per voce femminile, flauto in sol o in do, clarinetto basso, fagotto, tromba, trombone, contrabbasso e 2 gong cinesi intonati si e fa suonati da due interpreti con arco di contrabbasso
disposizione originale degli strumenti
legenda
Utilizzare sempre tutto il fiato, tenendo
il suono
il più possibile, non del tutto immobile; quando si sente
finire
l’aria, buttarla via tutta con un crescendo al ff/sffz che deve
durare
da 1” a 5” (variare sempre la sua durata, cercando di sentire la
quantità
d’aria che resta). Nel crescendo non bisogna nascondere, ma
piuttosto esaltare
le difficoltà e irregolarità di emissione dovute
alla scarsità
dell’aria che sta per finire e scorre improvvisamente sempre
più
veloce. Durante il crescendo (sempre graduale) possono quindi
sorgere distorsioni,
sporcamenti, stonature. La fine del suono può essere
appena risonante
o interrotta in modo quasi percussivo (ad esempio togliendo
improvvisamente,
mentre finisce il fiato, le labbra dall’imboccatura).
Finito il crescendo, riprendere fiato in un
tempo
da 2” a 6” (anche questa pausa sempre variata dall’interprete,
anche col
fine di evitare che la durata delle respirazioni e i crescendo
finali cadano
sempre negli stessi punti della partitura, che consiste di otto
ritornelli
lunghi un minuto). La durata dei suoni/respirazione può
tendere
a crescere lungo il corso del pezzo, per effetto dell’esercizio
e della
concentrazione.
Per il contrabbasso i principi sono gli
stessi,
sostituendo alla durata della respirazione quella della singola
arcata,
dall’estremo tallone all’estrema punta (non escludendo talvolta
un po’
di legno) e viceversa, variamente alternati. L’arcata deve
essere fino
al crescendo finale più lenta possibile, in genere con
molta pressione.
Tutte le parti sono scritte legate senza
pause
(eccetto quelle del gong e qualcuna nella voce e nel trombone),
ma vanno
eseguite nel modo indicato
prima: attraverso le pause di respirazione
possono
essere rimandati i cambi delle note. I secondi indicati in
partitura in
tali punti non indicano naturalmente la durata del suono, ma il
punto del
cronometro in cui cambiare altezza, se in quel momento non si fa
una pausa,
ma si attacca il suono o lo si continua (in questo caso si crea
un intervallo
legato). Il segno di ritornello non comporta una ripresa di
fiato, ma può
essere legato come qualsiasi altro punto della partitura.
Sincronizzazione: gli strumenti e la voce
sono
distribuiti in stanze diverse (vedi pianta). Non vi
èdirettore,
ma ogni interprete deve avere un cronometro o un orologio
sincronizzato
con gli altri. Il segnale di partenza è un suono di
clarinetto basso
preso dalla fine del ritornello (quindi un re diesis), eseguito
allo stesso
modo degli altri; se tutti gli interpreti hanno un cronometro,
all’interruzione
del suono di clarinetto basso tutti lo avviano e attaccano
subito; usando
invece gli orologi (i cui secondi devono essere sincronizzati
prima dell’esecuzione
nel modo più preciso possibile), il clarinetto basso
esegue il suo
segnale in modo da finire esattamente quando la lancetta dei
secondi èsullo
zero, eventualmente simulando il finire del fiato.
Per la fine del pezzo ciascun strumentista
prosegue
oltre la doppia barra finché non esaurisce il fiato o
l’arcata,
sempre con la stessa modalità dinamica e di durata; se si
ha difficoltà
a percepire la fine, a contare i ritornelli, non sta male
neanche che ciascun
interprete prosegua nella sua esecuzione finché tutti non
si rendano
conto che bisogna sospendere.
Dove non siano indicati ritmi alternativi,
la
voce canta le sillabe del testo quasi sempre ogni due secondi,
ma senza
rigidezza. Anch’essa tiene col fiato i suoni quanto più
possibile,
legando le sillabe e le parole; la durata del fiato e le pause
di respirazione
creano dei “buchi” casuali nel testo, anche all’interno di una
parola.
Due interpreti sfiorano con due archi di
contrabbasso
due gong cinesi anche piccoli, intonati si e fa, rispettivamente
ogni 45
e 48 secondi; i loro attacchi (che devono essere il più
piano possibile)
sono indicati con delle frecce poste sopra e sotto il testo
poetico, e
sono da eseguire in modo simile ai singoli suoni degli altri
strumenti,
cioè con arcata lentissima e crescendo finale, soltanto
che qui
è prescritto il punto
di attacco, e il risultato è
più
diradato. Cambiamenti di timbro sono raccomandati agli
interpreti.
Per quanto riguarda i registri delle note,
essi
vanno variati sempre in tutta l’estensione in cui sia possibile
un pianissimo.
Se una nota viene interrotta da una pausa di
respiraziorìe, riprenderla sempre nello stesso registro
in cui si
era lasciata.
wie du, erzog...
Keiner, o Vater Àther! Mich auf; noch
ehe die Mutter In die Arme mich nahm und ihre Britste mich
tr~inkten, Fasstest
du z~irtIich an...
I say that we are wound with mercy round
and round
as if with air: the same is Mary...
O thou dear mother, my atmosphere, my
happier
world, wherein to wend and meet no sin, above me, round me lie.
Schiittelt der Wald den Schnee...
Dass er dich finde, zerbricht der gefangene
Same
die Htilse...
Aus der Gefangenschaft in des Athers
Halle...
O how! nay do but stand where you can lift your hand skywards: rich, rich it laps round the four fingergaps.
Wie zum Scherze, bertihrt der Fuss der
Hirsche
den Grashalm, Hùpft, wie ein Zephir, ùber den
Bach, der reissend
hinabscheumd,
und schweift kaum sichtbar durch die
Gebùsche.
Raum genug ist ftir alle. Der Pfad ist keinem bezeichnet, Und es
regen
sich frei im Hause die Grossen und Kleinen.
come te nessuno...
M’allevò, o Padre Etere! Prima ancora
che la madre
Nelle braccia mi prendesse e mi nutrisse al
suo
seno
Tu già mi reggevi teneramente...
In verità, la misericordia ci veste
come
ci veste l’aria:
lo stesso è di Maria...
O tu cara madre, la mia atmosfera, il
più
beato mondo
al quale volgermi senza incontrare peccato,
sopra
di me, intorno a me, posa.
Il bosco si scuote di dosso la neve...
Per te trovare il seme prigioniero rompe
il suo guscio...
Fuori di prigionia alla volta dell’Etere...
Fermati ove tu possa levare la tua mano in cielo ricca l’aria, ricca lambisce empie la mano tra dito e dito.
Quasi scherzando il piè dei cervi
sfiora
lo stelo
Balza più lieve che brezza, sul rivo
che
divalla schiumando,
e vaga quasi invisibile attraverso i
cespugli.
Bastevole spazio è per tutti.
Sentiero
a nessuno
è negato,
E liberi per la casa si muovono i grandi
e i piccini.
da Friedrich Hdlderlin, An den Àther,
trad. di G. Vigolo; Gerard Manley Hopkins, The Blessed Virgin
compared
fo the air we breathe, trad. di A. Guidi.