le Mani di Gargas |
Giuseppe Bongiorno
LE MANI DI GARGAS
In Francia ed in Spagna, in Africa, in Australia, in America, le mani, impresse sulla roccia, accompagnano da millenni il cammino dell'Homo Sapiens Sapiens, rimarcandone, sin da 40.000 (?) anni fa, la presenza e con essa la coscienza, attraverso quel simbolo, di vivere un ruolo speciale, di essere oltre le forme di vita degli altri esseri. Gesto, quello di porre l'impronta della mano, che va al di là della stessa consapevolezza e coscienza del ruolo del singolo nel gruppo, al di là della solidarietà, del rispetto verso la morte e il corpo di chi è stato vicino, quindi della " sapienza " accumulata e consolidata per millenni dal Neanderthal.
E tra le manifestazioni di quel gesto, sulle rocce, nei ripari, nelle viscere delle grotte, abbiamo antichissime immagini-testimonianze di mani " diverse ". Tra tutti i luoghi dove c'è questa presenza di " altre mani ", non intere ma mancanti di falangi e a volte di quattro dita su cinque, spicca, per singolarità e grandezza dell'insieme di mani impresse, una grotta del Sud della Francia, Gargas. Le immagini che il Cro-Magnon ci ha lasciato, pur essendo tante e in gran parte figurative, perciò apparentemente più leggibili, fanno ancora oggi discutere gli studiosi dell'arte paleolitica.
Sul significato della collocazione di un felino in un punto della grotta, o sulla predominanza di alcuni animali su altri si è scritto tanto. In questi ultimi mesi anche l'ipotesi più accreditata, che vedeva negli animali maggiormente raffigurati i simboli del dualismo " maschile-femminile ", con la recente scoperta della grotta Chauvet sembra dover essere riveduta; gli animali-simbolo dominanti, in quella grotta, sono altri.Cosa dire allora, di centinaia di mani, delle quali solo poche sono raffigurate non mutilate mentre la massa, l'insieme enorme è con le dita incomplete ?
E' da quando è stata scoperta che Gargas è al centro di congetture, di pensieri semplici o molto complessi, di scontri a volte non tanto accademici tra studiosi.Le domande sono tante ed i perchè non trovano una risposta certa; la simbologia della mano è ancora più misteriosa di quella manifestata attraverso le immagini degli animali. In quelle impronte non c'é solo un simbolo, il Sapiens-Sapiens ci ha lasciato una parte di sè..
Questo enorme mistero porta a chiederci, ad esempio, il perchè della grande concentrazione di mani incomplete in quella grotta, di quale simbologia siano esse espressione e da quali bisogni siano state prodotte, a domandarci quante persone abbiano impresso la loro mano e se erano maschi e/o femmine, adulti o giovani, se la grotta era la testimonianza di una ritualità che richiedeva il sacrificio di parti della mano, o il luogo scelto per esprimere visivamente un linguaggio-simbolo legato alla caccia, oppure infine la testimonianza della sofferenza di quella popolazione soggetta ad un clima rigido, a malattie ereditarie degeneranti, ad incidenti nelle attività lavorative o nella caccia.
Vediamo alcuni dati tratti dalla ricerca di Barrière su Gargas:
numero di mani 236, di cui 136 << sinistre >> e 22 << destre >>;
colore: 143 mani nere, 80 rosse, 1 bianca.
Fra queste 236 mani, ve ne sono 114 di certamente << mutilate >> e 10 di sicuramente intatte;
le mutilazioni non colpiscono mai il pollice.
Riguardo al sesso, con dei dati corretti e tenendo conto che molte mani non hanno permesso di fare una scelta, è stato ottenuto il seguente risultato:
uomini: 8 nere + 6 rosse = 14; donne o adolescenti: 13 nere + 8 rosse = 21;
indeterminate: 15 nere + 6 rosse = 21; totale = 56.
In merito all'incidenza delle amputazioni : uomini: 66 dita; donne: 59.
E' già nel Bollettino della Società Archeologica del Mezzogiorno della Francia ( SAMF ) nel 1906 che appare per la prima volta il problema della
<< mutilazione >>.
Cartailhac scrisse : << le altre dita sono semplicemente piegate? Non è sempre facile capirlo. Si direbbe che la mano era mutilata, che mancassero delle falangi >>. E la grotta di Gargas fece venire in mente a Breuil ed altri ricercatori i resoconti degli etnografi che riportavano nel mondo " civile " costumi ritualità e pratiche anche di mutilazione delle dita, manifestazioni sociali dal carattere prevalentemente magico-religioso, di popolazioni considerate “primitive " e quindi assimilabili a quelle preistoriche.
Secondo autorevoli studiosi " il filo "che congiungeva le popolazioni primitive attuali a quelle preistoriche era la " mentalità primitiva ".
Questa veniva considerata come il substrato profondo dal quale, indipendentemente da altre popolazioni ed a migliaia di chilometri di distanza e di anni temporali, potevano emergere e mettersi in atto, in un determinato gruppo sociale, dei meccanismi che portavano a particolari scelte legate alla ritualità magico-religiosa.
Questo " filo profondo nella coscienza umana " legava le mutilazioni di Gargas a quelle dei primitivi contemporanei e ne garantiva " l'autenticità dell' atto ", cioè della mutilazione volontaria.
Bello come una fiaba.
