Le
mie nostalgie |
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Uno di questi giorni ho aperto la finestra della mia stanza e, per alcuni intensi attimi, mi sono fermato a contemplare attentamente il paesaggio. Ad un tratto, mentre ammiravo un campo di sabbia, sono stato colto da un senso di profonda malinconia. Quel campo, o meglio quello che ne rimane, è stato teatro della mia infanzia. Lì i primi calci al pallone, lì le prime sfide sportive con i miei compagni di scuola, lì i miei primi litigi, le mie prime vere amicizie. Lì, prima di rincasare, la sensazione di dover trovare la merenda pronta, il panino con la nutella e la tazza di latte. Quel campo, che dopo aver giocato con i miei amici per strada,
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dopo aver fatto gol nelle saracinesche dei garage, mi pareva così importante, così immenso.
Quel campo, un mucchio di granelli di sabbia che, apparentemente, agli occhi altrui non significa nulla, se non un possibile spazio per investire denaro, denaro e denaro. Tutto distrutto per una fiera campionaria, che viene allestita per un paio di giorni all'anno... Dove giocheranno i nostri bambini? Per strada non credo proprio. Quindici anni fa, sotto casa mia, passavano due
o tre macchine in tutto il pomeriggio.
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L'insensibilità e l'avidità dell'uomo possono cancellare i ricordi visivi di un venticinquenne ancora adolescente, che conserva dentro di sè anche una parte di bambino, che talvolta ascolta, proteggendolo dalla dura realtà. Ora, richiudo la finestra e rifletto, come se fossi il personaggio di Nuovo Cinema Paradiso, al momento del ritorno al suo paese d'origine...
Diego
Sgammeglia |
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