LE PROPOSIZIONI FINALI
Si
chiamano così le proposizioni subordinate che indicano il fine, lo scopo per
cui si fa l’azione espressa nella reggente.
In
italiano le finali possono avere forma esplicita ed implicita. Nel primo caso sono
introdotte dalle congiunzioni subordinative affinché, perché, o altre, meno
comuni, come onde, acciocché, ed hanno il verbo al congiuntivo presente o
imperfetto: Studiò tutta la notte affinché imparasse i capitoli di storia
arretrati; nel secondo caso (finali implicite) sono introdotte dalle
preposizioni per, a, di, dalle locuzioni congiuntive al fine di, con lo scopo
di, con l’intento di, ecc., ed hanno il verbo all’infinito: Studiò tutta la
notte per imparare i capitoli di storia arretrati. La settimana scorsa
siamo andati a Napoli a fare spese. Il maestro ha chiesto ad Enrico di
far sapere l’assegno ai compagni.
La forma
implicita è possibile se c’è identità di soggetto tra reggente e dipendente
finale. Tuttavia si può avere la forma implicita se il soggetto della finale,
pur essendo diverso da quello della reggente, si può ricavare da un complemento
oggetto o di termine presente nella reggente: Il maestro esortò gli alunni a
studiare di più. La mamma ha chiesto alla bambina di andare a chiamare il
fratello.
In
latino la subordinata finale si esprime sempre e soltanto col congiuntivo
presente o imperfetto introdotto da ut se si tratta di una finale
positiva, da ne se invece la finale è negativa.
Il
congiuntivo presente, poi, si usa se nella reggente c’è un tempo principale
(presente o futuro): Milites strenue pugnant ut domi in pace vivant, se
invece nelle reggente c’è un tempo storico (imperfetto, perfetto,
piuccheperfetto) si usa il congiuntivo imperfetto: Milites strenue pugnabant
ut domi in pace viverent.
Oltre
che con ut/ne e il congiuntivo, la proposizione finale si può esprimere
anche:
La frase
italiana Ambasciatori furono mandati per chiedere una pace giusta in
latino, oltre che Legati missi sunt ut peterent aequam pacem, si può
esprimere nei seguenti modi: