La bestia
Ecco,
tutto è stato compiuto con calma, mentre mi avvio in cantina non posso fare a
meno di rivolgere uno sguardo al corpo senza vita della mia bellissima compagna
di una serata: magnifico nella sua
giovane nudità, steso sulle candide lenzuola
che ancora meglio risaltano il sangue che si sta coagulando ai bordi del corpo
ancora caldo.
Un’
occasione come un'altra per sopravvivere ancora, ad ogni costo,al destino che
mi imprigiona, antico e bestiale.
Ora
sono davvero rilassato, una sensazione di vitalità nuova scorre nelle
vene: il sangue è linfa vitale del più
antico degli assassini ed io tra loro il più feroce.
Stappo
con la maestria dell’abitudine, la bottiglia di Chateau Lafitte 1898, una ottima annata, della quale
possiedo ancora due casse; verso nel balum piano il vino tiepido, del tutto somigliante al sangue che sgorga
ancora dalle due piccole ferite della mia ultima e giovane vittima.
Mentre
giro lentamente il calice facendolo insaporire di tanto nettare, la mia
attenzione viene attratta da un bagliore , quasi un riflesso sul pavimento. Mi
avvicino, sposto la camicia di seta della mia sfortunata compagna e lì, per
terra, caduto probabilmente dalla collana che avevo con tanta rabbia strappato
dal collo di lei, un cammeo: cadendo si
è aperto , mostrando all’interno la foto di una bimba , bellissima, dal viso
aperto in un sorriso dolce e splendente. C’è anche una scritta sotto la foto :”
alla mia amatissima mamma, tua Rose.”
Rose
già..un nome davvero stupendo. Avevo una figlia con questo nome, in tempi assai
lontani e cupi… dopo la sua morte e quella di sua madre, mia adorata
moglie,nella pestilenza che colpi Parigi nel 1646, impazzito dal dolore mi
precipitai in chiesa , uccisi il maledetto prete che mi voleva consolare, gli
strappai il cuore e lo mangia condito di tutte le ostie consacrata che trovai
nel tabernacolo. Fu da quel momento che, dividendo il terribile pasto con un
branco di cani famelici, divenni la bestia che ancora sono e che sopravvive a
se stessa ogni notte nel rituale di sangue che deve essere eseguito . Poso
dolcemente sui seni freddi della donna il piccolo gioiello con la foto, intingo
le dita ancora una volta nel sangue tiepido tra i due fori sul collo e ne
succhio il dolciastro sapore. Mi alzo, mi giro con uno scatto felino; davanti a
me ho il grande specchio che copre la parete: osservo la morte stesa nel letto,
ma del suo servo eretto davanti neanche un’immagine, un’ombra.
Una
lacrima solitaria ed inaspettata scende dal mio pallido viso, gli occhi si
venano di sangue ,mentre lascio libero il mio ululato, straziante nel dolore
centenario. Non c’è prova della mia esistenza, nessun ricordo, nè amore,
nessuna immagine .Scaglio la bottiglia di Lafitte contro specchio , mi
inginocchio e raggomitolato, indifeso per una sola volta, sussurro il nome di
due rose unite dallo stesso brutale destino.
(
24.07.03)