Ma di fiabe e belle ne sapeva anche Leroi-Gourhan il quale rifiutò l'idea della mutilazione volontaria a favore dell'ipotesi delle dita piegate e quindi " raccontò " che i cacciatori di Gargas avevano trascritto sulle pareti della grotta il linguaggio, quello dei gesti, che usavano durante la caccia per segnalare il tipo di animale che era stato avvistato.
Leroi-Gourhan non si ferma a questo e lega quel "segno" alla interpretazione che lui aveva dato del mondo degli animali che, in gran parte dipinti o incisi, popolavano le grotte-santuario della Francia e della Spagna. Egli associa le due mani più frequentemente impresse a Gargas ai due animali maggiormente rappresentati nelle grotte chiudendo così anche a Gargas il cerchio della simbologia primitiva basata, secondo lui, sul " maschile e sul femminile ".Per Gourhan l'associazione è questa: bisonte ( simbolo femminile ) = mano O ( quindi anch'essa simbolo femminile); cavallo ( simbolo maschile ) = mano A ( quindi anch'essa simbolo maschile ).
Invece per Barrière e Suères le mani sono inequivocabilmente " mutilate ".
Le loro ricerche, molto approfondite, non lascerebbero dubbi al fatto che le dita non sono piegate.
E così non si ferma ancora il giro delle sperimentazioni e degli sperimentatori che asseriscono di avere la prova che le mani erano state riprodotte piegando le dita o nel caso opposto che queste erano state mutilate.
A questo punto, chiedendo perdono per la mia modesta persona e faendo anch’io una scelta, penso che ritorni in ballo il famoso " filo ", quello della " mentalità primitiva ", che, secondo me, molto tempo dopo con Lorblanchet si trasformerà in " principi generali del comportamento umano ".
Ecco alcuni degli elementi, nuovi e vecchi, che credo siano fondamentali per giungere ad " un'idea complessiva " su Gargas:
-In Australia, sull'altopiano del Queensland, M. Norwood ha catalogato molte immagini di mani o di dita di profilo che evidenziano che la maggior parte dei negativi incompleti sono dovuti a dei piegamenti e non all'amputazione di falangi. Inoltre ha stabilito un parallelo tra la gestualità che gli indigeni praticavano per indicare gli animali e le pitture di mani negative in apparenza << mutilate >> dei ripari di quella regione.
-Già Leroi-Gourhan aveva fatto riferimento ai Boscimani del Kalahari ed ai segnali delle loro mani che richiamavano, nella forma data dalle dita piegate, il tipo di animale avvistato.
-Lo stesso Luquet che nel 1938 aveva fornito un ampio studio sulle mutilazioni digitali presso le popolazioni primitive, riferendosi a Gargas ne sottolineava la singolarità per la gravità delle amputazioni rappresentate che mal si conciliavano con le condizioni di esistenza di un popolo di cacciatori.
Gargas è un mistero che difficilmente sarà pienamente svelato.
In noi comunque non resta che immaginare, con Leroi-Gourhan, una popolazione con un alto livello di organizzazione sociale e quindi di capacità espressiva e simbolica.
Permettetemi di proseguire: in quella grotta che doveva simboleggiare molto probabilmente il grembo della " Dea Madre " la gente, di Gargas, portava il proprio vivere quotidiano, le proprie speranze, la propria cultura.
Il popolo di cacciatori attraverso l'impronta della mano lasciava quindi la propria identità nel " grembo della vita ", ricreando con ciò il legame continuo ed indissolubile con la Dea generatrice che la " vita " aveva creato e donato loro. Gli animali erano il più alto dono che la Dea aveva fatto agli umani, e questi con grande consapevolezza e coscienza esternavano la loro riconoscenza " riportando come offerta ",con l'impronta della mano-simbolo, gli animali nel grembo stesso della Dea.
In quelle immagini di mani era rinchiusa pure una concezione universale del ciclo dell'esistenza e dei meccanismi vitali che la regolavano. Eccole allora essere anche le mani-simbolo del bisonte e del cavallo, del femminile e del maschile: vita e morte, carne e dono divino, forza ed energia generatrice, lì nel ventre e nell'utero della Dea Madre che tutto aveva creato, colore rosso e colore nero, sangue e eternità.
La mano diventata così simbolo completo, totale;... il cerchio...chiuso.
Certo a Gargas c'era qualcosa di grande.
Tributiamo perciò il massimo rispetto a quella popolazione, per le loro credenze ed i loro sogni. E nel caso fosse, anche per le angosce, il grido di dolore o di sofferenza che hanno lasciato dentro la grotta.
Ciò che rimane di Gargas oggi dovrebbe servirci, sia per capire quanto notevole possa essere stato il pensiero e la civiltà di quella popolazione preistorica che, come monito per non distruggere definitivamente ciò che resta su questo pianeta delle civiltà indigene che " nel nostro tempo " mantengono ancora vivo non solo il loro millenario patrimonio culturale ma anche ciò che è stato di noi, oggi " civilizzati ".
gesti di caccia o di narrazione dei Boscimani del deserto del Kalahari :
a) la scimmia rappresentata con la sua mano;
b) il fagocero raffigurato con i soi grugni;
c) la giraffa rappresentata con le sue orecchie e le sue corna.
Comparare con le formule A, K e C di Gargas.
Gargas formule: A K C
A B C
D E
F G H
I J
A B C D E = esempi di mani negative a dita piegate nel riparo di Black's Palace ( Australia )
F G H I J = esempi di linguaggio gestuale della stessa regione;
F e G = emù ; H = pellicano ; I = opossum ; J = pappagallo ;
osservare come A assomiglia a F e G