Ecco queste mie ‘note’ su Ciaikovskij;
dopo un inizio apparentemente estraneo, tratto da una marcia sull’Album
per la gioventù, l’ascoltatore vi scoprirà le più
varie rielaborazioni della VI Sinfonia Pathètique, gli ‘estremi’
per riconoscere i 4 suoi movimenti, portati a un estremo, forse, delle
loro implicite latenze. Così, le dissonanze del secondo movimento
vengono risolte in una serie di silenzi (anzichè in consonanze);
il climax del primo tempo ispessito da microintervalli, con il fagotto
che accenna al terzo movimento prima di questa esplosione; infine, il quarto
movimento viene sventagliato polifonicamente tramite la sua stessa originalissima
orchestrazione, ed evidenziandone una scala discendente di tre suoni che
si rivela un’ossatura generatrice di molte delle idee principali di tutta
la sinfonia. Ho voluto scrivere un omaggio credo affettuoso, appassionato
e analitico, che può aprire cuore e mente.
L’occasione, il primo
centenario della morte (1893), di cui è pervasa la suddetta sinfonia;
in questa nuova trasposizione dall’ensemble originale a una piccola orchestra
classica, con un tipo di orchestrazione innanzitutto funzionale prima che
coloristica, secondo gli insegnamenti della Seconda Scuola di Vienna.