrita per caso, obbligarlo per ricompensa a non batterla più e lasciare a lei la scelta del maschio col quale di volta in volta volesse giacersi.

Alle prime luci del nuovo sole Ot si rimise in cammino per raggiungere il suo gregge, le sue colline e la sua En. Forse Ot aveva messa Karbon To sulla strada del più vecchio mestiere nel mondo delle donne.

 

 

 

 

Sept- 2008 by GIO

 

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