Lettera a O
Come ti va?
Come le passi le tue giornate adesso?
E’ strano essere qui a scriverti, e pensare che domani e’ un
altro anno e fanno 3 (anni) che ci conosciamo…
Ti ricordi quanta neve, la prima volta?
Reggio sembrava incantata.
E nevicava.
E noi timidi e imbarazzati dentro un pub a raccontarci in punta
di forchetta il mio 77 il tuo 77 a Bologna.
…il resto..e’ storia, come dicono quelli che parlano bene.
Non so dove sei adesso, non lo so proprio, e farti una
telefonata credo sia al di sopra delle mie e delle tue capacita’ (e volonta’).
Come sara’ la tua casa di adesso?
Continuerai i tuoi rituali da scapolo (simili ai miei, in tante
parti), le cene dalla Patty, tua nipote, tua sorella, qualche donna, spero per
te.
Che strano.
Siamo sempre qui a tirare il filo dei ricordi e dei bilanci…
…io non ho piu’ fatto nulla da quando sono tornata.
Sto cercando di smettere di vivere.
Tu dovresti smettere di fumare.
Sono uscita 2 volte con la Libby, sono venuta a Bologna, ma non
mi mancavi, si il ricordo c’era, appena esco dalla stazione lo sguardo corre al
di la’ della strada, per abitudine, credo.
E poi niente.
Leggo molto e ho creato un sito, a te non freghera’ nulla, ma te
lo dico ugualmente.
Anzi aumentera’ la tua gia’ smisurata gelosia….si, dai, ammettilo!
Vedi, era un grosso problema questo;tu non puoi pretender che le
persone siano o divengano di tua proprieta’, non lo saranno mai, il che non
implica che si allontaneranno da te…Il tuo e’ un modo per accelerare i tempi,
te lo dissi, ricordi?
Se continui cosi’ io vado via
E sono andata.
E’ vero anche che ti avevo detto di non fare conto su di me, di
non innamorarti; io scappo, te lo dissi ridendo in una penombra di febbraio
freddo di sole.
Allora non mi hai creduto.
Ma come si fa?
E domani è il 2002
E noi siamo soli e piu’ vecchi.
Quest’anno per me e’ stato come 10 anni.
Non ti ho detto molte cose, ci siamo salutati dopo una
telefonata di 4 ore a settembre, credo.
E’ stato pesante.
Non so se le vita e’ stata un po’ piu’ lieve con te.
Ci hai mai pensato in questi mesi, quando ingrigiva autunno, a
come avremmo potuto trascorre senza silenzi o tristezze da non poter dire
qualche ora, qualche sera.
Per fare finta che nella vita ci stavamo a fare qualcosa, anche
noi.
E poi, tu (qui ti incazzerai, lo so) col tuo carattere cosi’
chiuso e diffidente; la gente, gli altri non guardano se hai un problema il
problema sei tu che non ti accetti.
Fidati! So quel che dico (purtroppo).
Io poi mi sono persa, mi sono lasciata alla malinconia da
pensionati, da patate bollite e maglie stinte, da racconti di acciacchi e di
rimpianti…
Sono i miei genitori, ci litigo, ci discuto, ma cazzo gli voglio
bene
Solo che non riesco a dirglielo, Mai.
Spero che lo capiscano da soli.
Questa e’ una cazzata, lo so, per pararmi il culo e la
coscienza.
E cerco di ascoltarli, loro in fondo sono felici di avermi qui,
dopo i lutti che sai, e le altre disavventure (che mai hai creduto fino in
fondo); cerco.. ma spesso non riesco e mi isolo e sbatto le porte.
Di te…che dire?
Dovresti essere tu a parlare…
Parlerai per i miei ricordi…
Per tutte le risate di un spizzico d’estate che a volte sembrava
vacanza, altre volte un incubo gia’ vissuto…
Ti ricordi la passeggiata a Dozza?
Che bella! E i dolcetti per Gabriel?
Chissa’ come sta ora.
E come mi credera’ stronza la Patty.Le tue descrizioni, del
dopo, le conosco.
Io non ho ancora capito come funziona sta vita che domani ci fa
ancora piu’ vecchi e sempre meno saggi…
Non riuscivi ad accompagnarmi al treno, non parlavi dal giorno
prima
E poi sparivi, subito, e io li’, come una scema
Da sola.
Come e’ giusto che sia.
Non lo so cosa fai, cosa farei o cosa vuoi…
Non ne ho idea.
Credo di poterti augurare buona vita
Per
tutte le tue strade, per i giorni, e per le sere se sei solo…se cosi’ non e’,
e’ gia’ buona vita!
(
senza data)