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Respira
dimostrazioni
chromatiche al pianoforte (2019) Abbreviazioni:
12ET
temperamento equabile; T numeri triangolari; Q numeri
quadrati; P numeri
pentagonali; PN numeri pentagonali con indice negativo;
E esagonali; EN idem
con indice negativo. Il pezzo mostra un incontro tra uno
strumento temperato, il
pianoforte, e la sequenza dei numeri
pentagonali generalizzati. Sequenze di numeri interi
possono essere
pertinentemente interpretati come figure musicali, nuove o
antiche, nostalgiche
o inedite, ma comunque coerenti: qui il focus è
sulla suddetta sequenza, nello
sfondo dell’insieme dei numeri figurati, uno dei grandi
temi di ricerca
matematica fin dai tempi dei Greci, interpretati algebricamente secondo la formula generale: (n(n(p
- 2) –p +4))/2.
Capostipite di questa formula è
la sequenza dei numeri
triangolari, per me particolarmente prolifica: dapprima
esplorata nella tabella
pitagorica, come struttura di intervalli naturali, nella
seconda sezione di
Matrice/organon (1994-95), poi come serie
di semitoni (12ET) nel finale di Presto
sarà adagio (1999), ed ancora estensivamente,
insieme ai quadrati, in tutto
Cori d’ogni
distanza/attrazione (2014-15),
infine applicati ai quarti di tono (24ET) in Apparati di sordità (2015). Le sequenze triangolari in 12ET hanno
un sapore ottofonico: sono
difettive di 4 suoni. Parlando in semitoni, una settima
diminuita manca,
un’altra è rappresentata due volte,
dopodichè la sequenza torna indietro, non
considerando l’allargamento ad ottave superiori). La
sequenza dei quadrati ha
ancora meno colori della scala cromatica: ne contiene solo
4, e si comporta in
modo simile in qualsiasi ET. All’opposto, la sequenza dei
numeri pentagonali in
12ET è assai più variamente colorata (o
meglio è bianca, usando l’analogia con la
luce o il rumore); contiene il totale cromatico, ma non al
modo dodecafonico,
bensì si replica dopo 24 suoni, dopo aver toccato 2
volte ogni nota, non
considerando i registri d’ottava. Un
comportamento simile si ha nei triangolari SOLO negli
ambiti (attraverso operazione
di congruenze) di potenze di 2 (detti perciò
numeri scortesi), come esplorato
nella pag. 27 di Cori
d’ogni
distanza/attrazione. L’esplorazione delle
congruenze, ma beninteso dei
numeri pentagonali, costituisce pure il finale
della presente composizione. L’estensione algebrica
della formula permette di andare oltre i casi
apparentemente minimi di figure a
3 lati e di lunghezza di lato 1 o 0: andando agli interi
negativi si ottiene
una più ampia matrice, e dai pentagonali in su
anche elementi nuovi che meglio
illustrano le proprietà della sequenza (estendere
P ad esempio già dalla prima pagina del pezzo
comporta che le voci estreme si
possano incrociare e andare sotto lo zero a mostrare il
fondamentale
complemento PN). Inoltre, in E, andare oltre lo 0
permette di completare questa
notevolissima sequenza con i valori mancanti di T. Inizio: Come costruire sequenze di
numeri figurati con sole
3 voci, un pedale centrale e scale di un solo intervallo.
Abbiamo triadi su
segmenti di sequenze pentagonali, su voce centrale
ostinata (Re centrale). Si
evidenziano così le differenze tra un pentagonale e
il precedente, sempre
crescente di 3 (in semitoni, terza minore). Andando a PN,
voci acute e gravi si
incrociano, dando origine a una seconda sequenza,
armonicamente analoga. Quarto
sistema: la voce centrale può anch’essa scendere di
terza min., a Si, ottenendo
così la triade invertita. Quinto sistema, terza
mis.: su Mi bem centrale
costruisco con semitoni e toni discendenti la sequenza
triangolare in triadi, e
da Mi bem. sovracuto parallelamente la stessa seq. T ma
melodica. Quindi allo
stesso modo seq.
dei quadrati Q, e
finalmente (inizio pag.2) PN e P (terza mis.). A questo
punto, invece di pedali
Re o Mi bem., costruisco su una voce centrale che scende
cromaticamente.
