Modernità Crisi e Information Technology |
__commento all'articolo: Frank Owen Gehry. Luna meccanica del prof. Antonino Saggio |
Forme uniche nella continuità dello spazio
[…egli eliminò il piedistallo che separava l'oggetto dall'ambiente circostante. Voleva creare delle sculture che trasmettessero, come delle dinamo, energia. Per farlo le sue creazioni anti-piedistallo dovevano essere una "costruzione architettonica delle masse" che modellano "l'atmosfera che circonda le cose". In Muscoli in velocità o Forme uniche nella continuità dello spazio, il movimento si slancia fuori da sé.] da Frank Owen Gehry. Luna meccanica di Antonino Saggio Il museo Guggenheim è una architettura che scende dal piedistallo (come quasi tutte le opere di Gehry) per confrontarsi direttamente con lo spazio urbano; contesto non sempre consolidato e da scardinare, come ad esempio succede a Praga alla Nationale Nederlanden Building, dove il tema d’angolo diviene il pretesto per mettere in crisi il sistema blocco/isolato, ma anche il marasma di quello che Gehry definisce cheapscape. Il paesaggio povero, degradato, isolato, marginale, dove nessuno vuole andare, è proprio qui che il nostro trova le risorse per costruire vere e proprie opere uniche. L’esempio più fulgido è proprio il museo di Bilbao, che è in perfetta sintonia con l’ambiente circostante, è in continuità con lo spazio. L’opera di Boccioni ha in sé l’idea ispiratrice di questa nuova concezione di architettura-scultura, un dinamismo nuovo che sradica l’edificio dalla sua dimensione canonica per proiettarlo in quella di pura energia. L’opera di Gehry, così come quella di Boccioni, è pervasa da una potenza che non conosce precedenti. Le masse, che si agitano e che arrivano a modellare persino lo spazio circostante, sono vive, sono muscoli contratti o slanciati nello sforzo agonistico, sono protuberanze organiche che rifiutano le leggi newtoniane della terra, sono elementi naturali che si protendono verso il divino. La luce non si precipita sulle superfici per rifrangersi, bensì scivola su di esse, giustificando la loro essenza di velluti dispiegati dal vento.
Chi è convinto che il Guggenheim è solo forma rimane disilluso alla prima visita: esso è una macchina perfettamente funzionante, quasi senziente in quanto determina precise relazioni tra il contenitore e la funzione contenuta, ma anche tra queste e lo spazio esterno che è misurato tanto quanto quello interno. L’aspetto che sconcerta è che anche essendo macchina, ovvero oggetto tecnologico-industriale, ha rifiutato volontariamente il processo di serializzazione imposto ai prodotti industriali. |
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