Labirinto canonico Il meno improbabile recupero di linguaggi storicizzati è quello del contrappunto severo, già un rudere secoli fa, reperto archeologico o fossile, oggetto di cultori e detrattori. E in particolare tra le tecniche contrappuntistiche una di quelle ancora influenti e generalizzabili è certamente quella del canone. Se esposto in forma enigmatica, esso è affine alla forma aperta, o a quella riducibile a formule generative. Enorme varietà, e rigore, ogni scelta ha conseguenze nell'immediato futuro. Qui un nucleo melodico di 24 note viene fiorito, e adattato a varie interpretazioni tonali, che non ne cambiano la struttura contrappuntistica, ma offrono varietà tonale senza indulgere in modulazioni sentimentali, ma nel pieno dominio dell'unità architettonica. La linea base genera imitazioni indipendenti, e la sua armonia e modo sono indeterminati, secondo il modello della Missa cuiusvis toni di Ockeghem. Nato come canone all’ottava superiore (la prima linea può fungere da basso armonico, osservando il divieto della quarta), per essere colmato in stretta imitazione fino a 5 voci (secondo un metodo esposto da Rocco Rodio nel suo Regole di musica del 1609). Con mia parziale sorpresa la stessa linea è risultata ideale (con minime varianti) anche per tante altre forme canoniche: canone per aumentazione, canone ornato, alla 5a e insieme alla 9a, discendente per toni, retrogrado inverso, ottimo anche per una Permutationfuge canonica alla 5a con stretti alla terza, ecc ecc. Manierista e tematico, severo e con l’ovvia ineliminabile memoria della Grande fuga di Beethoven, nei limiti chiaramente di un elegante studio di contrappunto in stile antico. La scrittura a 5 voci reali non è vocale; mi soddisfa la realizzazione per pianoforte a 4 mani, si potrebbe pensare anche ad archi (orchestra, o quartetto o quintetto), a organo a 4 mani, ensemble misti, e così via. |
|