“Su ciò che determina nella pianta una forza configuratrice di
forme, Goethe dice: "Mi si è rivelato che in quell'organo della
pianta che si suol denominare foglia, è insito il vero Proteo
che può nascondersi e manifestarsi in tutte le forme. In avanti
e indietro la pianta è sempre soltanto foglia, così
indissolubilmente unita al futuro seme, che non è lecito pensare
l'uno senza l'altra."
Goethe, Viaggio in Italia
Riascoltando Webern, il suo naturalismo sonoro, il suo idealismo e
organicismo seriale si possono capire anche rintracciando il pensiero
scientifico goethiano. Metamorfosi delle piante: così Goethe
intitola la sua ricerca dell’Urpflanze (pianta originaria), culminata
nel vivo del suo viaggio in Italia, poi nel soggiorno in Sicilia
trasformatasi forse nella ricerca di una forma prototipo, la foglia. La
foglia, modello per tutte le forme di crescita nei vegetali: fiore,
seme, radice, tronco, tutti variazioni di un’unica idea, un tema
intangibile. Aggiungo: la foglia come fonte basilare della vita, legata
alla filiazione solare, in questo più sensibile di ogni altro
più inquieto modo dell’essere vivente (ruminatori, cacciatori,
consumisti della materia e dello spirito). Il senso di colpa che salva
Faust, l’inquieto per definizione, deriva principalmente dalla morte
che egli procura a Filemone e Bauci; questi, nelle Metamorfosi di
Ovidio, scampati a un’alluvione, invece morivano trasformandosi in
tiglio e leccio, coprendosi a poco a poco di foglie.
“La cosa più elevata sarebbe: comprendere che tutto ciò
che è fattuale è già teoria. L’azzurro del cielo
ci rivela la legge fondamentale della cromatica. Non si cerchi nulla
dietro ai fenomeni: essi stessi sono già la teoria.”
Goethe, Maximen und Reflexionen, n.488