Punti di Vista?
Il gusto della semplicità |
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Tra una pagina e l'altra del mio libro di studi (che si occupa, tra l'altro, di formazione giovanile) emergono con forza le mie ansie e disappunti sulla situazione culturale e sociale di noi giovani. Non so voi, ma personalmente ne ho le scatole piene di "grandi fratelli", di "operazioni trionfi" e cazzate varie. Ma perché questi imbecilli non si mettono a lavorare? Vi siete mai chiesti perché i nostri soldi (tasse, canoni tv) debbano andare a finire nelle tasche di questi nuovi "baroni" della tv? Vi siete mai chiesti se sia necessario alimentare notorietà a persone che non valgono un centesimo? Chiedetevi che meriti abbiano questi buoni a nulla, palestrati da strapazzo o queste quattro ochette che imperversano in tv... Bhè, Un merito forse l'hanno. Hanno decretato il trionfo del "nulla". Dunque un vuoto esistenziale che si estende attraverso la tv, costringendo le persone che veramente hanno qualcosa da dire a rifugiarsi nell'apatia. La logica delle apparenze comincia a starmi stretta... un giorno uscirò in pigiama per le strade del mio paese, per il gusto di sbattermene di tutto e di tutti. Fatta questa premessa, a mo' di presentazione di come possa pensarla su determinate forme di cultura propinataci, vi invito all'ascolto di un brano meraviglioso, anzi,
due.
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Il primo è tratto dalla colona sonora del film "Il favoloso mondo d'Amelie".
Composto da Yann Tiersen, "Le valse d'Amelie" è un brano eseguito al pianoforte, che con le sue dolci e calde note vi catapulterà immediatamente in un mondo onirico e piacevolmente malinconico.
È dolcissimo farsi trasportare dal suono intenso di questo bellissimo valzer, dove, per un attimo, si ha la sensazione di abitare un altro luogo, un sito fatto di dolcezza, sensibilità, semplicità…
un posto lontano anni luce da noi. L'altro brano, tratto dalla colonna sonora del film "The man who cried", si intitola "Je crois entendre encore". Eseguito in maniera impeccabile dal tenore siciliano Salvatore Licitra, riconosciuto dalla critica come il nuovo Pavarotti, v'incanterà al primo ascolto.
Vi verrà voglia di innamorarvi, anche se la primavera è lontana. Vi verrà voglia cambiare, di non perdere i contatti con le "cose sensibili". Un sentimento, di piacevole malinconia, pervaderà i vostri animi…
probabilmente scoprirete di potervi ancora emozionare. Probabilmente scoprirete che esiste ancora, dimenticata da qualche parte, la parola arte.
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Il brano, tratto dall'opera "The Pearl Fisher" di Bizzet, è semplicemente incantevole…
al punto che David Gilmour, chitarrista dei Pink Floyd, ha voluto eseguirlo in un suo recente concerto da solista, nonostante il brano abbia poco da spartire con la musica rock. Se avete ancora spazio, nella vostra mente ormai troppo impegnata a sperare in una probabile scopata tra i ragazzi della casa del "grande bordello", cercate di uscire dal vuoto e dalla banalità, magari attraverso le cose semplici, che possono essere appunto l'ascolto di questi due splendidi brani, o meglio, la visione dei film da cui sono tratti. Apprezzerete maggiormente la bellezza di queste composizioni.
Magari, invece di sognare di trovarvi accanto a Taricone e compagnia bella, o di commuovervi se una povera troietta si fa venire i sensi di colpa per averla data troppo in fretta al belloccio di turno, scoprirete che è molto più piacevole stare accanto ad Amelie
Pourlain (la protagonista dell'omonimo film), anche senza far niente…
solo per il gusto di ammirare la sua genuinità.
Armando
Cacciato |
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