LE PROPOSIZIONI INTERROGATIVE
In Italiano: Possono essere
dirette o indirette. Semplici, doppie o disgiuntive. Reali o retoriche.
Le interrogative dirette sono quelle proposizioni
principali che comunicano un pensiero non sotto forma di enunciato di un fatto,
ma sotto forma di domanda per sapere un fatto. Si dicono dirette perché la
domanda è espressa in forma diretta (nel parlato si riconoscono per il tono
interrogativo della voce, nello scritto per la presenza del punto
interrogativo) e perciò sono proposizioni principali, indipendenti: Chi ti
ha chiamato? Quando andremo a Napoli? Quale libro vuoi? Hanno portato il pacco?
Sono indirette quelle proposizioni interrogative non poste
in forma diretta ma fatte dipendere (e quindi sono proposizioni subordinate,
dipendenti) da altre proposizioni in cui sono presenti verbi o nomi o aggettivi
esprimenti domanda come chiedere, interrogare, cercare, domandare,
ecc; esprimenti dubbio come non so, dubito, sono
incerto, ignoro, sono in dubbio, ecc; o di significato
dichiarativo come dire, sapere, spiegare, ecc: Ti
ho chiesto se hanno portato il pacco. Non capisco perché non sei contento del
risultato. Gli pose la domanda se i verbi deponenti fossero di forma attiva o
passiva. Era incerto se dovesse seguirli o no. Dimmi quante frasi hai tradotto.
Mi ha domandato se potevo dargli un passaggio in macchina.
Sono semplici quando contengono una sola
domanda: Dove stai andando? Ti ho chiesto dove stai andando.
Doppie quando pongono due o più domande: Sei
andato in piazza e hai comprato il giornale?
Mi dici se sei andato in piazza e hai comprato il giornale?
Sono disgiuntive quando le domande sono
due o più ma alternative tra loro: Volete andare al cinema o alla festa in
piazza? Giuseppe mandò a chiederci se volevamo andare a cinema o alla festa in
piazza o, addirittura, rimanere a casa a giocare a carte.
Si dicono reali le interrogative che
poniamo per domandare qualcosa che non sappiamo e che vogliamo conoscere: Quando
finisci di studiare? Perché hai detto così? Vorrei sapere quanto tempo
resterete in vacanza in Sardegna.
Sono retoriche quelle frasi che pur
costruite come proposizioni interrogative sono espresse non per domandare
qualcosa ma, avendo già la risposta implicita nella domanda (sì o no) danno,
sotto forma di domanda, maggior risalto a quella determinata affermazione: Non
è stata bella la nostra vacanza in Sardegna? Ti ho forse rimproverato? Dimmi se
non è stata bella la nostra vacanza in Sardegna. Vorrei sapere se ti ho forse
rimproverato.
Le interrogative dirette sono costruite
col verbo all’indicativo e, se esprimono eventualità o possibilità, anche col
congiuntivo e il condizionale. A volte anche con l’infinito, sia presente che
passato. Sono introdotte da un pronome o da un aggettivo o da un avverbio interrogativo, ma anche
senza nessuno di questi elementi: Dove vai? Che stai facendo? Quale gelato
preferisci? Maria è in casa? Vai al mare o resti a casa? Dove andremmo a
finire, se facessero tutti come te? Mi daresti una mano? Che abbia cambiato
idea? Che sia successo qualcosa? Che dire del suo comportamento? Che rimedio
adottare? Giorgio aver compiuto un’azione del genere?
Le interrogative indirette sono
introdotte da pronomi, aggettivi o avverbi interrogativi o da congiunzioni
subordinative con valore interrogativo - dubitativo come quando, come,
perché, se. Possono essere esplicite ed implicite.
Le esplicite hanno il verbo
all’indicativo, al congiuntivo o al condizionale: Non so se uscirò con
questo vento fastidioso. Giovanni si domandava perché il collegamento internet
quel giorno non funzionasse. Ditemi che cosa avreste fatto voi se vi foste
trovati nella stessa situazione. Le implicite (che devono avere identità di
soggetto con la reggente) hanno il verbo all’infinito: Non so dove andare.
Siamo in dubbio su quale destinazione scegliere.
In Latino.
Anche in latino le interrogative sono
dirette e indirette, semplici, doppie e disgiuntive, reali e retoriche.
Interrogative dirette: hanno l’indicativo
o anche il congiuntivo potenziale o dubitativo. Sono introdotte da pronomi,
aggettivi e avverbi interrogativi: quis, quid? = chi?, che cosa? qui,
quae, quod? = quale?, quot? = quanti?, cur? = perché?, quando? (non cum che si usa nelle
temporali) = quando?, ubi? = dove?. Esempi: Quis est? = Chi è? Quis hoc dicat? = Chi può dire ciò? Quid faciam? = Che fare? Quot libros
habes? = Quanti libri hai? Cur
fecisti hoc? = Perché hai fatto questo?