Impossibile non pensare al corale bachiano Ewigkeit du
Donnerwort base del
Violinkonzerte di Berg. Da ultima mis. 2° sist.: E,
poi eptagonali e ottagonali,
anche invertiti, poi su voce
centrale discendente cromaticamente. Pag. 3 inizio ostinato-variazioni su
sequenza triangolare
(‘T’) da Do acuto: - Tx+T(x-1)= Qx (un semitono, due toni,
3 terze min., 4
terze magg…), quindi attorno al do acuto, due sequenze T
in ordine opposto e
sfasate di uno danno i quadrati Q. - 2Tn+(n+1)=Qx (a 4 voci: intervallo
esterno=Qx, interni Tx,
T(x+1), Tx: ogni passo contiene il germe del passo
successivo) - esplode T melodica, verso estremo
acuto (0-36) e risponde
Q dall’estremo grave: 49, 36…0) - primo saggio di Matrice: voce
acuta: T a ritroso: 36, 28…0
voce
centrale: Lineare cromatica
voce
grave: T inversa; le tre voci si distanziano per
intervalli uguali a T
(indice-1). La parte simmetrica dopo lo 0-origine viene
riempita da due T
accordali. -6/8: presentazione in 3 accordi delle
3 melodie che si
sovrappongono dalla mis. successiva: - 3/8
‘quasi Ländler ma fugato’: in orizzontale,
tutti T con opportuni sfasamenti, che in verticale formano
armonie P - Px=Qx+T(x-1) Pag. 4: su T superius
ostinato, altra esposizione di Px=Qx+T(x-1), dove Q
è ottenuto anche con due T
interlacciati (dove inizia uno finisce l’altro, stesso
intervallo centrale);
inoltre si ottiene la seguente germinazione: Qx+T(x-1)=
Px
e
Qx+T(x+1)=PNx 1+0= 1
1+1= 2 4+1= 5
4+3= 7 9+3= 12
9+6= 15 16+6=
22
16+10=26 Su ostinato, basso ‘chopiniano’ a gradi
disgiunti: armonia
Q, confronto T e TNeg. 4/4 lento pp: T+Q (superius
ostinato+ voce inferiore) =P alternato a PN:
0,1,2,5,7,121,15,22,26, ossia
pentagonali generalizzati. Lo stesso, double
in forma più esplicita o fiorita con i gradi
interni. Nuova variazione armonizzata sempre in
modo simile su P, ma
esposto separando l’armonia in voci pari e dispari, che su
12ET sono solo
quarte e settime maggiori, e in PN i loro rivolti quinte e
none minori, che per
curiosa combinazione sono intervalli storicamente definiti
e apparentati.
Ancora un segnale della pertinenza di usare questa
sequenza così ricca di
colori. (A
margine, notiamo relazioni
con altri mondi cromatici: esattamente nelle 4 note m.d.
ultima misura, coincidenti
con il quadrato magico di Dürer messo in
musica nel mio Melencolia generosa I e II.) Pag. 5, ‘leggero, alla caccia’, data la
somiglianza tra
armonie P, PN e le ‘quinte dei corni’, in un tratto della
loro estensione. E’
sempre una variazione dove può risaltare il superius
ostinato. Gli aggregati
sono ottenuti trattando
le sue note come zeri di sequenze pentagonali
generalizzate, che si spiegano
sotto di esso come accordi. Si ottengono relazioni
polifoniche anch’esse di
numeri triangolari, oppure secondo un’altra lettura, di
numeri proni alternati
a quadrati. 6/8, di nuovo ‘quasi Ländler ma fugato’, le voci
sono 2T (numeri proni o oblunghi
n*[n+1]), le armonie P a intervalli a saltare, quindi come
prima solo quarte e
settime maggiori. 3/4, comincia ad esporre EN, numeri
esagonali. Essi sono gli
unici che replicano direttamente T, con gli indici a
saltare, pari e dispari
attorno all’origine. Ciò è sfruttato nella
contemplativa serie di variazioni
successive (sempre con il superius
ostinato ma trasposto un’ottava sotto, dal Do centrale).
