MITTEL EUROPA

 

Erano venuti da pochi giorni in Italia ed avevano fatto un bel programma di visite in località marine e nel Chianti in particolare. Amavano l’Italia per tutte le belle cose che ci sono a cominciare dai suoi abitanti e poi per il mare per le colline e tutti quei buoni cibi di cui gli italiani si fanno a, ragione, un vanto. Franz parlava volentieri con Mario s’intendevano a meraviglia sulla storia dei due paesi, sull’arte e sulle automobili. Fu, in ragione di queste che stabilirono di trovarsi a Berlino per l’acquisto di una Mercedes di seconda mano, a buon prezzo e senza beghe doganali. Non sto, a descrivere, la maniera piratesca con cui era aggirata la dogana perché non sono uno spione e niente ha a vedere con la storia che vi narrerò.

Terminate le ferie Mario si unì alla famiglia di Franz e tutti assieme tornarono in Germania. Qui furono giorni di festa per Mario, che mai era uscito dal paesello e mentre Franz era al lavoro nell’ufficio, al nono piano, della sua azienda di carta da parati veniva scarrozzato per la città e dintorni da chi era libero da impegni in quei giorni, alla sera poi si riunivano con altri amici e loro consorti o amiche che frequentavano il loro ambiente per allegre cene nei locali più esclusivi della zona, poi sempre presenti ai concerti del National Theatre oppure a passeggio per le strade pedonali dove anche di notte i negozi sono aperti e ci sono spettacoli per adulti e club privati felici di allargare sempre più la loro clientela di lusso.

Mario era strabiliato da tutto ciò, mai avrebbe lontanamente pensato che nel mondo ci fossero queste cose, che al massimo potevano fare riferimento alla finzione della cinematografia americana, le donne poi, sposate e non, dimostravano verso l’ospite molta cordialità con confidenze e linguaggi ai quali non era affatto abituato. In un primo tempo credeva, rifacendosi al comportamento, scevro e riottoso, delle donne italiane, che loro si comportassero così perché tutte di facili costumi, non comprendendo che il loro era solo un atteggiamento di una mentalità più avanzata, di una modernità diversa dal nostro paese. Nella sua ignoranza batté la testa perché usò un gesto sconveniente e ne ebbe una risposta secca di dunn (stupido)e se non ci fosse stata la moglie di Franz a spiegare la cosa, potevano esserci brutte conseguenze, non solo verso le nuove conoscenze ma anche per la famiglia che lo ospitava. Elga parlò a lui e spiegò alle amiche come stavano le diverse viste. Mario purtroppo veniva da un paese che era molto arretrato, secoli di cattivo cattolicesimo, avevano dato agli uomini campagnoli e di nessuna cultura a cui apparteneva una idea errata sui rapporti interpersonali fra uomo e donna e fra amici e conoscenti.

La persona offesa lo prese da parte e con fare civettuolo ma fermo e deciso gli chiese scusa e presolo sotto braccio gli spiegò come erano i comportamenti fra amici in un contesto di buona creanza e non, facendolo così, con armonia e belle parole sentire un verme strisciante: il balbettio ed il rossore che ne seguirono fecero da contrappeso e dopo un po’ tutto era dimenticato, ma qualcosa era cambiato e la serata riuscì più smorta delle altre.

Ora tutti sapevano, con chi avevano a che fare e la sera dopo in occasione di un party speciale, organizzato per gli ospiti italiani tutto filò liscio ma per mettere ancor più a disagio il povero Mario, Rose prima ed Elga poi mentre ballavano un fox-trot a luci spente e dopo molti bicchieri di vino del Reno gli stamparono sulla bocca baci di fuoco ed al riaccendersi della luce, rimasero talmente indifferenti che sembravano delle estranee. A notte alta, tanto che ad oriente il cielo schiariva, si salutarono tutti in maniera molto formale quasi da estranei. Mario acquistò la sua macchina e tornò al paesello confuso e felice il giorno stesso, rinunciando a capire cosa realmente fosse accaduto.