Quando venies? = Quando verrai?
Uter puer venit? = Quale dei due fanciulli è venuto?
Se la interrogativa non è introdotta da
un pronome o aggettivo o avverbio interrogativo, suole essere introdotta dalla
particella ne e, se retorica, dalle particelle nonne (se si
aspetta risposta affermativa) o num (se è implicita una risposta
negativa).
Ne è sempre enclitica e si pospone alla
parola più importante della domanda; introduce una interrogazione vera e
propria, di cui non si sa la risposta: Scripsitne pater tuus? = Ha
scritto tuo padre? Estne frater tuus intus? = Tuo fratello è dentro?
Potestne maior esse dissensio? = Può la divergenza essere più grande?
Nonne si usa nelle interrogative quando
ci si attende una risposta affermativa: Nonne cibus vitae hominis
necessarius est? = Non è il cibo indispensabile alla vita dell’uomo? Canis nonne similis lupo est? = Il cane
non è simile al lupo?
Num si usa nelle interrogative
retoriche quando si presuppone una risposta negativa: Num sidera numerasti?
= Forse hai contato le stelle? Num quis ignorat nocere posse et nolle,
amplissimam esse laudem? = Forse che qualcuno non sa che poter far male e
non volerlo fare è un grandissimo merito?
Interrogative dirette disgiuntive: in queste interrogative le due proposizioni si escludono a vicenda. Esse sono introdotte da:
utrum…an : Utrum hoc iustum est an iniustum? = È
giusto questo o è ingiusto?
ne…an :
Iustumne hoc est an iniustum? =
È giusto questo o è ingiusto?
Se la seconda interrogativa è “o no”
questo si rende con an non.
Interrogative indirette.
Anche le indirette possono essere semplici, doppie o disgiuntive.
Dipendono da reggenti con verbi che
significano domandare, chiedere, sapere, dire (quaero, considero,
intellego, video, disputo, scio, dico, ecc.). Hanno il verbo al
congiuntivo: (Ex te quaero o quaeram
quid agas. = Ti chiedo o
chiederò che fai.
Ex te quaero o quaeram quid egeris. = Ti chiedo o chiederò che hai fatto.
Ex te quaero o quaeram quid acturus sis. = Ti
chiedo o chiederò che farai.
Ex te quaerebam o quaesivi o
quaesiveram quid ageres. = Ti chiedevo o chiesi o avevo chiesto che
facevi.
Ex te quaerebam o quaesivi o quaesiveram quid egisses. = Ti chiedevo o chiesi o avevo chiesto che avevi fatto.
Ex te quaerebam o quaesivi
o quaesiveram quid acturus esses. =
Ti chiedevo o chiesi o avevo chiesto che avresti fatto.)
e sono introdotte da pronomi o aggettivi
interrogativi (quis, quot, uter) o da avverbi e congiunzioni interrogative
(cur, quare, quomodo, ubi, unde, quando). Se manca il pronome,
l’avverbio o la congiunzione interrogativa, allora l’interrogativa indiretta
sarà introdotta da: num o ne se la risposta è incerta (non si sa,
cioè, se sarà negativa o affermativa); nonne se si aspetta risposta
positiva.
Esempi: Scire cupio quid agas. =
Desidero sapere che fai. Ex hoc, quantum boni sit in amicitia, iudicari
potest. = Da ciò si può capire quanto vantaggio ci sia nell’amicizia.
Incertus eram ubi esses. = Non sapevo bene dove fossi. Videamus primum
deorumne prudentiā mundus regatur. = Vediamo prima di tutto se il
mondo è guidato dalla saggezza degli dei. Disputatur num interire virtus in
homine possit. = Si discute se la virtù in un uomo possa perire. Quaero
nonne tibi faciendum idem sit. = Mi chiedo se tu non debba fare la stessa
cosa.
Interrogative indirette disgiuntive: Ex
vobis quaero utrum pacem huc feratis an arma. = Vi chiedo se portate qui
pace o guerra. Consul tribunos consulebat utrum Romam iret an Capuam teneret.
= Il console consultava i tribuni se andare a Roma o rimanere a Capua.