Si veda in particolare
pag.5 ultimo sistema: la sovrapposizione di E (m.d) e T
(m.sin.) genera
intervalli verticali o armonie P! 21-6=15
10-3=7
3-1=2 0-0=0 1-0=1 6-1=5 15-3=12
28-6=22 Che coerenza, ricchezza e
concentrazione di armonie!! Pag. 6 sul Mi acutissimo, E ed EN, e a
sua volta sul Sol
interno (=21), esposizione melodica di E ed EN, che si
incrociano
chiasticamente in EN ed E, reincontrandosi sul Do diesis
15. 2/4, somme di numeri figurati
rappresentate da piccoli
arpeggi contigui, separati da note ribattute, ben
distinguibili nel pianoforte.
Così le prime misure
mostrano in questo modo il
già visto Tx+T(x-1)= Qx. Terzo sistema, su
armonici 3° ped.: T+Q=PN; conclude
in notine l’unione in bicordi di P e PN=(tutti gli
intervalli dalla quinta
all’unisono). Segue T+Q=P Pag.7, dalla seconda misura inizia una
sezione più intima e
cullante, che parte dal piccolo pattern E di pag.5,
un’ottava sotto al grande
superius ostinato di pag.3-6. La sequenza continua con una
generalizzazione di
tale tratto di 8 note (da -3 a 4) su tutte le sequenze di
numeri figurati (si
veda la Tabella). Al centro avremo il semitono 0-1, ai
margini una quinta
(essendo tale la relazione tra il num.4 e il -3, in
qualsivoglia numero
figurato), e altre relazioni coerentemente variate. Così si percorrono le varie
famiglie: P, P un tritono sotto,
poi al secondo rigo lato 11, 13, 15, 9, 7, 4 o Q, terzo
rigo di nuovo 6 o E,
10, 8 due volte, 5, 12 due volte, 11 retrogradata (ponte
cromatico). L’ordine scelto
è appunto quello del contenuto armonico: gli
ottofonici, con ritornello i
tetrafonici e i cromatici come ponti di giunzione. I righi quarto e quinto presentano una
progressione poco
diversa: si tiene fisso non il semitono centrale ma una
cullante e
soporifera terza minore discendente
(corrispondente agli n 2 e -1), creando agli estremi acuti
sempre delle quinte
ma in progressione. Una memoria del pattern iniziale E e
del ponte cromatico
suscitano un ricordo delle terze minori sulle triadi
originai-rivoltate, nelle
ultime due misure della pagina (si confronti con prima
pag. quarto rigo). Pag. 8, come pag.6 inizio con E,
evidenzia con due voci le
relazioni di ottava tra tratti delle stesse sequenze P.
Quindi miss. 4 e 5,
relazioni ottava o tritono tra P e la sequenza simmetrica
di lato -1 (primo
rigo della Tabella). E così via altre relazioni
abbastanza trasparenti, le due
mani variano le figure, l’armonia e si incontrano attorno
al semitono centrale. Molto lento, quinto rigo: ancora da una
tripla ottava vuota,
un calmo 3/4 a tre voci espone una rete di tre sequenze
gentilmente
sovrapposte: al centro quella cromatica (lato p=2), agli
estremi le speculari T
(lato p=3) e T invertita (lato p=1). L’esposizione parte
da 36 e decresce
oltrepassando lo
0, oltre il quale
riecheggiano simmetricamente le memorie ppp delle armonie
precedenti, fino alle
ottave vuote (pag.9 inizio). Similmente nella sequenza del
primo rigo, attorno
all’altro punto di simmetria di T (cioè tra n=11 e
12). Seguono altre realizzazioni
musicali delle precedenti relazioni; finché
all’ultimo rigo miss. 1 e 2 si
ribadisce con 4 voci: le estreme su T, una fissa su do=0,
l’altra discendente
cromaticamente, le armonie ottenute sono tutte T:
1,3,6,10,15,21. Ultima misura, in 15/16 un canone su armonie P
(triadi in eco), e imitazione a
-24= due ottave sotto e a distanza temporale di 17/16.
