accarezzarti il viso
gli occhi neri il profilo
affilato,
dio quanto sai mancare…
puo’ un idioma ricordarti
così
riportarti di forza nelle
mie sere di errori,
per farmi rimpiangere i
troppi no,
cercarti appena fuori
dalla stazione,
cercare il tuo cipiglio e
quel sorriso nascosto
e sapere
sapere
sapere che non ci sei
e sapere
che cosa?
la vastità della mia
desolazione?
ti scrivo un messaggio di
auguri, ogni anno,
è un augurio muto
so che non avrà risposta,
ma tu sei lì, assieme a
Bologna. Al suo freddo di gennaio
alla mia inutilità.
al mio annusare gli
orizzonti con le vane speranze degli innamorati randagi
delusi
senza domani.
oh, caro
la spuma dei giorni è
sempre acida
e ci sono solo i ricordi
che fanno vecchie le ore,
che appesantiscono le
lacrime non piante che si fermano in gola
e non fan passare il
respiro.
troppo lontani, ormai,
probabilmente, per essere
noi stessi o quanto ne restava.
le stelle immote
ripeteranno i loro
auspici di destini ispidi
e al loro chiarore
noi non faremo più ombra.
(21.08.04)