Se la seconda interrogativa è “o no”
questo si rende con necne. Esempi: Quaero ex te utrum stellae ab ullo
homine numerate sint, necne. = Ti chiede se le stelle siano mai state
contate da qualche uomo o no. Sed
non id quaeritur, sintne aliqui qui deos esse putent, di utrum necne sint,
quaeritur. = Ma non si indaga ciò,
se ci sono alcuni che ritengano che gli dei esistano, si indaga se gli dei
esistono o no.
La risposta alle interrogazioni in latino
Non c’è in latino una parola
corrispondente al nostro avverbio
olofrastico sì. Quindi per rispondere affermativamente ad una domanda si
poteva:
1. ripetere la
parola più importante della domanda, in genere il verbo:
Vidistine patrem meum? Vidi. = Hai
visto mio padre? Sì.
Venistine solus? Solus. = Sei venuto
solo? Sì.
2. usare un avverbio
o una frase avverbiale che avesse valore affermativo come ita, sic, etiam,
ita est, sic est = sì;
Vidistine patrem meum? Ita. = Hai
visto mio padre? Sì.
Vidistine patrem meum? Ita est. = Hai visto mio
padre? Sì.
3. oppure sane,
vero, sane quidem = sì certo.
Puto tibi haec
esse nota. Vero, mihi notissima sunt. = Credo che queste cose ti siano note.
Sì certo, mi sono molto note.
Per rispondere negativamente, si poteva:
1. premettere la
negazione non alla parola più importante della domanda:
Hocine dixisti?
Non dixi. = Hai detto questo? No.
2. oppure usare una
espressione del tipo: non ita = no:
Hocine dixisti? Non ita. = Hai
detto questo? No.
3. o, più
energicamente, non vero, minime, minime vero = no certo, nient’affatto:
Nonne te
vanitatis pudet? Minime. = Non ti vergogni
della tua leggerezza? Nient’affatto.
In Greco.
Anche in greco le interrogative possono
essere dirette o indirette. Semplici, doppie o disgiuntive.
Le dirette semplici sono introdotte o da
un pronome o un avverbio interrogativo:
τίς,
τί; = al latino: quis, quid?
e all’italiano: chi?, che cosa?
πότερος; = al latino: uter? e all’italiano: quale dei due?
πόσος;
= al
latino: quantus? e all’italiano: quanto?
πόσοι;
= al
latino: quot? e all’italiano: quanti?
πόθεν;
= al
latino: unde? e all’italiano: da dove?
πῶς; = al latino: quomodo?
e all’italiano: in che modo?
ποῦ; = al latino: ubi?
e all’italiano: dove?
πότε = al latino: quando? e all’italiano:
quando?
Esempi: Τί
λέγεις; = Che dici?
Τίνι τῶν
πολιτῶν
τοιαῦτα τὰ
δῶρα φέρεις; = A quale
cittadino porti questi doni?
Πότερος
τούτοιν τοῖν
παίδοιν
σπουδαιότερός
ἐστιν; = Quale di questi due fanciulli è più
diligente? Ποῖον
βίον
ἀναγκάζεται
διάγειν οὗτος
ὁ ὀρφανός; = Quale vita è
costretto a trascorrere quest’orfano?
o dal semplice tono della voce: ἥκεις;
=
Vieni?
γιγνώσκεις
τοῦτον τὸν
ἄνθρωπον; = Conosci
quest’uomo?
o da una delle seguenti particelle
interrogative (se non c’è pronome o avverbio):
οὺ,
ἆρ’οὐ, οὐ δήπου,
οὐκοῦν = al latino nonne, quando la
domanda è retorica e si attende una risposta affermativa: ἆρ’οὐ
φίλος ἐμοῦ εἶ; = Nonne amicus
meus es? = Non sei forse mio amico? Οὐκ
ἐσμὲν
πολέμιοι; = Nonne
inimici sumus? = Non siamo forse nemici?
μή,
ἆρα μή, μῶν (μὴ
οὖν) = al latino num, quando la domanda è
retorica e si attende una risposta negativa:
Μή ἐσμεν
πολέμιοι; = Num sumus
inimici? = Siamo forse nemici? Μῶν
φίλος ἐμοῦ εἶ; = Num amicus
meus es? = Sei forse mio amico?
ἆρα,
ἆρ’ἦ, ἦ = al latino ne, quando la domanda è
reale e non si conosce la risposta che può essere affermativa o negativa:
Τί ἀγανακτεῖς
πρὸς τοῦτον
τὸν ἄνδρα; ῏Αρα
ἠδίκησέ σε; = Perché ti adiri
contro quest’uomo? Ti ha offeso?
Le dirette doppie sono costituite da due o più interrogative coordinate tra loro: Τίς εἶ καὶ ποῦ ναίεις; = Chi sei e dove abiti?