Il tempo passa e Gregory amico di Franz che aveva assistito alla scena, italiano pure lui, ma cittadino colto del nord, menager nel campo delle macchine agricole incontrando Mario ad un pranzo di allevatori di bestiame, ritorna sui fatti di quella notte di parecchi anni fa e gli racconta un episodio di vita. Caro Mario ti ricordi quella volta a Berlino quando comprasti il mercedes di seconda mano? Eccome, se lo ricordo devo aver fatta una figura veramente da troglodita, meno male che poi io sono partito, non avrei potuto sopportare un giorno di più e sai cosa mi accadde nel buio? Prima ballavo con Rose e mi sentivo un verme, stavo tutto scosto avevo paura ad avvicinarmi lei mi attanagliava i fianchi ed io mi ritiravo poi mi incrociò una sua gamba fra le mie ed io eccitato cercavo di starle lontano il più possibile, perché ormai ero già stato giudicato si ballava come due polli che temono le beccate, poi fu spenta la luce e quella mi si incolla al corpo e mi molla un succhione che non me lo dimenticherò mai, così crollai su una poltrona e mi dette una manciata fra i pantaloni, si riaccese la luce e lei era lontana da me tre buoni passi, arriva Elga e mi dice komme hier bitte, tanze mit mir shnell! Io mi alzo ma sono eccitato e si vede anche, non so cosa fare sbaglio i passi ci pestiamo lei ride e mi dice gut gut mi tira a sé io tento di ballare ma sono imbranato spengono le luci e mi si avvinghia come un serpe e mi morde e mi succhia all’impazzata e mi spinge con forza io arretro non sapevo dove, ma sento un muro dietro di me ed il rumore di una porta che sbatte mi fruga nei pantaloni e mi sbottona poi la sento allontanarsi. Quando riaccesero le luci mi accorsi di essere in una toilette al buio con i pantaloni a mezza gamba: lesto mi ricomposi e riapparsi in salotto nessuno mi degnò di niente e mentre andavo al tavolo a prendermi un drink Elga mi si fa incontro e mi porge un fazzoletto, mi sorride e mi strizza un occhio io lo prendo lo guardo e mi accorgo che è il mio, è evidente che lo ha preso quando mi frugava lo ripongo in tasca e solo il giorno dopo quando ho cercato di usarlo mi sono accorto che stampato in mezzo c’era l’impronta delle sue labbra e scritto col rossetto la parola besten Dank! Oramai al sicuro in Italia ho ripensato mille volte a quei giorni è stata un’esperienza terribile, pensa che io non ho più osato chiamarli neppure per ringraziarli del favore fattomi. Non ho avuto coraggio, sarò passato per cafone ma tanto ero già passato male prima, quindi meglio tacere ma non riesco a dimenticare e penso anche a come sarebbe potuta andare se mi fossi comportato bene come per esempio facevi tu ,italiano come me.

Caro Mario questi sono i sabati sera, della borghesia tedesca in fondo non fanno niente di male se tu l’hai notato nessun marito ballava con la propria consorte, nessun amico stava insieme alla compagna che si era portata, ma stai tranquillo che nessuno ha tradito nessuno,uomini e donne si sono stropicciati un po’ sui corpi della combriccola e basta, in fondo di estraneo al loro gruppo c’eri solo tu che poi eri stato presentato e invitato da Franz. Loro si sono divertiti ed anche tu non negarlo

Hai passato una splendida serata. Si è vero a ripensarla in questo modo la rivivrei molto volentieri ma pensa a me in quei momenti sarei voluto sprofondare!