Perché ? Pag. 10, dalla quarta misura, lo stesso
sciolto in double
fiorito, con tratti melodici di 4
suoni più echi di 3. Consideriamo i gruppi di 4
suoni: seguendo il primo suono
di ogni quartina ritroviamo P, ma anche seguendo ogni
secondo suono, ogni terzo
e ogni quarto: abbiamo in ogni voce una diversa
trasposizione di P, in magica
ricca e coerentissima sinfonia. P nell’armonia e nella
polifonia orizzontale a
4 voci! Metà terzo rigo, armonie PN e P,
trasposte non come all’inizio
su un pedale centrale, ma su una voce centrale discendente
a toni interi, di
conseguenza le altre voci si muovono per semitoni e
quarte, incrociandosi
attorno allo 0. Segue (quarto rigo terza mis.) altra
lettura di P come
aggregato di n quarte sotto il Do centrale, più
sopra PN; la risultante P viene
suggerita come eco p dell’irruente PN . Infatti n*5+PN(n-1)=P(n) Ossia come esposto: 0*5+1=+1 ; 1*5+0=5
; 2*5+2=12 ; 3*5+7=22
; 4*5+15=35 ; 5*5+26=51; 6*5+40=70. Segue altro ostinato all’estremo acuto,
due mordenti di
semitono e tono, 010 e 020. Da dove originano? La seguente
sequenza di 3 gruppi
di 4 sedicesimi lo può spiegare. La base è
la sequenza che cresce a ‘dente di
sega’ 0,0,1, 0,1,2, 1,2,3, 2,3,4… Sommando triplette di
intervalli, spostandosi
ogni volta di un posto abbiamo tre classi: crescente=T
‘convessa’=P
‘concava’=PN -1+0+1=0
0+1+0=1
1+0+1=2 0+1+2=3
1+2+1
=5
2+1+2=7
ecc. Trasponendo lungo la stessa serie si
ottiene la cascata di
sedicesimi, molto pianistica, in cui ogni quartina parte
dagli ultimi tre
sedicesimi della quartina precedente. A pag. 11 si tolgono
i mordenti acuti e
degli accordi a 4 voci evidenziano un’altra
particolarità della stessa
successione (ma che ritorna all’origine acuta in modo
retrogrado): che cioè si
possa sintetizzare l’armonia con 2 note permanenti (legame
armonico) alternate
a 2 nuove. Raggiunto di nuovo il Mi sovracuto, al
terzo rigo terza
misura inizia subito un nuovo capitolo dell’elaborazione,
quello dei moduli
o congruenze, anche diversi da quelli di 12
sottintesi a certe necessarie
limitazioni d’ottava finora incontrate. Tutte le
congruenze delle sequenze di
numeri figurati sono periodiche: vedi nella Tabella la
voce periodo. Alla voce superiore, ff
molto, abbiamo P modulo 4, subito sotto modulo 8, la
voce inferiore aggiunge P senza rivolti o moduli
(essendo modulo 8, l’armonia è
di triadi aumentate o ET3=ET12/4). Con la destra ostinata, la sinistra
aggiunge P modulo 16. Un
modulo 5 + P originale rompe la simmetria binaria o pari e
conduce al Poco
meno, che confronta altri moduli dispari: il 7, il 9,
l’11, il 13, il 15, 17,
19, 29. Sono degli assoli con o senza glosse o echi
deformati dei moduli
precedenti, che evidenziano il dispiegarsi sempre
più chiaro di figure
ricorrenti: i tronconi iniziali di P e PN, un’ascesa 3n
con nota ribattuta,
tutto con due punti di simmetria retrograda. A cavallo tra pag. 11 e 12 comincia un
approfondimento della
bellissima configurazione ottenuta da P modulo 6, che
merita perlomeno queste
misure. 6 è il primo composto di due primi
distinti, e innumerevoli compositori
sfruttano tale sua poliedricità basilare, per
esempio a
livello ritmico con l’emiola. Anche qui la
prima metà presenta due terzine con la testa di P,
seguite da tre duine di
ascesa cromatica (ma in realtà entrambe nascono
dallo stesso rivolto di
tritono). Dapprima scompongo le 12 note del modulo 6 tra
due voci, ottava sopra
e sotto a quella della misura iniziale: sono
cromaticamente complementari.
