per voce di soprano o mezzosoprano, sax tenore, contrabbasso ed elettronica audio-video dal vivo
composizione audiovisiva, programmazione delle elaborazioni
audiovisive,
parole
di Giovanni Damiani
Immagini pittoriche di Andrea Cusumano (Via crucis), Jan van Eyck
(I
coniugi Arnolfini), Paolo Uccello (La battaglia di San Romano, Il
diluvio
universale)
Programma del MIT, nella nuova versione Csound AV di Gabriel
Maldonado
Si ringrazia, per molti algoritmi sonori, Alessandro Petrolati
La possibilità di riprendere ed elaborare suoni ed
immagini
mentre si producono fa compiere alla tecnica un percorso
circolare, ci
riporta non prodotti, ma processi che immediatamente influiscono
sulla
percezione dell’attimo presente; creano specchi che proiettano il
presente
in altre dimensioni spaziotemporali. I suoni di tre persone si
combinano
insieme e vengono divisi in grani di varia durata e densità
e proiettati
nello spazio acustico tra gli altoparlanti, nello spazio
diastematico di
scale e serie intervallari, nello spazio mnemonico con ritardi
(varie direzioni
temporali). Alcune riprese video del luogo dove essi suonano
vengono proiettate
su oggetti geometrici virtuali, tridimensionali e animati anche
dai suoni,
e rese visibili a tutti con uno schermo. Le figure raffigurano
prevalentemente
delle idee sui suoni e sulla loro interpenetrazione; le figure
principali
sono la sfera, il toro (forma di ciambella), il piano increspato
dal suono
come l’acqua; tante altre se ne aggiungono, e avvolgono
letteralmente gli
spettatori, invitati a entrare in questa prospettiva. Le serie di
note
sono serie contenenti sempre tutti gli intervalli, generate da un
unico
procedimento di espansione e dispersione (allegoria delle sfere
del suono),
generante anche il ciclo delle quinte e di tutte le scale da esso
generato;
spesso esse ispirano anche le immagini e le loro misure.
Più importante
ancora è la gerarchia mutevole che si costituisce: talvolta
gli
esecutori conducono la musica a piacimento e la macchina li segue
i suoi
padroni (cosa impossibile con nastri e film), talaltra vi è
un feedback
continuo tra macchina ed interpreti, e vi è infine una
parte in
cui i musicisti sono crudelmente schiavi della macchina: questa
non produce
suoni, bensì la partitura e il suo tempo: sostituisce i
fastidiosi
metronomi in cuffia con delle braccia da seguire nello schermo,
insieme
a una piccola partitura circolare, che gira su un rullo; questa
situazione
mi ha anche permesso di sperimentare una musica con 3 metronomi
diversi,
che si riincontrano anche dopo i più vari accelerando e
rallentando.
Il suono si rivela in tutte le
sinestesie, nell’infinita libertà
di relazioni col colore (ricordate Voyelles di Rimbaud?), con la
luce,
con le trasparenze come fusione o mascheramento di suoni; anche
gli strumenti
di misura (oscilloscopi, spettroscopi), qui rivisitati, forniscono
spunti
di invenzione e di danza. Ecco le muse ispiratrici che vorrei
condividere:
la danza (il nuoto, il volo), architettura e spazi liberamente
interpenetrabili;
materia e timbro; pittura, scultura, fotografia, dramma, poesia,
sogno
e (ovunque): emozione, coerenza e tempo vivibile.
Giovanni Damiani