Le dirette disgiuntive sono costituite da due o più
proposizioni alternative tra loro. Sono introdotte da:
πότερον...ἤ = latino utrum…an e all’italiano forse…o?
πότερον...ἀλλά
= latino utrum…an e all’italiano forse…o?
ἆρα...ἤ = latino utrum…an e all’italiano forse…o?
μῶν...ἤ = latino utrum…an e all’italiano forse…o?
Esempio: Πότερον τὸ παρὰ σοὶ ὕδωρ θερμότερον πιεῖν ἐστιν ἢ τὸ ἐν ᾿Ασκληπίου; = È più calda da bere l’acqua di casa tua o quella del tempio di Asclepio?
Le interrogative dirette usano il modo indicativo o l’ottativo potenziale con ἄν o il congiuntivo dubitativo: Τί φέρεις; = Che porti? Τίς ἂν λέγοι; = Chi potrebbe dire? Τί ποιῶ; = Che debbo fare?
Le interrogative indirette
Come in italiano e in latino son quelle che dipendono da
un verbo di domandare, dire, sapere. Possono essere
semplici, doppie o disgiuntive. Mantengono gli stessi modi e tempi che
avrebbero se fossero indipendenti, ma in dipendenza da un tempo storico possono
avere l’ottativo obliquo.
Le semplici sono introdotte da un pronome o avverbio interrogativo o dalla congiunzione interrogativa εἰ che corrisponde al se italiano: Λέγε μοι τίνες τούτων τῶν παίδων μείζονος ἐπαίνου ἄξιοι φαίνονται. = Dimmi quali di questi fanciulli appaiono degni di maggior lode. Δαρεῖος ἐπυνθάνετο τίνες εἶεν οἱ ᾿Αθηναῖοι. = Dario domandava chi erano gli Ateniesi. (nota l’ottativo obliquo in dipendenza da tempo storico) Οἱ Λακεδαιμόνιοι οὑ πυνθάνονται πόσοι, ἀλλ’οὗ εἰσιν οἱ πολέμιοι. = I Lacedemoni non chiedono quanti, ma dove sono i nemici. Λέγε μοι εἰ γιγνώσκεις τοῦτον τὸν ἄνθρωπον. = Dimmi se conosci quest’uomo.
Le dirette doppie sono costituite da due o più interrogative coordinate tra loro e dipendenti dalla stessa principale: Λέγε μοι τίς εἶ καὶ ποῦ ναίεις. = Dimmi chi sei e dove abiti.
Le disgiuntive sono introdotte da:
πότερον...ἤ = latino utrum…an e all’italiano se…o.
εἴτε...εἴτε
= latino utrum…an e all’italiano se…o.
ἤ...ἤ =
latino utrum…an e all’italiano se…o.
εἰ...ἤ
= latino utrum…an e all’italiano se…o.
Λέγε μοι εἰ προκρίνεις ἀδικεῖν ἢ ἀδικεῖσθαι. = Dimmi se preferisci offendere o essere offeso. Λέγε μοι πότερον ἥδιον ζῶσιν οἱ ἄρχοντες ἢ οἱ ἀρχόμενοι. = Dimmi se vivono più piacevolmente quelli che comandano o quelli che son comandati. ῾Η μήτηρ διηρώτα τὸν Κῦρον εἰ ἐπιθυμοίη μένειν ἢ οὔ. = La madre chiese a Ciro se desiderava rimanere.
La risposta alle interrogazioni in greco
Nelle risposte affermative, in greco come in italiano, si usava l’avverbio olofrastico ναί che equivale esattamente al nostro sì, ma come in latino si usava anche ripetere il verbo della domanda o altre espressioni come φημί = lo dico, ἔστι ταῦτα = è cosi, πάνυ γε = senza dubbio. Δύο δραχμὰς μισθὸν τελεῖς; Οὐ μὰ Δία, ἀλλ’ἔλαττον. = Mi dai due dracme di compenso? No, per Zeus, un po’ di meno. ῏Αρ’ἥκεις μετ’ἐμοῦ; Πάνυ γε. Vieni con me? Senza dubbio.
Per le risposte negative si usava l’avverbio οὐ = no o si ripeteva il verbo della domanda preceduto dalla negazione, o altre espressioni come οὔ φημι = dico di no, οὐδαμῶς = nient’affatto, οὐ μὰ Δία = no, per Zeus. Οὔκουν τοὺς ὀφθαλμοὺς ἔχεις; Ναί, ἔχω. = Non hai forse gli occhi? Sì, li tengo. Μῶν γυνῆ εἶ; Οὐδαμῶς. = Sei forse una donna? Nient’affatto.