Quindi sovrappongo le prime 6 note alle ultime 6: armonia
di terze minori e
multipli o ET4, nel senso che le melodie, seppur
cromatiche, si incontrano in
contrappunto nota contro nota solo su unisono, 3e min.,
tritono e 6° magg., e
repliche di ottava. Le due misure successive presentano un
canone al tritono:
ancora complemento cromatico, e ancora armonia ET4 o
esclusivamente con 3e
min., tritono e 6° magg. Irrompe a sorpresa all’acuto
P modulo 12, con le sue
chiare progressioni di 4 note, accompagnato da modulo 3
con effetto poliritmico
ma stesso colore armonico ET4. Dal terzo rigo si estende
l’indagine sui moduli
multipli di 3: dapprima il prodigioso modulo 9, cromatico
e scomponibile in 3
terzine in progressione di 3e min., poi alla destra modulo
15, con 3
progressioni di 5 (quarte), e ancora 21 (3 di 7 o quinte),
il lungo 18 (36
note, essendo pari) che richiama per analogia i
sottomultipli 6 e 9, infine il
modulo 27, che conduce al climax ritmico, in cui
l’avanzamento di 4 note
(biscrome) è analogo all’avanzamento di 1 (entrambi
sono 3n+1). Infatti l’armonia
di TUTTA la pagina è un dolce ET4, che rinasce
dalle ceneri del contrappunto
adottando similmente 4 soli incontri verticali possibili:
unisono, 3e min.,
tritono e 6° magg., e repliche di ottava. Pag. 13, come all’inizio ancora
tricordi, che avanzano
leggendo il già ostinato P modulo 9: ogni accordo
ha 2 suoni in comune con il
precedente, e uno nuovo: gli armonici selezionati scartano
il suono più vecchio.
Tutto diviso a ottave alternate, quindi dopo 9 accordi il
risultato risulta
ripetuto con le mani scambiate, e viene ulteriormente
sviluppato con rivolti
verso l’acuto e poi precipitando al grave. (Nota che qui
il rivolto è
coerentemente applicato al modulo 9 e non 12, secondo tale
linguaggio gli
accordi sono teoricamente solo 3, ma dall’interazione con
ET12 si ha
un’ulteriore ricchezza cromatica). Terzo rigo, alla sin. P modulo 9
ostinato, più P originale
(di nuovo 0= mi sovracuto): armonia come prima ET4. Da qui
è naturale passare
al primo modulo esposto, l’8, sempre più P
originale: riepilogo prima di
tuffarsi nel flusso ininterrotto finale, una lettura di
TUTTI i moduli dal 2 al
39. Le congruenze di modulo pari sono di
periodo 2n (quindi
multiple di 4), ed espongono il totale cromatico interno
al modulo; esse sono
esposte dalla mano destra. Le congruenze dispari sono di periodo
n, sono esposte
invertite dalla mano sinistra e ripetute due volte, la
seconda in perfetto
incastro con la mano destra (essendo due dispari
successivi multipli di 4 come
il ciclo di modulo pari compreso tra essi: infatti
(2n-1)+(2n+1)= 2*2n. P.es.
nel caso di 3,4,5: 3+5=(due volte 4). Esse sono
diversamente ‘colorate’, non
hanno il totale cromatico a meno che non siano multiple di
3. Se sono multiple
di 3, anche pari, non vi sono note ribattute. Diversamente
si crea un motivo
retrogrado con intervalli 3x. In tutte si riconoscono spezzoni di P,
e non solo ovviamente
all’inizio quando l’operazione modulo lascia la serie
inalterata. Si può
considerare tale esplorazione dei moduli un’esplosione
cubista di P. I rapporti
tra mano destra e sinistra diventano via via più
chiaramente quasi simmetrici.
Alla fine si intromettono le sequenze iniziali in
retrogrado, ritornando
all’origine. Giovanni Damiani |
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