Beh devo raccontarti la mia storia, te lo meriti. Io li conobbi, diversi anni indietro, tanto che conoscevo anche il marito di Rose e ti confesso che era un uomo stupendo intelligente ed innamorato di lei e dei figli buon lavoratore nell’ingegneria edile amante dell’arte e della musica pensa, si erano conosciuti durante l’occupazione della Danimarca nel 1942, lei era infermiera in un ospedale militare e lui un ufficiale della werhmath ferito, a guerra finita si sposarono e misero famiglia in Francoforte prima poi a Berlino con la ricostruzione nel settore americano fecero fortuna, poi purtroppo lui morì in un incidente sul lavoro e lei riprese la carriera ospedaliera per tirare avanti e crescere i figli. Per il suo lavoro erano anche amici di Franz d’Edith e d’Elga che poi ritrovai a Hannover in occasione di una fiera del macchinario per tutte le varie attività industriali del momento. Passammo, bei giorni insieme e feci ottimi affari tanto che io riuscii a convincere Edith a fare una gita con me nel nord della Francia. Ricordo che la prima sera rimanemmo amici e da buoni camerati dividemmo una stanza con due lettini sai allora si doveva anche risparmiare poi raggiunto un minimo di confidenza in una località marina della Manica prendemmo alloggio in una piccola locanda sul mare e fummo due piccioncini allegri ed affamati sia della buona cucina francese che di tutto il resto e la settimana passò così veloce che ci ritrovammo al momento di lasciarsi senza accorgersene insieme tornammo a Francoforte e da lì lei proseguì per Berlino ed io per Torino ma non è finita qui perché un anno dopo venne a Milano per un convegno medico sulle nuove frontiere della batteriologia e passammo un bellissimo fine settimana sul lago di Como, mi confessò così di essersi messa in rapporto con un dermatologo più anziano di lei vedovo e che le voleva un gran bene, lo avevamo conosciuto insieme a quella festa famosa ricordi quel signore molto distinto con i capelli bianchi? E’ vero ma lei non ballò mai né con lui né con te perché? Siccome ti conosceva così intimamente avrebbe potuto. Sì perché oramai ci conoscevamo già e sapevamo tutto l’uno dell’altro, ma non notasti quegli sguardi d’intesa che spesso ci lanciavamo, le poche parole che ci scambiammo in cucina, furono di buon ricordo per i giorni e le notti passate insieme mi chiamava sempre mein gross Maus susse e poi si mise a tessermi le lodi per l’amore che le regalava il suo vecchio Gunter, lo adorava credimi.

Tu non sai che anche Franz ci ha lasciati e Rose dopo rimasta vedova è venuta con la figlia una volta in Italia sono state mie ospiti gradite e così dal momento che la figlia filava con un impiegato del mio staff io condussi Rose un po’ in giro e rammentando i bei giorni passati quando i ragazzi erano piccoli e quando si scherzava sulle nostre vicende famigliari e non avendo più lei marito, finimmo per trovarci a letto insieme e devo dirti che fu molto bello non tanto per il sesso in sé stesso quanto perché nello stare vicini ricostruimmo una parte importante della nostra vita passata, quando l’unico pensiero era per il divertimento, per la buona cucina e per i bei luoghi che vedevamo insieme ai figli, al marito, agli amici. Comunque devo anche dirti visto che aguzzi le orecchie che ti ho un po’ mentito riguardo al sesso perché vuoi che non lo facesse da molto tempo, vuoi che fossimo in sincronia perfetta furono cavalcate da non scordare, lei aveva una pelle così liscia che il suo corpo mi sgusciava dalle mani come accade quando prendi un pesce in mano per togliere l’amo dalla bocca, oh! tempi e persone d’oro.Mi capitò poi un’occasione d’incontro in un centro medico del Baden e fra un bagno termale ed una bevuta di buona birra mi disse che soffriva di diabete e che forse avrebbe avuta vita breve e non ci saremmo potuti vedere per un bel pezzo. Fu per me un gran colpo perché le volevo bene e la stimavo moltissimo. Così poiché dovevo restare in quei luoghi per altro tempo, la fiamma del desiderio non si era spenta, lei non mi accennò minimamente al suo male, dormimmo e ci amammo abbracciati consci entrambi che quella senza dubbio sarebbe stata l’ultima volta che ci vedevamo e quando mi chiese di fare l’amore ancora e ancora fino a non sapere più con cosa e perché farlo capii che quello era il suo testamento. Una lettera listata di nero, mi giunse poco dopo da parte dei figli e l’anno successivo un’altra lettera simile mi annunciava che anche la figlia se n’era andata. In poco tempo un lungo capitolo della mia esistenza era stato cancellato. Acciocché caro Mario non crucciarti di nient, vivi la vita al massimo perché un giorno purtroppo toccherà anche a noi.

 

18-12-2002 BY GIO

 

 

 

 

 

 

 

 

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